Ai giorni nostri, la chiave a cricchetto è uno strumento immancabile per chiunque debba lavorare con bulloni e dadi; dagli amatori ai professionisti, tutti ne hanno almeno una nella propria cassetta degli attrezzi ed è proprio su di lei che la scelta ricade più frequentemente.
Comoda, rapida e maneggevole, la chiave a cricchetto può essere acquistata facilmente sia nei negozi online come RS, sia in quelli fisici. Ma com’è arrivato questo prezioso attrezzo sugli scaffali e nei garage di tutto il mondo? Chi, per la prima volta, ha pensato di inserire un meccanismo all’estremità di una semplice chiave? Oggi parliamo proprio di questo.
ALT: l’invenzione della chiave a cricchetto
L’invenzione della chiave inglese
Prima di arrivare alla chiave a cricchetto è doveroso concentrare la nostra attenzione sulla sua antenata: la chiave inglese.
Sebbene non si sappia con precisione a quando risale l’invenzione di questo strumento, molti ritengono che i primi modelli di chiave inglese siano stati creati contemporaneamente all’invenzione di dadi e bulloni che, sorprendentemente, sono stati rinvenuti già in strutture costruite dagli antichi romani.
Le antenate della chiave a cricchetto con il classico aspetto “biforcuto” sono apparse all’inizio del XV secolo e dopo la prima rivoluzione industriale erano già conosciute e ampiamente utilizzate in tutto il mondo. La chiave inglese era talmente richiesta che diverse grandi aziende come la Mauser ne depositarono i brevetti.
L’arrivo della chiave a cricchetto
Nel corso dei secoli, la chiave inglese ha assunto tante forme diverse; i nuovi modelli venivano creati per adattarsi al lavoro nelle condizioni specifiche dei settori più disparati: dall’ingegneria alla meccanica, dalla marina alla scienza.
Tra i vari modelli venuti al mondo in questa maniera, troviamo anche la chiave a cricchetto: una vera e propria rivoluzione che ha permesso di rendere il processo di serraggio e allentamento degli elementi di fissaggio più semplice e veloce.
Nel 1863, J.J. Richardson fu il primo a sviluppare un prototipo della chiave a cricchetto con bussole intercambiabili. Al tempo, le bussole (cioè, gli innesti metallici che permettono alla chiave a cricchetto di fissarsi al dado o al bullone) erano di forma quadrata. Solo dopo qualche decennio apparvero quelle di forma esagonale e Torx che usiamo oggi sia in officina, sia per costruire grandi macchinari e satelliti.
Alcuni attribuiscono l’invenzione di questo attrezzo a Robert Owen. La chiave a cricchetto da lui presentata nel 1913, però, aveva due teste: una per lavorare in senso orario, l’altra per il senso antiorario.
Perché è stata un’invenzione rivoluzionaria
La chiave a cricchetto ha segnato una svolta nel campo del lavoro manuale perché ha permesso di rendere i processi più veloci e più sicuri.
Prima di tutto, la chiave a cricchetto è una sola e viene accompagnata da un set di bussole di dimensioni diverse. Ciò significa che non è più necessario avere una chiave inglese per ogni grandezza di dado o bullone; basta cambiare la bussola.
Secondariamente, la chiave a cricchetto permette di avvitare o svitare gli elementi di fissaggio senza mai sollevare lo strumento per riposizionarlo, come invece succede quando si usa una comune chiave inglese. Allo stesso modo, non serve neanche staccare la mano dal manico come previsto per le chiavi ad anello.
La chiave a cricchetto (o “a bussola”) viene impugnata in corrispondenza della comoda maniglia in gomma o plastica, messa sull’elemento di fissaggio e poi mossa in senso orario o antiorario fino al compimento del lavoro. Nei modelli più recenti, la direzione del movimento può essere modificata grazie a una levetta.
Ultimo, ma non meno importante, la chiave a cricchetto si posiziona perfettamente sull’elemento di fissaggio e non necessita di grandi sforzi per avvitarlo o svitarlo. Di conseguenza, la sua invenzione ha ridotto drasticamente il numero di infortuni sul lavoro e di danni alle attrezzature che, in precedenza, venivano causati dallo scivolamento delle chiavi inglesi.