Qual è il problema? Il male, o una legge che cerca di proibire il male ma anche di imporre il bene? Forse è questo il filo sottile e tortuoso che va capito per comprendere perché il Vaticano eccepisca su due punti del Ddl Zan.
Per entrare nelle preoccupazioni vaticane occorre premettere una considerazione quanto più onesta e oggettiva: l’omofobia ha fatto parte del mondo antico delle religioni, o meglio di quelle forme religiose a lungo ferme a una lettura letteralista che, a volte con fedeltà alla lettera o volte sovvertendone il senso, per secoli hanno fatto di questo sentimento discriminatorio un tabù per molti credenti. Facciamo un esempio molto importante per capire: la Congregazione per la Dottrina della Fede della Santa Sede ha recentemente pubblicato un testo fondamentale che finalmente recepisce una lettura diffusa da decenni nelle parrocchie cattoliche, ma sino a quel momento non citata nella dottrina ufficiale: la colpa di Sodoma agli occhi di Dio non era la tendenza omosessuale, ma la negata ospitalità allo straniero. Una negazione di ospitalità allora come oggi molto diffusa e che la Congregazione finalmente ha avuto la forza e il coraggio di scrivere su un proprio testo ufficiale.
La forza e l’importanza di queste capacità di superamento di un pregiudizio antico sono decisive davanti ad un dettato che per secoli è stato erroneamente presentato come sappiamo, ma confermano anche la delicatezza del tema e del problema. Non è un problema del Ddll Zan ma di una libertà che oggi può temere una colpevolizzazione per il rimando evidente in alcuni passi della sacre scritture: se si leggesse un passo di qui o di là dalla Bibbia si potrebbe parlare di istigazione alla violenza? Sono temi da maneggiare con estrema cura da entrambe le parti perché ci sono pensieri religiosi intrisi di violenza, ma anche perché superare il lettaralismo è decisivo per tutti, e richiede impegno chiaro ma anche reciproca comprensione. Nessuno deve minacciare di usare la clava. E’ questo che dice il Vaticano quando dice che il testo del Ddl Zan può creare problemi giudiziari?
L’altro punto sollevato dalla Santa Sede è invece più tecnico. Riguarda l’obbligo anche per le scuole cattoliche di promuovere iniziative nel giorno contro omofobia, lesbofobia e transfobia. Cosa c’è che non va? Per me nulla, ma è sempre lecito il punto di vista di chi dice che se è giusto proibire il male, non è giusto pensare di imporre il bene. Anche qui può tornare utile fare un esempio: giorni fa una discussione simile negli Stati Uniti ha prodotto un esito non negativo. Le strutture cattoliche che danno assistenza per le adozioni internazionali hanno chiesto di essere esentate dal dare assistenza alle coppie omosessuali. La Corte Suprema gli ha dato ragione. Perché? Perché non si può obbligare chi non vuole ad assistere chi può avere la stessa assistenza da altri. Così le scuole cattoliche potrebbero chiedere di non essere obbligate a fare ciò che non vogliono. Ma perché le scuole cattoliche potrebbero non voler dire no all’odio? E’ difficile rispondere, ma direi che probabilmente qui possa e retraete in gioco la questione della distinzione tra sesso e genere, cioè la libertà di definire noi ciò che siamo, teoria sulla quale le opinione divergono. Siccome l’importante è partire, si potrebbe ben convenire che l’importante è che si sancisca un principio, non la sua celebrazione da parte di tutti.
Proprio l’esempio della decisione della Corte statunitense fa pensare poi che questa inattesa protesta vaticana possa essere stata pensata in una Segreteria di Stato Vaticana non più italo-centrica, ma anche all’ombra del grande contrasto tra Vaticano e vescovi americani sulla pretesa di questi di arrivare a negare il diritto alla comunione al cattolico Biden, di idee diverse dai vescovi sulla legislazione relativa all’aborto. Se ovunque prevalgono estremismi e posizioni radicali ovunque, tenere la bussola diviene difficile anche per chi la invoca da tutti, anche dai propri. Resta però una domanda: se il Concordato assegna alla Conferenza Episcopale Italiana il ruolo di rappresentante della Chiesa verso lo Stato, perché questa nota giunge dalla Santa Sede e non dalla Cei?
Io ho l’impressione che una visione verticale possa giungere dal mondo anglosassone in Vaticano, ma ho anche l’impressione che troppi estremismi non aiutino la Santa Sede a mantenere un equilibrio che non va visto solo con occhi italiani, ma globali. Aiutare i moderati dovrebbe essere un obiettivo per tutti, ma purtroppo non sembrano tanti e questo in un processo visto in termini globali può porre a sotto stress.