Come Vannacci su gay, ambiente e migranti dice parole opposte a quelle di Francesco
Top

Come Vannacci su gay, ambiente e migranti dice parole opposte a quelle di Francesco

Il libro del generale Vannacci si occupa dei principali temi del pontificato di Francesco; ambiente, migrazioni, sicurezza e coesistenza, Lgbt. E tutti li capovolge nel nome di una visione opposta all’ordine cosmico

Come Vannacci su gay, ambiente e migranti dice parole opposte a quelle di Francesco
Preroll

Riccardo Cristiano Modifica articolo

25 Agosto 2023 - 14.35


ATF

“Chi c’è dietro?” E’ questa la domanda che interessa di più i commentatori politici alla prese con il testo del generale Vannacci. Alcuni hanno visto, con acume, un’operazione tesa a mettere in difficoltà la premier Meloni, un’operazione che favorisce un’aggregazione di destra-destra, magari filo putiniana, mentre lei è pro Nato. Altri invece vi hanno visto un’operazione pro-Meloni, che ha trovato con i suoi fedelissimi scesi in campo a difesa del generale dai provvedimenti del meloniano ministro della Difesa il modo per confermarsi le simpatie della destra-destra ma anche di asserire la propria affidabilità istituzionale. Crosetto e suoi critici sono entrambi espressione della premier, che così tiene insieme il centro con Crosetto e la destra con i suoi critici. 

Tutto questo ha senso, ma a me sembra importante, più che cercare ciò che non sappiamo, cioè che ci sia dietro, vedere ciò che dovremmo vedere, cioè chi ci sia davanti, non dietro. Il volume ha forza perché si scaglia contro gli eccessi del politically correct, le cui colpe non saranno mai abbastanza denunciate. Si può dire che un migrante è anche un criminale, che è una donna è anche una stupida, che un gay ha fatto carriera senza meritarlo, che certo ambientalismo è luddista? Se non si può è grave, perché questo danneggia i migranti, le donne, i gay, l’ambientalismo. Poi diventa più difficile anche dire che un italiano è anche un criminale, che un maschio è anche un cretino, che un eterosessuale ha fatto una carriera che non meritava e così via. Il politically correct ha portato il famoso “conformismo borghese” nel campo che doveva sfidare il conformismo borghese.

Ma il generale Vannacci non è Pasolini. Lui, ad esempio, piega la giusta battaglia contro il politically correct per proporre il modello putiniano nel contrasto all’immigrazione illegale, e affermare che dimostra che si può vincere, fermandola. La mano ferma di Putin che apprezza poi non è la stessa che ha condannato Navalni, regolato i conti con l’amico Prigozhin, arrestato i vertici della fondazione Sakharov? Cita anche i sauditi tra i vincitori contro i migranti; che hanno vinto sì ma con lo sterminio, come è emerso in modo agghiacciante (ma già si diceva) dopo la pubblicazione del suo libro. Poi asserisce paradossalmente, criminalizzando interi gruppi etnici:  “ Anche lo stupro, come già detto, può essere giustificato nell’Italia aperta, inclusiva e multiculturale, visto che chi sbarca sulle nostre coste viene da paesi così diversi che non può immaginare che la violenza carnale sia vietata nel Belpaese”.

Eppure saprà che la sharia e l’Islam condannano lo stupro e oggi potrebbe sapere, se legge i giornali, che molti italiani cercano a pagamento le immagini dello stupro di gruppo di Palermo, pur sapendo che è reato. Analogamente, il generale condanna il politically correct nei confronti dei rom, assai raro, ma poi li accusa in blocco di accattonaggio secolare; “impossibile chiedergli di rinunciarvi”. I rom( questa parola vuol dire “uomini liberi”) hanno subito il tentativo di sterminio hitleriano, forse la grande scrittrice tedesca  di etnia sinti Philomena Franz (1922) autrice di Fra amore e odio (1985) e dedicato all’esperienza del lager:  il suo libro per me è più interessante di quello del non accattone Vannacci.

Dunque cosa voglia dire? Voglio dire che il suo libro non è contro il politically correct, o la sinistra, che non c’è più, è contro quello che c’è, cioè a mio avviso contro Francesco. 

Dico che la sinistra in Italia non c’è più perché dai tempi della Bologna “comunista e consumista” ha sposato una visione individualista della libertà, rinunciando all’alterità culturale, sia proletaria che contadina. Non c’è più la sinistra e neanche il centro liberal democratico. Ma Vannacci per proporci la sua idea di democrazia, che definisce un sistema nel quale la maggioranza decide e la minoranza si adegua, deve confrontarsi e sfidare ciò che è rimasto di diverso da lui: Francesco. 

L’attuale pontefice non è certo una vittima del politically correct: quell’aria di perbenismo borghese, di falsità generalista, in lui non traspaiono mai. E quale proposta culturale ci offre Francesco? Possiamo dirlo con una parola: fratellanza. Ma siccome servirebbe un’enciclica per spiegare questa parola possiamo capirci dicendo che il libro del generale Vannacci si occupa dei principali temi del pontificato di Francesco; ambiente, migrazioni, sicurezza e coesistenza, Lgbt. E tutti li capovolge nel nome di una visione opposta all’ordine cosmico di cui parla Francesco e nel quale si colloca la famiglia umana.

Il discorso complessivo di Francesco, che inizia con l’ambientalismo e arriva alla fratellanza umana, è un discorso di unità nelle diversità e lo ha spiegato nella sua complessità nel modo migliore lui stesso, con questo passaggio del discorso che ha pronunciato in Iraq: “ Contemplando dopo millenni lo stesso cielo, appaiono le medesime stelle. Esse illuminano le notti più scure perché brillano insieme. Il cielo ci dona così un messaggio di unità: l’Altissimo sopra di noi ci invita a non separarci mai dal fratello che sta accanto a noi. L’Oltre di Dio ci rimanda all’altro del fratello. Ma se vogliamo custodire la fraternità, non possiamo perdere di vista il Cielo. Noi, discendenza di Abramo e rappresentanti di diverse religioni, sentiamo di avere anzitutto questo ruolo: aiutare i nostri fratelli e sorelle a elevare lo sguardo e la preghiera al Cielo. Tutti ne abbiamo bisogno, perché non bastiamo a noi stessi. L’uomo non è onnipotente, da solo non ce la può fare. E se estromette Dio, finisce per adorare le cose terrene. Ma i beni del mondo, che a tanti fanno scordare Dio e gli altri, non sono il motivo del nostro viaggio sulla Terra. Alziamo gli occhi al Cielo per elevarci dalle bassezze della vanità; serviamo Dio, per uscire dalla schiavitù dell’io, perché Dio ci spinge ad amare. Ecco la vera religiosità: adorare Dio e amare il prossimo. Nel mondo d’oggi, che spesso dimentica l’Altissimo o ne offre un’immagine distorta, i credenti sono chiamati a testimoniare la sua bontà, a mostrare la sua paternità mediante la loro fraternità”. 

Ecco il rapporto tra la natura che con le sue stelle diverse illumina la notte più buia e gli uomini che con le loro diversità arrivano a vivere insieme la complessa unità dell’universo. Vannacci è agli antipodi di questo discorso: “ In verità, la Natura se ne frega del bene e del male! Questi due principi regolano la vita umana e sono alla base delle religioni, della filosofia, della teologia e della morale ma non esistono nell’Universo. Il mondo è caos irrazionale, disordine, entropia, susseguirsi concitato di eventi catastrofici, vuoto, temperature estreme, forze incommensurabili e, sinceramente, non si vuole complicare la vita mettendosi a disquisire anche di etica.”Dunque non può esserci difesa di una natura matrigna, ma dominio di una natura nemica e potente. Quando si arriva alla famiglia, stranamente, le cose cambiano, la natura è natura e la famiglia  naturale l’unica sana. Ma l’ordine del dominio nel caos del mondo, molto simile a quello dell’universo nemico, torna subito quando si esclude la fratellanza e si prospetta il dominio. E lo vediamo con chiarezza nella proposta di fermare i profughi, tutti, asilanti o no.  

Vannacci dà voce a un pessimismo cosmico nel quale siamo condannati a detestarci tra esseri umani e domani, davanti alla natura matrigna, a deciderci noi stessi a migrare nelle terre dell’estremo nord, tipo il Labrador, dove potremo ancora coltivare ortaggi e verdure. Perché no? Vivere o nel Labrador, o in Lapponia, quando qui ci sarà il deserto. Speriamo però che gli indigeni non ci respingano con metodi simili a quelli usati da Putin per fermare i clandestini.  

Native

Articoli correlati