“E’ bello che ogni cittadino/a abbia una copia della nostra Carta costituzionale: averla in casa è un invito a riflettere sui suoi valori e sui fondamenti per farla diventare una parte integrante della vita quotidiana. Ora che hai compiuto 18 anni avrai tante sfide ancora da affrontare nella vita. Ti auguro che la Costituzione, specie nei suoi primi articoli, sia come una bussola per navigare nella vita comune, costruendola e rafforzandola su principi che non passano mai di moda”.
Lo dice Davide Del Re, sindaco di Cassano delle Murge (Ba), nella cerimonia odierna, in cui ha fatto dono di una copia della Costituzione a tutti i neo diciottenni della sua comunità. Un bel momento: semplice e fresco come sono i nostri ragazzi. Un “rito di passaggio” che un po’ tutti i Sindaci dovrebbero imitare. Mi risulta che sono pochissimi a farlo: uno dei primi è stato il sindaco di Genzano (Rm), diversi anni fa, su impulso del compianto Eugenio Melandri (1948-2019), europarlamentare e assessore comunale.
I “riti di passaggio” sono molti importanti, in ogni società laica e comunità religiosa: testimoniano l’attenzione degli adulti e anziani verso i piccoli e i giovani (che spesso si sentono solo criticati, se non denigrati). Non solo. Costituiscono anche il momento simbolico in cui si trasmette il meglio del nostro essere, persone e comunità, a chi si sta affacciando alle responsabilità di ogni tipo e in ogni contesto (familiare, scolastico, lavorativo, universitario, religioso e cosi via). E cosa c’è di meglio del trasmettere loro la Costituzione? Essa è la nostra bussola, come la chiama il sindaco Del Re, il “Vangelo laico” come l’ha chiamata il Presidente Mattarella, ricordando don Milani a Barbiana, pochi giorni fa.
La nostra Costituzione è il meglio non solo per il suo contenuto etico e giuridico, ma anche per il metodo con cui è nata. Tre tradizioni culturali e politiche – social-comunista, liberale e cattolica – si sono incontrate per definire i principi fondanti della nostra comunità nazionale e per far derivare da essi “un’architettura di stato – direbbe ancora La Pira – personalista e pluralista”. La riscoperta delle ragioni più profonde dell’essere cittadini lo auguriamo anche noi a tutti i diciottenni – non deve portare a crociate o integralismi, esclusioni o razzismi.
La Costituzione appartiene a tutti gli uomini e donne che vivono in un territorio, con fedi e culture diverse, ma che nei principi costituzionali possono e devono ritrovarsi, facendo derivare, da questi, le risposte alle tante emergenze attuali. I giovani, come i piccoli e gli adulti, sono diversi; le nostre comunità sono ormai multietniche e multiculturali. Il cammino di scrittura della Costituzione ci insegna che le diversità non devono spaventarci, ma trasformarsi in ricchezza e arricchimento reciproco. Diverse volte i membri dell’attuale Governo sembrano non prestare molta attenzione al metodo dialogante dell’Assemblea Costituente.
Un’ultima nota per questo rito di passaggio e per celebrare degnamente la festa della Repubblica. L’amore per la nostra Repubblica non è un fatto emotivo o sentimentale, sportivo o goliardico, ciò sarebbe immaturo e potrebbe anche degenerare in atteggiamenti sovranistici, nazionalistici, di chiusura agli altri, specie stranieri e immigrati. L’amore per il nostro Paese – come per ogni Paese – è un fatto etico: per noi è riconoscere, apprezzare, essere grati, fare propria la storia di bene di chi ha sofferto o dato la vita per creare la Repubblica, dalle ceneri del fascismo e di tutti i suoi mali annessi e connessi.
L’amore per il nostro Paese è un fatto etico anche perché, come insegna Aristotele, la città, come un intero Paese, appartiene solo a chi la sviluppa, ci lavora, edifica il suo bene, la fa crescere e la protegge con una vita virtuosa. L’amore per il proprio Paese è un tessere la comunità con i principi etici costituzionali, è avere la gioia e l’onore di insegnarli ai piccoli e ai giovani e di testimoniarli sempre e dovunque. Buona festa della Repubblica a tutti! Dio benedica l’Italia!