La Super Lega potrebbe diventare realtà, dopo il pronunciamento della Corte di giustizia europea contro i monopoli di Uefa e Fifa. Tanti i club che hanno subito preso le distanze dall’eventualità, tra questi non c’è di certo il Napoli di De Laurentiis, pronto ad abbracciare un «cambiamento epocale».
Intervistato dal Corriere dello Sport, il presidente del Napoli ha confermato l’interesse per la novità. «La posizione dominante di Uefa e Fifa, che l’Europa censura, è servita a elargire bonus in cambio di consens. Chi ha governato fin qui da monopolista non ha compreso che il calcio è un’impresa e ha bisogno di fatturati crescenti. Se io investo centinaia di milioni per partecipare a un circo che distribuisce noccioline, non fa utili e mi costringe a giocare sempre di più per tenere in piedi un carrozzone improduttivo, il gioco non vale la candela».
«Apre un precedente di diritto. La Superlega è stata una mossa sbagliata, che però ha sortito questo cambiamento. Adesso bisogna fare un ragionamento serio. Ho parlato con Florentino Perez e siamo d’accordo a mettere attorno a un tavolo alcuni veri imprenditori, non più e non solo presidenti nominali. Perché oggi il calcio è amministrato da persone anziane dal punto di vista anagrafico, ma soprattutto prive di visione», conclude.
La Superlega disegnata in un primo momento non lo convinceva: «Lo dissi ad Andrea Agnelli. Mancava un avvicendamento di merito connesso al valore delle singole squadre». Molti club, però, hanno già detto no al progetto di A22, così come diverse società di Serie A.
«Ma in Italia chi sono i veri imprenditori del calcio? RedBird sta in America. L’Inter non si sa di chi sia. Chi parla a suo nome fa i conti dei bilanci…Vorrei avere il piacere di vedere in Lega Dan Friedkin e suo figlio qualche volta. Li ho incontrati a Los Angeles per parlare di cinema, ma qui non vengono. E nessuno si ribella all’idea balzana di una Supercoppa che neanche gli arabi vorrebbero. La Serie A non è mai stata la Premier, se non negli anni di Berlusconi. Anche perché per decenni la gestione dei dirigenti di Lega è stata fallimentare».
Poi la proposta su una nuova Serie A: «Farei subito una serie E, dove E sta per élite. Sole squadre di città con un numero rilevante di tifosi. Un Palermo che dà garanzie economiche non può fare la trafila dalla serie D. Un Bari che ha un bacino di un milione duecentomila fan non può stare dove sta. Mentre in prima serie ti trovi città di 20mila abitanti che non fanno diecimila biglietti. Allora io dico: alle 7/8 squadre che egemonizzano la classifica, aggiungiamone altre 7 che possono avere le stesse ambizioni. E chiudiamo a 14 posti nella serie d’élite. Poi due gironi di Serie A da 20 squadre. E il resto è dilettantismo, che funga da vivaio».
Ma dalla serie Élite si sale e si scende. «No, come il basket in America. Che ha i palazzetti strapieni. Vai a vedere i Lakers e non riesci a trovare un biglietto. Poi chiediti quanto incassano. E qualcuno obietta che il senso agonistico verrebbe a mancare. Non è vero niente». Ma se sopra la serie Élite nasce un campionato europeo, il Napoli è sicuro di starci dentro? «Quando sono arrivato, il Napoli era al 550° posto. Oggi è tra le prime 15 squadre al mondo».
Argomenti: Calcio