Ci sono calciatori che dividono le folle: da un lato fanno sognare il pubblico, dall’altro vengono sotterrati dalla critica. Giocatori che vivono di estro, che hanno un piede magico, ma che a conti fatti non sono mai riusciti a dare la spinta decisiva alla propria carriera. Shaqiri rientra esattamente in questo elenco di promesse mancate, ma con un appunto fondamentale: nei club ha sempre faticato, ma in nazionale non ha mai deluso. Lo ha confermato, ancora una volta, il bellissimo gol segnato contro la Scozia il 19 giugno, che ha dato il là alla qualificazione agli ottavi agli Europei, la cui ufficialità è arrivata per merito del successivo pareggio con la Germania.
Shaqiri si prende ancora una volta la nazionale
Shaqiri è uno di quei giocatori che non avrà la continuità nel bagaglio delle proprie doti, ma che sa quando e come far pesare le proprie capacità tecniche e la propria esperienza. Non per caso, ha tutte le qualità giuste per incidere anche sulle scommesse Europei, proprio perché da solo può decidere un match, come accade ai grandi campioni. Lo dicono le statistiche: lo svizzero è sempre andato in gol nelle competizioni internazionali, ovvero Mondiali ed Europei, dal 2014. E si tratta di un record, considerando che ad oggi (in questa finestra temporale) è l’unico ad esserci riuscito.
In Svizzera è raro trovare dei giocatori così forti. Lo sa bene un esperto come Arno Rossini, che ha recentemente dichiarato che Shaqiri è un lusso per la nazionale elvetica. Un lusso che, arrivato a 32 anni, non può che rappresentare un grande rimpianto per il calcio che conta. Lo svizzero non è mai riuscito ad imporsi nei club, come accaduto ad esempio prima con il Bayern Monaco, poi con l’Inter e infine con il Liverpool. Eppure in nazionale ha sempre dimostrato di essere decisivo: era accaduto ai Mondiali, e sta succedendo di nuovo questa estate.
Tutti i limiti di un giocatore mai esploso
Nulla di nuovo sotto al sole, verrebbe da dire. Parliamo comunque di un giocatore che ha ancora di fronte alcuni anni di carriera, ma che ha scelto di eclissarsi dal “calcio dei grandi”, emigrando negli USA. Niente sogno americano, però, perché Shaqiri ha avuto non poche difficoltà anche tra le fila del Chicago Fire. Neanche lì è riuscito a fare la differenza, al punto che a maggio è stato bersagliato dalla critica, che lo ha accusato di essere uno dei principali protagonisti della stagione negativa della sua squadra.
Anche i social non gli hanno perdonato le prestazioni scialbe, e il problema dell’intera carriera di Shaqiri sembra essere proprio questo: la già citata mancanza di continuità, e le difficoltà nel restare motivato o concentrato. Perché a livello fisico e tecnico non gli manca nulla, dall’esplosività fino ad arrivare a quel fantastico mancino che abbiamo avuto modo di ammirare – ancora una volta – contro la Scozia agli Europei.
Il buon Shaqiri, va detto, non ha mai risparmiato critiche ai propri club di appartenenza. Successe con l’Inter: lo svizzero prima accusò la società nerazzurra di non avere preparatori atletici all’altezza, e poi se la prese con l’allora allenatore Mancini, sostenendo che con lui si capiva ben poco.
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