Il Giornale pretende di difendere le radici cristiane ma per loro il Natale è vacanza e non festività
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Il Giornale pretende di difendere le radici cristiane ma per loro il Natale è vacanza e non festività

Sul giornale della famiglia Berlusconi un articolo critica la circolare dell'Unione europea sulle espressioni da evitare. Ma poi emerge tra le righr che per loro il Natale è vacanza e consumismo

Il Giornale pretende di difendere le radici cristiane ma per loro il Natale è vacanza e non festività
Vacanze natalizie
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Riccardo Cristiano Modifica articolo

28 Novembre 2021 - 14.24


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Il Giornale, nella sua edizione odierna, torna a denunciare un pericolo insito in alcune circolari dell’Unione Europea. Siamo in un terreno minato e che ha certamente un fondamento visto che si parla di una circolare sul linguaggio, sulla correttezza espressiva, sull’uso di un linguaggio che non discrimini per via di vecchie consuetudini. Il rischio di discriminare c’è anche per vecchie consuetudine espressive, così come il rischio di esagerare. E in effetti quando ci si dice che in una circolare dell’Unione Europea si raccomanda di non scrivere che il fuoco è la più grande scoperta dell’uomo ma “la più grande scoperta dell’umanità” si coglie un punto vero di quello che è stato il nostro linguaggio e contemporaneamente si rischia di esagerare.

Il rapporto tra i termini “uomo e donna” e il termine “umanità” è di una drammatica ambiguità che resta comunque. Per questo mi sembra che sia la circolare che la critica de Il Giornale meritino attenzione. 

L’articolo poi ci mette a parte del fatto che viene sconsigliato parlare di “colonizzazione di Marte”, meglio dire “inviare umani” su Marte. Impossibile apprezzare il colonialismo, una delle storie più devastanti per milioni di esseri umani, ma questi umani inviati su Marte che faranno? Intendo dire che non è tanto il termine, che detesto, che deve essere abbandonato, ma  la cultura, o se si preferisce l’idea proprietaria. Marte fa parte dell’universo e nessuno dovrebbe pensare di poterlo “usare a proprio piacimento” al di là della parola che impiega per farlo, quindi al di là dell’esistenza dei marziani, che non sembra esistano.

Anche qui, la scelta della circolare mi sembra risolvere il problema sostanziale con una furbata formale. Una privatizzazione di Marte sarebbe ugualmente disdicevole. 

La questione diventa però molto delicata quando si torna sulla terra e si scopre che la Commissione Europea ci tiene a evitare che ci si esprima come se chiunque sia cristiano, perciò  inviterebbe a ricordare che “non tutti celebrano le vacanze natalizie… Bisogna essere sensibili al fatto che le  persone abbiano diverse tradizioni religiose.” Per il quotidiano però non bisogna “vergognarsi o cancellare le radici cristiane che sono alla base dell’Europa e della nostra identità”. 

Dunque si celebrano le vacanze natalizie? Questa per me è una novità. Chi non va in vacanza non è credente, è scristianizzato, ha intrapreso un cammino di rimozione delle radici cristiane che fondano la nostra identità? 

Forse nella circolare europea si intendeva parlare di “festività natalizie”, non delle vacanze. Sono dunque le vacanze natalizie  il cuore delle famosi radici cristiane, non le festività religiose, il loro significato. 

Nella omelie della celebrazione in San Pietro della Santa Messa della Notte, cioè la sera del 24 dicembre, ho sentito sia Benedetto XVI sia Francesco parlare del significato della nascita di Gesù in una mangiatoia, della successiva fuga in Egitto per sottrarlo a Erode. Tutto questo toglie al Natale quel sapore sdolcinato che proprio non ha, ma che associandolo a una “vacanza”, forse tra torroni e tortellini, acquisisce.

Le radici cristiane che ho sentito indicare in quelle omelie non hanno un sapore di evasione dalla realtà né consumista, anzi, le polemiche con il consumismo sono tanto frequenti quanto note. Queste festività sono piuttosto l’occasione di  migliore e più profonda comprensione del messaggio cristiano, del perché in una mangiatoia, perché fuggiasco. E questo ha senso anche oggi, nell’oggi, nel nostro oggi, quello che ci circonda.  

Le radici cristiane non si rinvigoriscono a mio avviso con ceralacche  né con vacanze riconosciute come natalizie, ma di un migliore radicamento dentro i cittadini e le cittadine di un continente che le vede iscritte nel suo DNA grazie alla cattedrali, ai conventi, ma soprattutto agli sguardi di chi davvero crede guardando i senza tetto, i fuggiaschi, quali furono i membri della Sacra Famiglia e tanti altri. Ieri come oggi.    

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