Acerbi parla dopo l'assoluzione: "Non sono mai stato razzista, in questa storia abbiamo perso tutti"
Top

Acerbi parla dopo l'assoluzione: "Non sono mai stato razzista, in questa storia abbiamo perso tutti"

Francesco Acerbi sull'assoluzione: «E’ stata una liberazione, ma nella liberazione sono comunque triste per tutta la situazione che si è creata, per come era finita in campo, per come ci hanno marciato sopra tutti senza sapere niente». 

Acerbi parla dopo l'assoluzione: "Non sono mai stato razzista, in questa storia abbiamo perso tutti"
Francesco Acerbi
Preroll

globalist Modifica articolo

29 Marzo 2024 - 08.14


ATF

Francesco Acerbi, difensore dell’Inter, ha parlato al Corriere della Sera della vicenda che lo ha visto coinvolto con il calciatore del Napoli Juan Jesus, che lo ha accusato di insulti razzisti. Acerbi è stato poi assolto dal giudice sportivo per mancanza di prove. 

«Sono triste e dispiaciuto: è una vicenda in cui abbiamo perso tutti. Quando sono stato assolto, ho visto le persone attorno a me reagire come se fossi uscito dopo dieci anni di galera, molto contente di essere venute fuori da una situazione del genere: sono state giornate molto pesanti». 

«Adesso che c’è una sentenza, vorrei dire la mia, senza avere assolutamente nulla contro Juan Jesus, anzi è il contrario perché sono molto dispiaciuto anche per lui. Ma non si può dare del razzista a una persona per una parola malintesa nella concitazione del gioco. E non si può continuare a farlo anche dopo che sono stato assolto»

«E’ stata una liberazione, ma nella liberazione sono comunque triste per tutta la situazione che si è creata, per come era finita in campo, per come ci hanno marciato sopra tutti senza sapere niente. Anche dopo l’assoluzione ho percepito un grandissimo accanimento, come se avessi ammazzato qualcuno».

Leggi anche:  La federcalcio respinge il ricorso del Tottenham per la squalifica di Bentancur accusato di razzismo

«Ma questa non è lotta contro il razzismo, non c’è stato nessun razzismo in campo e io non sono una persona razzista: il mio idolo era George Weah e, quando mi fu trovato il tumore ricevetti una telefonata a sorpresa da lui che ancora oggi mi emoziona. Si sta solo umiliando una persona, massacrando e minacciando la sua famiglia, ma per che cosa? Per una cosa che era finita in campo e nella quale il razzismo non c’entra nulla. Il razzismo purtroppo è una cosa seria, non un presunto insulto». 

«Per adesso preferisco non dire nulla sulla Nazionale, è giusto che prima ne discuta con Spalletti. Sono stanco, dopo oggi metto un punto alla vicenda. E non voglio parlarne mai più».

Native

Articoli correlati