Francesco e la misericordia spiegati da padre Antonio Spadaro
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Francesco e la misericordia spiegati da padre Antonio Spadaro

Questa “misericordia” si lega chiaramente all’idea di Chiesa come ospedale da campo dopo una battaglia.

Francesco e la misericordia spiegati da padre Antonio Spadaro
padre Antonio Spadaro e Papa Francesco
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Riccardo Cristiano Modifica articolo

16 Marzo 2023 - 18.12


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Si parla molto di “misericordia” da quando- dieci anni fa- è stato eletto papa Francesco, ma siamo sicuri di aver capito cosa sia? Un contributo decisivo per chiarirsi le idee su questo autentico architrave del pontificato arriva in queste ore grazie al nuovo numero de La Civiltà Cattolica a firma del direttore, padre Antonio Spadaro. E’ un articolo, è un saggio, è una accompagnamento fondamentale per capire un tratto decisivo del pontificato. 

Questa “misericordia” si lega chiaramente all’idea di Chiesa come ospedale da campo dopo una battaglia. Qui, ha osservato Francesco, ha poco senso chiedere ai feriti se abbiamo i trigliceridi alti, bisogna curare prima le ferite da arma da fuoco. Questi riferimenti bergogliani sono abbastanza noti, ma l’idea di Chiesa ospedale da campo, questa attenzione alla cura medica per l’autore deve derivare anche da altro, da qualcosa di personale, ne è convinto. Ed è arrivato a questa conclusione: “ Mi ha sempre fatto riflettere un evento della vita di papa Francesco che collego all’atteggiamento di «cura» anche nel senso medico. Il Papa lo ricorda di frequente: il fatto che prima dell’ingresso in seminario egli si era ammalato gravemente e a 21 anni aveva rischiato di morire per un’infezione ai polmoni. In un momento di febbre alta, abbracciò la mamma disperato, dicendo: «Dimmi che cosa mi sta succedendo!». Gli venne diagnosticata una polmonite e la presenza di tre cisti. Per questo gli venne asportata la parte superiore del polmone destro. La convalescenza fu dura per il metodo di aspirazione del liquido che gli si formava nei polmoni. Immagino che cosa possa significare per un giovane sentirsi mancare il respiro, aver bisogno di cure immediate, di sollievo. Credo che questo abbia segnato in qualche modo la grande e profonda sensibilità umana e spirituale di papa Francesco”. 

Ho ritenuto di dover partire di qui perché si sente che la misericordia per Francesco non è un’idea. E’ un’esigenza che lui pone a fondamento della sua Chiesa, non solo quale ospedale da campo, ma anche quale Chiesa in uscita. Quindi pronta a curare tutti. 

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A questo punto è più agevole entrare in questa fondamentale interpretazione e spiegazione di padre Spadaro e partire dal rapporto della misericordia con il passato, il presente e il futuro. Perché la misericordia ha a che fare con l’esistente, ma poco noto, “diritto all’oblio”, ma non cancella “il dovere della memoria”, anzi unendoli dà a entrambi un senso pieno. Siamo dunque alla misericordia e il passato. 

Francesco ha detto che il Signore perdona, sottolineando poi che un prete dopo aver commesso un peccato si converte (non ha detto “si pente”) e quindi Dio dimentica. Dunque se uno si confessa e dice sinceramente ho peccato in questo, noi non abbiamo il diritto di non dimenticare, perché analogamente correremmo il rischio che Dio non dimentichi i nostri peccati. Quindi ha ricordato che San Pietro si è macchiato di un peccato terribile, ha rinnegato Cristo! E lo hanno fatto papa.

Dunque la misericordia riguarda tutte e tre le fasi del tempo: passato, presente e futuro. Per il passato  la misericordia è dimenticare il male, e noi non abbiamo il diritto di non dimenticare il male. Allora? Passa tutto in cavalleria? No, dobbiamo prestare molta attenzione al termine usato all’inizio del racconto: la conversione. Dio dimentica, ma non è smemorato. Dio nella visione di Francesco c’era già allora, al momento in cui peccavamo, così noi ci scopriamo amati già allora, e questo dona un senso diverso al nostro passato. Ecco la spiegazione, straordinariamente semplice nella sua importanza: “Il passato non è fissato per sempre, la conversione può cambiare il senso di ciò che è stato vissuto. Conversione significa ricomprendere il passato come premessa per un nuovo futuro. Questa è la potenza della misericordia. Essa agisce sul passato in vista di un futuro liberato dalla zavorra del peccato, del male”. 

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Dunque la misericordia nel passato ci aiuta a ridare un senso al passato e ci induce a riconsiderare nel presente la logica che seguivamo allora. E cioè? “ La nuova logica è la logica dell’amore, fondata sulla libertà e non sulla paura”. Provo a spiegare per me, con le mie categorie mentali, uscendo dal testo: essere stati oggetto di misericordia, Francesco direbbe essere stati misericordiati, ci induce per libera scelta e non per coercizione ad agire in modo misericordioso.  

Ecco allora che la Chiesa può seguire due logiche: “ la paura di perdere i salvati e il desiderio di salvare i perduti”. La logica della misericordia è la seconda. L’immagina evangelica è chiara: Gesù tocca il lebbroso, salva cioè il perduto. Ecco il punto da cui siamo partiti, la Chiesa d’ospedale da campo; un’immagine nella quale Spadaro ha detto di aver capito che all’inizio del pontificato probabilmente Francesco la usò perché aveva intuito che stava arrivando questa terza guerra mondiale più o meno pezzi, più o meno saldata. 

Siamo al rapporto tra Chiesa e futuro. Si parte dalla domanda che Francesco pose proprio nella famosa intervista concessa a padre Spadaro: “come stiamo trattando il popolo di Dio?” Quel “trattare” per Spadaro implica un concetto di cura. Il trattamento terapeutico implica un rapporto con il futuro perché si realizza nel tempo: “ La terapia non è miracolosa, istantanea: ha bisogno di un tempo speciale. La misericordia richiede tempo. Richiede una tensione verso il futuro, senza il quale non ha senso. C’è un processo di miglioramento progressivo che deve restare aperto. Ogni ostacolo rigido che impedisce un percorso di miglioramento è un’offesa alla misericordia di Dio”. 

E’ l’ora di presentare tre forme che fanno la misericordia. La prima è il contatto fisico, l’abbraccio. Francesco ha spesso chiesto se facendo l’elemosina si guardi, si tocchi chi la chiede. Qui il testo ci presenta una frase decisiva: “l’amore virtuale non esiste”. Senza contatto fisico non c’è amore: “ C’è una dimensione fisica nella misericordia che è imprescindibile e che richiede la compresenza, la contemporaneità. Non c’è misericordia senza contatto”.

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Segue l’empatia. Che cos’è? E’ quello che fa uno spettatore al cinema: osserva la storia di un’altra persona e si mette nei suoi panni. Ecco perché l’empatia non nasce dall’ascolto e basta, ma dal cogliere “ la comunicazione non detta delle loro esperienze, delle loro speranze, delle loro aspirazioni, delle loro difficoltà e di ciò che sta loro più a cuore”. Dunque qui il dialogo è importante, ma non sufficiente, serve accoglienza. 

La terza forma descritta è la consolazione. Alla sua Chiesa di essere misericordiosa con la tenerezza: “La gente oggi ha bisogno […] che noi testimoniamo la misericordia, la tenerezza del Signore, che scalda il cuore”. Ha perfettamente ragione padre Spadaro a scrivere che non facciamo fatica a cogliere il pontificato di Francesco come un pontificato di consolazione, che poi è questa citata “tenerezza di Dio”.Forse è per questo che non tutti lo capiscono appieno, abituati a sentire parlare non di Dio di enorme tenerezza, ma di enorme forza. Ma c’è anche altro: “ La misericordia che prende la forma della consolazione genera inquietudine, perché scalza l’io dalla sua posizione dominante di protagonista. E Francesco lo ha ammesso sin dai primi giorni del suo pontificato: «Non è facile affidarsi alla misericordia di Dio, perché quello è un abisso incomprensibile». La consolazione è una sfida importante che tocca le corde profonde dell’anima”.

Dunque, e siamo alle conclusione; la misericordia cambia il mondo. Per il passato fa dimenticare il male, per il presente salva la vita, per il futuro avvia il trattamento terapeutico. Francesco, ci fa sapere Spadaro, ha parlato della misericordia come di un oceano che invade il mondo, sovrastando il fiume di miseria che lo  attraversa. Dunque muta i processi storici. 

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