Ci sono i pacifisti e ci sono coloro che mostrano disumanità nascondendosi dietro al pacifismo
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Ci sono i pacifisti e ci sono coloro che mostrano disumanità nascondendosi dietro al pacifismo

C'è chi è per il dialogo e contro le armi ma c'è anche chi non vuole bandiere ucraine alle manifestazioni per la pace, attacca Zelensky ma tace su Putin

Ci sono i pacifisti e ci sono coloro che mostrano disumanità nascondendosi dietro al pacifismo
Manifestazione contro l'invasione russa dell'Ucraina
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Antonio Rinaldis Modifica articolo

26 Febbraio 2023 - 17.28


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E’ oramai trascorso un anno intero dall’invasione russa dell’Ucraina e in molte città italiane sono state numerose le fiaccolate per la pace, le marce pacifiste con il solito refrain di slogan che chiedevano la fine del conflitto e l’avvio di negoziati. In controluce, ma ugualmente presenti, le richieste di sospendere gli aiuti militari all’Ucraina con l’intento nobilissimo di porre fine al conflitto. 

Gracidare di rane nello stagno, che finiranno per esplodere,come recita un vecchio proverbio. 

Come   se   chi   non   scende   in   piazza   per   manifestare a favore della pace, fosse un bieco guerrafondaio, al servizio dell’industria delle armi e naturalmente servo degli americani. 

C’è   invece   qualcosa   di   disumano   nelle   posizioni   di   molti   pacifisti, che   credo   non   sia stato sufficientemente evidenziato.

Partiamo dalle vittime. La guerra in Ucraina, combattuta integralmente nel territorio ucraino, ha causato centinaia di migliaia di morti fra i combattenti, ma ha coinvolto in forme crudeli e cattive la popolazione civile. La strategia bellica russa è risaputa: è stata ampiamente sperimentata nelle due guerre in Cecenia, in Siria e ora in Ucraina, ed è una ricetta semplice quanto sconvolgente. Bisogna colpire le città, distruggere ogni cosa e terrorizzare i civili. Grozny, Aleppo e Mariupol hanno conosciuto la durezza dei missili e delle bombe russe e sono state praticamente rase al suolo. Incapaci di avanzare sul terreno e di guadagnare posizioni, i russi utilizzano la strategia terroristica per fiaccare la resistenza del nemico, e colpiscono la popolazione civile, le infrastrutture e i servizi essenziali come le centrali elettriche, gli acquedotti, le strade, gli ospedali, e le abitazioni. Quando conquistano villaggi e città, i russi mettono in pratica le tecniche che Anna Politkvoskaja, giornalista uccisa da un sicario del governo russo, ha ampiamente documentato nei suoi reportage giornalisti ai tempi delle due guerre in Cecenia, un rosario di esecuzioni sommarie, torture, stupri, saccheggi, con il medesimo intento, diffondere terrore e intimidire, come se chiunque si oppone alla Russia fosse un traditore, una spia, un terrorista. 

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Ma non tutti sono disposti a distogliere lo sguardo dall’orrore che si sta consumando in terra ucraina e qualcuno sta raccogliendo il materiale che documenterebbe i crimini di guerra e contro l’umanità che l’esercito russo sta compiendo da quasi un anno e noi ci aspetteremmo che il fronte pacifista, che si schiera, almeno a parole, a difesa della vita e dei diritti aderisse, ma anche in questo caso sentiamo soltanto un silenzio assordante. 

Perché? 

Perché la maggior parte di chi protesta contro la guerra non ha speso neppure una riga, una parola per solidarizzare con la sofferenza del popolo ucraino? Nel momento in cui sorge questo interrogativo si fa strada il sospetto che dietro il sentimento pacifista, che non può che essere trasversale, perché tutti gli uomini di buon senso sono pacifisti, si celi in realtà un dogmatismo ideologico e un pregiudizio storico che non sono stati mai del tutto superati. Se la stessa ignobile guerra di aggressione fosse stata scatenata dagli Usa avremmo assistito alle scene di bandiere a stelle e strisce bruciate in piazza, sit in davanti alle ambasciate americane, mentre nulla di tutto ciò è avvenuto nel caso della Russia, ed è spiegabile come la diretta conseguenza di una subalternità ideologica nei confronti della Russia, che diventa benevolenza e guardo strabico nei confronti di un regime che incarna i peggiori valori antidemocratici e antiumani. L’attrazione fatale per il modello democratura russa è trasversale ed ha contagiato sia la destra, Salvini e Berlusconi, sia la sinistra, a cominciare dai vari Santoro, Travaglio, per finire con i giustificazionisti alla Canfora. Il pregiudizio storico più difficile da estirpare consiste nel ritenere che la guerra fredda non sia un capitolo chiuso e che la sciagurata divisione dell’Europa in due blocchi e zone d’influenza controllate da due superpotenze che esercitano un potere imperiale sia ancora una garanzia di pace e sicurezza.

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Secondo questa logica anacronistica la Russia di Putin avrebbe legittimamente invaso l’Ucraina, che è uno Stato cuscinetto, per difendere i propri interessi strategici, che è in sintesi anche la tesi del Cremlino. E’ un ragionamento aberrante, che considera i popoli come pedine di un gioco più grande e che in passato ha giustificato l’invasione dell’Ungheria e della Cecoslovacchia da parte dei Paesi del Blocco di Varsavia.  

Con queste premesse non stupisce che, dopo un anno di guerra, dal fronte pacifista non siano emerse iniziative serie di pace, e si continui a ventilare l’idea di una trattativa, di un cessate il fuoco, senza una proposta di risoluzione del conflitto. Forse perché nella mente dei pacifisti è radicata la convinzione che, in fondo, una pace potrebbe essere concordata con l’accettazione dell’invasione russa e la conseguente legittimazione di un atto di guerra? E’ forse un residuale senso del pudore che impedisce a certi pacifisti di proporre questa soluzione di realpolitik, che ricadrebbe interamente sulle spalle del popolo ucraino, che si vedrebbe negato il diritto di vedere riconosciuta la propria integrità   territoriale? Quella pace che i pacifisti vorrebbero, con l’interruzione degli aiuti militari all’Ucraina, sarebbe proprio la pace di Putin, che vedrebbe soddisfate le sue mire espansionistiche e imperialistiche, ma costituirebbe un precedente nefasto, che finirebbe per legittimare ciò che i pacifisti vorrebbero combattere, la guerra come strumento di risoluzione dei conflitti. 

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Ci sono invece molti modi di esprimere il dissenso nei confronti della guerra. Abbiamo scritto dell’iniziativa che dovrebbe portare Putin davanti al Tribunale internazionale dell’Aia per essere giudicato per i crimini di guerra che si stanno compiendo in Ucraina, ma in conclusione vogliamo anche segnalare l’iniziativa intrapresa da alcuni esponenti del Partito Radicale, fin dal mese di marzo dell’anno scorso con cui chiedevano formalmente al Presidente della Repubblica Italiana di revocare delle onorificenze concesse nel corso degli anni a ventinove esponenti del regime di Putin. A seguito delle pressanti richieste, il Presidente della Repubblica ha revocato per indegnità le onorificenze a membri del governo russo, al Presidente della Banca russa e al Segretario di Stato russo, anche se rimangono ancora insigniti di titoli onorifici dello Stato italiano altri cittadini russi facenti parte della nomenklatura putiniana. Gli stessi radicali italiani hanno anche richiesto al Presidente della Repubblica Italiana di concedere onorificenze della Repubblica a tre cittadini russi attualmente incarcerati per motivi politici, quali Navalny, Gorinov e Yashin che avevano preso posizione contro la guerra. 

Come si vede è possibile uscire dalle ambiguità del pacifismo strabico e prendere posizione per la difesa dei valori e dei principi che la Costituzione Italiana ha posto come fondamento del nostro ordinamento democratico e repubblicano. 

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