Gabriele Gravina, presidente della Figc, in un’intervista al Corriere della Sera è tornato a parlare del burrascoso addio alla Nazionale di Roberto Mancini. Dopo i tanti fallimenti azzurri, intervallati dal trionfo all’Europeo del 2021, solo il presidente federale è rimasto inchiodato alla propria poltrona. E da quello scranno, racconta i retroscena del divorzio dall’ormai ex ct.
“Non voglio alimentare ulteriori polemiche. Ma sono state dichiarazioni sconfortanti, inappropriate e offensive nei miei confronti. Non rinnego il rapporto di amicizia con Roberto, che ha sempre dimostrato stile. Spero riveda la sua posizione”.
“Non ho mai invaso il campo, mai suggerito un giocatore, mai ho chiesto la formazione. Non meritavo parole così. La mia fiducia nei suoi confronti era totale e l’ho dimostrata con i comportamenti. A Palermo, dopo la sconfitta con la Macedonia che ci è costata il Mondiale in Qatar, sono andato in conferenza con lui. Ho messo la mia faccia per difendere la sua. Se non avessi avuto fiducia lo avrei messo sotto contratto sino al 2026? E lo avrei promosso coordinatore dell’Under 21 e Under 20?”.
“Le sue dimissioni sono state un fulmine a cielo sereno. Roberto non mi ha mai detto che voleva andarsene. Ho sentito parlare di dimissioni per la prima volta dalla moglie, Silvia Fortini, che è il suo avvocato, il giorno prima che arrivasse negli uffici della Federcalcio una pec formale. Considerati i rapporti personali avrei apprezzato di più se Mancini mi avesse espresso la sua volontà guardandomi negli occhi. Le motivazioni di Mancini sono deboli e superficiali”.
Argomenti: Calcio