La scuola non è ordine e disciplina ma è partecipazione, dialogo e confronto
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La scuola non è ordine e disciplina ma è partecipazione, dialogo e confronto

Non riesco a trattenere il mio desiderio e il mio bisogno di scrivere a tutti voi giovani, che siete il futuro di questo Paese e che dovreste essere il nostro primo pensiero e la nostra prima preoccupazione.

La scuola non è ordine e disciplina ma è partecipazione, dialogo e confronto
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Tiziana Buccico Modifica articolo

17 Settembre 2023 - 22.25


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Non riesco a trattenere il mio desiderio e il mio bisogno di scrivere a tutti voi giovani, che siete il futuro di questo Paese e che dovreste essere il nostro primo pensiero e la nostra prima preoccupazione. Voi su cui la politica dovrebbe riflettere, agire, trovare soluzioni e soprattutto rispondere alle vostre esigenze ed aiutarvi a trovare le strade da percorrere, voi che avete bisogno del nostro sostegno e della nostra comprensione, voi che avete bisogno di famiglie attente ma non invasive, voi che dovete credere nei vostri sogni e fare i vostri errori.

Voi che rappresentate le nostre speranze ed i nostri fallimenti a voi sono state dedicate grandi attenzioni in questi giorni nella cronaca nera e nella propaganda: provvedimenti che parlano di sanzioni, di pene e di rieducazione, parole che dimostrano che si è incapaci di parlare e di dialogare, di costruire la possibilità di non cadere nelle maglie fitte del degrado, dell’abbandono scolastico, dell’isolamento, della delinquenza e della disperazione. 

Non si è parlato di prevenzione ma di punizioni, di ordine e disciplina senza fermarsi a riflettere che non sempre il pugno duro è utile, che le forze dell’ordine dovrebbero arrivare quando l’irreparabile è accaduto ma prima si presume che siano stati inviati dallo Stato, persone in grado di salvare, di educare, di comprendere e soprattutto di intercettare il disagio, di far sì che l’irreparabile non accada.

Un assetto da guerra quello visto a Caivano, una guerra che la gioventù di certi quartieri di diverse città italiane vivono sin da bambini, una guerra fatta di paura, di sudditanza e alimentata dall’ignoranza, una guerra quotidiana da cui è difficile uscire se le Istituzioni, lo Stato non sa individuare, o non vuole farlo, strumenti capaci di abbattere i muri delle periferie, i muri del razzismo e dell’intolleranza, quella convivenza forzata e connivenza di certe aree del nostro Paese e delle nostre città. Si arriva in questi luoghi dopo le vittime innocenti, sull’onda dell’emergenza e dei titoloni sui giornali, quando ciò che non doveva accadere è successo, quando le lacrime e la rabbia alimentano altre guerre. E per non farsi mancare nulla il Ministro Valditara ha intenzione di modificare senza confronto con le parti proprio nel CdM del 18 settembre il ‘peso’ del voto in condotta. 

Una riforma che ribadisce il pugno di ferro, il voto nel comportamento farà media con 5 si è bocciati, con 6 si ha in automatico il debito in Educazione Civica. E così hanno trovato il sistema per iniziare “in pace” l’anno scolastico, la prova che di pedagogia, psicologia si sa poco o nulla. Seguendo i toni propagandistici senza mai confrontarsi si realizza una riforma che vede la scuola diventare autoritaria e punitiva che adopererà come strumento di contrasto il voto in condotta. I genitori e gli studenti sono già sul piede di guerra, gli studenti hanno già programmato uno sciopero per il 17 novembre e poi si vedrà. I docenti cosa dicono? Io allora mi chiedo perché non si inserisca nella riforma una valutazione per i professori, come dice Galimberti “un test psicologico” ma forse questo mina l’idea di ordine e disciplina o molti risulterebbe inabili ad insegnare?

Auguro a voi un buon inizio, a quelli che ritrovano la stessa classe, a chi cambia scuola, a chi inizia un nuovo ciclo, a chi ha deciso senza troppa convinzione, a chi sa già tutto e poi scoprirà che non sapeva niente, ai giovani intellettuali in erba e soprattutto agli ultimi della classe a cui auguro di diventare non i primi ma i più consapevoli. In bocca al lupo a voi che ci regalerete spero un mondo migliore, a tutti voi che vivete la vita con spensieratezza, a voi che finalmente dopo la pandemia avete ritrovato il sorriso, a voi che avete paura di imparare, a voi che siete convinti che la scuola sia solo una grande rottura ed anche a voi che avete non scelto volontariamente ma avete seguito i desideri dei vostri genitori, a voi che non sapete ancora chi sarete da grandi ma che avete una voglia incredibile di esserlo, a voi che tremate all’appello, a voi che vi chiedete a cosa serve la scuola…ed a voi che cambierete il mondo fregandosene dei voti !! 

Vi auguro di trovare insegnanti che sappiano accogliervi, che sappiano regalarvi il loro sapere con generosità, che sappiano leggere dentro di voi, che sappiano capire che siete dei tesori da scoprire e custodire, che sappiano regalarvi sorrisi e rimproveri senza umiliarvi o deridervi, che sappiano avere il coraggio di mettersi in discussione, che rispondano a tutte le vostre domande non liquidandole come sciocche o banali. Docenti che abbiano sempre in mente le parole di Socrate:” Io non posso insegnare nulla. Posso solo farli pensare”.

E allora auguro a mia figlia ed a tutte le ragazze ed i ragazzi che conosco di non farsi intimorire dall’imparare, dallo scoprire e studiare cose nuove, difficili, complicate ed a volte incomprensibili, studiate senza ammalarvi di stress o di ansie da prestazione, studiate per voi, per sapere di più, per dare un senso al sapere e per crescere, per diventare grandi e consapevoli, per trovare il piacere di apprendere senza timori. A te, Lou, e a tanti altri dico, non permettete a nessuno di fermarvi o di far vacillare le vostre certezze, di non permettere a nessuno/a di ferirvi e di far scemare il vostro amore per il conoscere ed il sapere. La scuola serve a farvi diventare uomini e donne consapevoli, la maturità non è un voto ma il raggiungimento di capacità e di conoscenze, i voti contano ‘relativamente’ se sai cosa sei e dove vuoi andare. A voi #NextGeneration la possibilità di costruire la pace, di dare un senso alla storia, di cambiare idea e elaborare dei pensieri critici, di sentirvi parte di una comunità ma di ragionare in autonomia, di trovare i vostri talenti e tenere a bada le vostre debolezze, a voi la libertà di essere diversi e formare il carattere e le aspirazioni. Un antico proverbio cinese cita una grande verità: “L’apprendimento è un tesoro che seguirà il suo proprietario ovunque”. 

A chi siederà dietro le cattedre, a chi dirige le scuole vorrei fare un appello accorato ad essere consapevoli di che ruolo si ricopre, un insegnante, un dirigente ha il futuro di un paese nelle mani, ha la responsabilità di quello che sarà la società nei prossimi anni, sono loro che devono guidare, consigliare, comprendere e indirizzare. Un ruolo fondamentale, un lavoro che credo possa definirsi una missione da svolgere con passione e con convinzione, ogni studente è un essere umano da formare e rendere autonomo. Ricordate che non bisogna solo insegnare date, concetti, formule o schemi ma occorre conoscere la pedagogia e la psicologia, occorre insegnare ad amare lo studio, mettersi in gioco e credere nei talenti di tutti e se non palesi, scovarli, come disse Confucio: “Chi conosce tutte le risposte non si è fatto tutto le domande”. 

Insegnare a tutti, dovrebbe essere un comandamento, tutti e non i pochi eletti che senza fatica apparente raggiungono i voti alti, la scuola è un ascensore sociale, e non devo citarvi gli esempi di chi ‘schiappa’ a scuola ha invece raggiunto eccellenze e successi da record, basta citare le testuali parole di Bill Gates: “Sono stato bocciato a parecchi esami. Un mio amico, invece, li ha passati tutti a pieni voti. Ora è ingegnere e lavora in Microsoft. Io sono il proprietario”.

Cari docenti, ricordatevi che oltre ad insegnare materie, insegnate, anche, con il vostro esempio. Siate giusti, se sbagliate, riconoscete i vostri errori non è con la forza e con la superiorità che si insegna, siate umani, fate attenzione a cosa dite, siate persone disposte al confronto, ricordatevi chi eravate alla loro età, siate fermi e se necessario severi, ma provate a non cadere nella crudeltà di chi giudica, fate un patto con i vostri studenti, rispettatelo e fatelo rispettare. Insegnate loro che imparare, studiare, superare le sfide e vincere insieme si può. Ricordatevi che la generazione post covid ha sofferto inconsapevolmente, che hanno iniziato i loro studi davanti ad uno schermo, senza la vostra presenza, senza contatti fisici e terrorizzati dalla pandemia. Ricordatevi che esultare per aver dimezzato una classe non è un successo ma una sconfitta, che far raggiungere a tutti il fantomatico 6 è un’immensa soddisfazione ed è parte della vostra missione. Ricordatevi che abbassare i voti per stimolarli, non sempre funziona, ricordatevi che hanno bisogno di studiare ma anche di avere qualche ora per gli sport, per la musica, per altre attività, per vivere. Ricordatevi che hanno bisogno di amore e di essere amati. Se hanno idee politiche, moti rivoluzionari, interessi sull’attualità, non spegneteli, non ditegli che nulla cambierà, parlatene con loro, discutete e attraverso la letteratura, la filosofia, la storia conduceteli a comprendere, ad approfondire e se capita a cambiare idea. Spiegategli la guerra e non solo sul libro di storia, dedicate un’ora delle vostre materie a confrontarvi su ciò che accade nel mondo, i programmi ministeriali non devono diventare una dittatura, siate umani, siate aperti. In quei licei dove si occupa, siate pronti a prevenire, siate su alcune battaglie pronti a spiegare le ragioni di posizioni diverse, ragionate e fate appello ad un patto tra docenti e studenti, l’antagonismo serve a poco se non a radicalizzare. Vi domando a cosa servono le sanzioni e le punizioni, se non vengono motivate? Non insegnateli ad avere paura se commettono un errore, dagli errori si impara, tutti commettono errori anche i docenti. Parlate, cercate di capire le dinamiche e affrontateli con strumenti che un insegnante di solito dovrebbe possedere, intercettate il disagio con lo strumento della pedagogia e dell’ascolto. Non lasciate, cari e care docenti, che si allontanino dalla scuola, che non credano nella formazione, nell’imparare, e anche nella giustizia, non insegnateli che la furbizia può vincere, i voti non sono il motore della scuola, i giudizi non sono il fondamento. Io non vorrei sentire da una ragazza o un ragazzo, frasi come : “sentivo le pareti della mia classe crollarmi addosso”; “non voglio più studiare”; “non sono capace”; “mi ha detto che devo studiare almeno 6 ore a casa”; “in questa classe formiamo la classe dirigente “; “forse non sei all’altezza”; “non tutti possono frequentare questa scuola” .

Cari docenti potete cambiare il mondo e spesso lo avete fatto, conosco docenti che meriterebbero stipendi da manager di multinazionali, conosco professori e professoresse in grado di fare miracoli, conosco docenti che della pedagogia sono appassionati, conosco chi considera insegnare una missione e che fa di tutto per portare avanti classi intere, conosco chi mi ha detto “ aspetterò ad andare avanti sino a che non avranno tutti la sufficienza”, conosco chi ha detto in pubblico davanti ai colleghi “ vorrei imparare ad intercettare il disagio dei ragazzi, capirli meglio, aiutarli”, conosco chi si commuove davanti ad un tema, conosco chi li porta a fare visite e gite fuori dall’orario scolastico, conosco chi ha dedicato tutta la sua vita ad insegnare, conosco chi in pensione vive per aiutare chi ha difficoltà, conosco chi sa allungare la mano e regalare un sorriso quando tutto sembra perduto, conosco chi ha avuto il coraggio di andare contro la maggioranza, conosco chi non crede che il voto sia il faro di un percorso di studio, conosco chi ama insegnare. Ho conosciuto docenti che in condizioni complicate, in realtà difficili, hanno lottato per la scuola e per le loro classi, ho conosciuto chi ha sacrificato giornate intere per prepararli agli esami scolastici e anche agli esami della vita, docenti che hanno tutelato e difeso le diversità, ho conosciuto chi ha distanza di tanti anni rimane il prof o la prof riferimento per tutta la vita, ho incontrato chi ha cambiato la vita di giovani salvandoli da incertezze e ansie.

Buona vita a voi tutti che da questa settimana frequentate scuole belle, brutte, fatiscenti, in periferia, nei ‘quartieri bene’, nelle realtà più sperdute e dimenticate, in classi grandi e classi con due studenti, a voi dirigenti scolastici, a tutte le docenti e  i docenti, a tutti i ragazzi, al personale ausiliare, a noi genitori ( a cui andrebbe dedicato un altro articolo dedicato), a tutti quelli che al Ministero e nelle Direzioni opera per la scuola, abbiamo tutti un ruolo importantissimo ed un immensa responsabilità, la formazione e l’insegnamento non sono scissi dal benessere degli studenti, che va salvaguardato e coltivato, perché la scuola costruisce il futuro del mondo!!

Se si vuole che la democrazia prima si faccia e poi si mantenga e si perfezioni, si può dire che la scuola a lungo andare è più importante del Parlamento e della Magistratura e della Corte costituzionale.”

PIERO CALAMANDREI

Possibile che a 16 anni sei convinto che la vita sia la scuola e la scuola sia la vita? Che l’inferno siano i prof. e il paradiso i giorni di vacanza? Che i voti siano il giudizio universale? È possibile che a 16 anni il mondo abbia il diametro del cortile della scuola?

ALESSANDRO D’AVENIA

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