di Francesco Tomei
Il Derby di Roma è per tradizione uno scontro sportivo tra due parti della città, laziali e romanisti, che nello stadio si sbeffeggiano a suon di striscioni, più o meno goliardici. Negli ultimi decenni, il terreno di scontro tra gli ultras delle due Curve è stato però quello dell’estrema destra romana: un substrato che per troppi anni è stato strumentalmente addossato alla sola parte biancoceleste, negando così la possibilità di affrontare il problema e di discuterne con oggettività.
Nel Derby del 10 gennaio 2024, però, qualcosa è cambiato: uno striscione esposto da alcuni tifosi della Roma, in un’evidente gara a chi fosse più fascista con i dirimpettai, ha fatto cadere ogni maschera. Lo striscione recitava così: “Da Bitetti a Maestrelli, fino al no alla fusione. Sei antifascista per tradizione”.
Il testo va spiegato ai meno avvezzi di storia della Lazio. Ivo Bitetti era un atleta della polisportiva Lazio, un pallanuotista per la precisione, figlio di Olindo, uno dei fondatori della più antica società di Roma. E grazie al suo intervento, il 27 aprile del 1945 è stato arrestato Benito Mussolini, mentre tentava di scappare dall’Italia vestito da tedesco. Ne abbiamo parlato diffusamente in questo articolo.
Tommaso Maestrelli, storico allenatore del primo scudetto della Lazio, fu tenente e capitano del movimento partigiano durante la seconda guerra mondiale.
Il no alla fusione citato nello striscione, è il rifiuto con cui la S.S. Lazio negò al regime fascista di includerla nel progetto che portò alla nascita dell’AS Roma, voluta dal fascistissimo Italo Foschi.
Con uno striscione, che puntava a gonfiarsi il petto per chi avesse più stellette da fascista, questi tifosi della Roma hanno confermato che le frange di estrema destra sono presenti in massa anche tra i giallorossi e come la storia della Lazio sia – per definizione – votata all’antifascismo.
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