La sconfitta della Roma di Mourinho in finale di Europa League contro il Siviglia tiene banco ormai da due giorni, con i tifosi giallorossi che si lamentano per l’arbitraggio dell’inglese Taylor, fino ad arrivare alla deprecabile aggressione dello stesso fischietto, della moglie e della figlia, in aeroporto.
E’ sfuggita ai più, però, l’altrettanto deprecabile scenografia esposta dai tifosi della Roma nello stadio di Budapest, poco prima del fischio d’inizio della partita. Una gigantesca scritta campeggiava sulle tribune della Puskas Arena: “Figli della Lupa”, con un’inequivocabile V romana a condire la nostalgica scritta. Perché nostalgica?
Che la curva degli ultras romanisti sia popolata da gruppi di estrema destra è cosa nota da tempo, dalle scritte antisemite e neofasciste in giro per la Capitale, fino a bandiere e magliette con la scritta “Roma marcia ancora” e fascistume vario, la letteratura è ampia.
Figli della Lupa, anzi Figli della Lvpa, dicevamo. Nel dizionario fascista il riferimento è preciso e puntuale. Si trattava, infatti, di un’organizzazione nata dall’Opera nazionale balilla in cui venivano arruolati bambini dai 6 agli 8 anni, ed esisteva anche la versione femminile, declinata in “Figlie della Lvpa”.
La scenografia ha fatto il giro del mondo sul web, dando una pessima immagine del nostro tifo e del nostro calcio a livello internazionale. La colorazione nera di molti gruppi ultras delle tifoserie delle nostre squadra è un problema reale e tangibile. Parlarne, ad alta voce, è il primo e necessario antidoto per combattere il fenomeno.
E’ arrivata anche la condanna di Vittorio Pavoncello, presidente di Maccabi Italia.
Ps: Ovviamente quando si cita l’antica Roma non si può dimenticare il latino. E nella lingua latina ‘lupa’ non significa solo ‘lupa’ ma anche qualcos’altro riferito alla più antica professione del mondo. Quindi definirsi figli della lupa o è auto-ironia o è auto-ritratto
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