Quella a difesa del diritto ad abortire è stata la prima mobilitazione nazionale dopo la vittoria di Meloni. La manifestazione di mercoledì 28 settembre ha coinvolto 17 città, tra cui Roma. È proprio da qui che viene il video in cui delle giovani donne di Osa (Opposizione Studentesca Alternativa) e Potere al Popolo contestano Laura Boldrini, che infine scappa dalla piazza.
Nel video l’onorevole non risponde nel merito, preferisce fare tone policing e accusare la studentessa che le sta parlando di “fare uno show”. Boldrini definisce la contestazione “un atteggiamento assurdo”, e si chiede sconcertata se sia democratico chiederle di non unirsi al corteo. Chiude come se non stesse parlando anche dei suoi, di diritti: «Allora ve la difenderà Fratelli d’Italia questa legge», e se ne va applaudendo che neanche in un programma di Maria De Filippi. Peccato che una contestazione di giovani studentesse meriti molto più ascolto, rispetto e accoglienza. Abbiamo deciso di sentirle per capire meglio.
Valeria di Osa ci racconta perché, una volta notata la presenza di Boldrini al corteo, si è deciso di andarla a contestare: «Il Pd ha depotenziato i consultori, ha stabilito che la pillola contraccettiva dev’essere a pagamento, ha privatizzato la sanità e disposto dei tagli su quella pubblica. È evidente che la parità di genere che rivendicano non esiste, è d’élite e solo per chi se la può permettere». Rispetto all’accusa che lancia Boldrini – quella per cui le studentesse avrebbero dovuto rivolgersi a Meloni per far rispettare una legge che già esiste – aggiunge: «Il Pd ha legittimato l’ascesa della destra. Noi siamo da sempre contro Meloni, ci siamo mossi subito con picchetti e agitazioni in tutto il paese. Sappiamo benissimo che al potere ci sono soggetti che vengono da esperienze fasciste, ma come studenti non possiamo evitare di notare che sono stati legittimati anche da politiche del centro sinistra». Per esempio? «Per esempio Buona Scuola, che con l’alternanza scuola-lavoro ha fatto 3 morti e un ferito negli stage, solo tra lo scorso anno scolastico e l’inizio di questo. Ricordiamo Giuseppe, Lorenzo, Giuliano. Insomma: di che parità ci state parlando?».
Sembra che finalmente la questione di classe si palesi con nuova forza dirimente. Il fatto che avvenga grazie al femminismo, che tra la questioni è stata forse quella più a rischio di sussunzione e strumentalizzazione dall’alto, appare estremamente significativo.
Sempre Valeria di Osa ci tiene a specificare: «Noi siamo un’altra cosa rispetto a loro, siamo studentesse e studenti in lotta per ribaltare questo presente e per conquistare tutti i diritti sociali che lo stesso Pd ha smantellato con le sue politiche antipopolari». Non parliamo solo di scuola, quindi. Valeria definisce il femminismo di Boldrini “elitario”, che “ha portato alla Meloni”, tutt’altro che un punto di riferimento: «Sono gli oppressori che hanno distrutto anche le periferie di Roma confinandole al degrado, alla mancanza di servizi e di dignità». Non solo donne quindi, e neanche solo studentesse: «Lo dobbiamo fare tutti uniti a partire dai nostri quartieri come studenti, lavoratori e lavoratrici, insieme alle fasce popolari abbandonate e prese in giro da questo sistema».
Sentiamo anche Giulia Calò, 17 anni e coordinatrice nazionale di Potere al Popolo nonché il volto e la voce della contestazione a Boldrini nel video che ha fatto il giro dell’Italia: «Il Pd ha votato per la partecipazione alla guerra, cosa che le donne sì che le mette in difficoltà. Siamo ricattabili in termini di disparità salariale, il covid ci ha dato una mazzata ulteriore, e la guerra con tanto di inflazione e carovita sicuramente non porta vantaggi. Anzi».
Oltre alla posizione rispetto alla guerra, Giulia Calò nell’intervista ci spiega quello a cui Boldrini nel video non sembrava particolarmente ricettiva, e cioè il motivo per cui esponenti del Pd non erano benvoluti al corteo: «Di fatto Lorenzin ha reso la pillola contraccettiva a pagamento. Zingaretti ha chiuso i consultori e fatto i tagli sulla sanità. Boldrini mi ha guardata perplessa quando le ho menzionato la legge 405 del 1975, eppure la dovrebbe conoscere». Di che si tratta? «È la legge per cui i consultori dovrebbero fornire gratuitamente mezzi di contraccezione. Lei è scesa in piazza probabilmente contro Meloni, per fare finta opposizione. Ma non si può dimenticare che al governo Draghi ci stavano insieme».
Sottolinea infine come l’obiezione di coscienza nella regione guidata da un altro esponente Pd, Zingaretti, sia al 70%, e come per l’ennesima volta si ignori che per le donne giovani, precarie, dei quartieri popolari e in generale per le donne non ricche l’accesso alla pillola è quanto di meno semplice. «Il problema», conclude con grande lucidità, «non è mai stato unicamente Giorgia Meloni».