Nel mondo 1 persona su 4 non ha accesso all’acqua pulita. Una condizione che sommata alla mancanza di igiene, causa la morte di 1.000 bambini al giorno e che in paesi colpiti da conflitti prolungati e dal caos climatico può essere più letale della violenza diretta
A Gaza il 98% dell’acqua non è potabile e 2 milioni di sfollati sono allo stremo, costretti a berne di contaminata o salata
In Siria, a 13 anni esatti dall’inizio del conflitto, 13,5 milioni di persone sono esposte al rischio di epidemie
In Etiopia la siccità e le conseguenze della guerra stanno portando il nord del Paese alla carestia
Oggi nel mondo 1 persona su 4 non ha accesso a fonti d’acqua pulita per bere o lavarsi. Un’emergenza che potrebbe precipitare nei prossimi 30 anni colpendo 1 miliardo di persone in più. Allo stesso tempo metà della popolazione mondiale – 3,5 miliardi di persone – non può contare su servizi igienico sanitari adeguati. Soprattutto nei paesi colpiti dalla guerra o dal caos climatico, la mancanza di acqua pulita e igiene moltiplica le vittime, esponendo le popolazioni a epidemie di ogni sorta: ogni giorno oltre 1.000 bambini sotto i 5 anni muoiono per questo motivo. L’acqua sporca o insicura può essere più letale della violenza diretta in contesti di conflitti prolungati: a Gaza quasi 2 milioni di sfollati sono allo stremo; nel nord dell’Etiopia la popolazione dovrà affrontare la carestia se la stagione delle piogge tarderà ancora; in Siria povertà e epidemie stanno decimando la popolazione, a 13 anni esatti dall’inizio dell’inizio del conflitto e a un anno dal terremoto che ha devastato il nord-ovest del Paese.
Per assicurare acqua pulita e servizi igienico-sanitari adeguati a quante più persone possibile, Oxfam Italia – organizzazione umanitaria che si batte contro l’ingiustizia di povertà e disuguaglianza – lancia la campagna di raccolta fondi DONA ACQUA, SALVA UNA VITA.
Dal 15 marzo al 9 aprile, periodo in cui si celebra la Giornata mondiale dell’acqua, si potrà offrire un piccolo, ma prezioso contributo con un SMS solidale o chiamata da telefono fisso al 45593.
Tra le macerie di Gaza, dove si rischia di morire di sete
“Quando siamo arrivati a Rafah non avevamo più acqua, nei campi profughi è impossibile trovarne di potabile e si è costretti a percorrere lunghi tratti a piedi fino al primo impianto di desalinizzazione. L’alternativa è bere acqua salata o sporca”. Così, Sami (nome di fantasia per motivi di sicurezza) sfollato verso il sud di Gaza in cerca di un riparo dalla guerra, testimonia un pezzo della catastrofe umanitaria in corso nella Striscia, dove in questo momento il 98% dell’acqua disponibile non è potabile.
Il bilancio dopo quasi 6 mesi di guerra è di oltre 100 mila persone uccise, ferite o scomparse sotto le macerie, 360 mila case, scuole e ospedali distrutti, centrali elettriche e infrastrutture idriche inservibili, 1,7 milioni di sfollati, costretti a fuggire di continuo senza una zona sicura dove stare. La metà sono bambini esposti al rischio di epidemie a causa del sovraffollamento nei rifugi e della mancanza di acqua, servizi igienico-sanitari e medicine. A Rafah – dove si trovano oltre 1 milione di profughi – 4.000 persone devono condividere una sola doccia, e lo stesso bagno viene usato ogni giorno da 800 persone. I rifugi, per lo più campi informali, sono esposti al freddo e alle intemperie, i casi di dissenteria sono aumentati di 40 volte, colpendo persone già debilitate e disidratate. Nel nord di Gaza, 300 mila persone in trappola sono ormai allo stremo e colpite dalla carestia.
Oxfam è intervenuta tempestivamente dopo l’inizio dell’offensiva nella Striscia, seguita agli attentati del 7 ottobre, per rispondere agli enormi e crescenti bisogni della popolazione. Un lavoro quotidiano che ha consentito di raggiungere oltre 250 mila persone, di cui 120 mila bambini, nelle zone più colpite. Vitale è stata la distribuzione di acqua pulita e cibo, o di coperte e abiti caldi per affrontare l’inverno. Nei campi profughi sono stati istallati servizi igienici, mentre a Rafah è stato possibile avviare 11 impianti di desalinizzazione a energia solare per garantire acqua pulita a 25 mila sfollati costretti a sopravvivere in condizioni sempre più critiche.
L’Etiopia tra guerra e siccità
In Etiopia la siccità e le conseguenze della guerra stanno portando milioni di persone sull’orlo della carestia. In particolare, nel nord del Paese e nella regione del Tigray, la crisi colpisce 1 abitante su 3: qui 9,4 milioni di persone non hanno più nulla da mangiare. In tutta l’Africa orientale negli ultimi 5 anni, alla scomparsa delle piogge, si sono sommate la carenza di sementi e l’invasione di locuste, con conseguente perdita della metà dei raccolti, di centinaia di migliaia ettari di terra coltivabile e di decine di migliaia di capi di bestiame. Se la stagione delle piogge tarderà ancora, la situazione potrà precipitare ulteriormente. A questo si aggiunge la situazione disperata che stanno affrontando quasi 1 milione di rifugiati e circa 4 milioni di sfollati interni, che hanno bisogno di aiuti immediati.
Per fronteggiare l’emergenza i team di Oxfam hanno lavorato per portare acqua pulita, cibo e beni di prima necessità a 400 mila persone delle comunità più povere del Tigray. Nei campi profughi di Jewi, Kule, Tierkidi e Nguenyyiel della regione di Gambella, dove hanno trovato rifugio tantissimi costretti a fuggire dal conflitto in Sud Sudan, sta intervenendo per garantire servizi igienici adeguati e acqua pulita a centinaia di migliaia di rifugiati.
La Siria in ginocchio a 13 anni dall’inizio della guerra
A 13 anni dall’inizio di un conflitto, che ha causato oltre mezzo milione di vittime e la più grave emergenza profughi al mondo, la Siria si trova a dover fronteggiare la ricostruzione successiva al sisma che nel febbraio dell’anno scorso ha devastato la Turchia e il nord-ovest del Paese causando quasi 6.000 morti, oltre 12.000 feriti e danni enormi a case e infrastrutture essenziali. In un paese piegato dalla crisi economica, dove l’85% delle famiglie è in povertà, i bisogni restano grandissimi: oltre il 40% degli ospedali e delle strutture sanitarie non funzionano, mentre la popolazione sta affrontando l’incubo del colera. Basti pensare che in questo momento oltre 13,5 milioni di persone sono esposte al rischio di epidemie per la mancanza di accesso ad acqua pulita e servizi igienici adeguati. La situazione più critica resta nelle zone colpite dal sisma 12 mesi fa, in città come Aleppo, Hama, Idleb e Latakia, dove oltre 4 milioni di persone dipendono dagli aiuti umanitari per sopravvivere.
Allo scoppio dell’emergenza di un anno fa, Oxfam già al lavoro nel paese, ha portato alle comunità più colpite gli aiuti essenziali per tornare ad una parvenza di normalità. Un abitante su sei qui è rimasto senza nulla e Oxfam ha provveduto a distribuire acqua pulita e beni essenziali a oltre 1 milione di terremotati stipati nei rifugi, nelle scuole e nelle abitazioni rimaste in piedi dopo il sisma. Un intervento che continuerà, nei prossimi mesi per portare un aiuto concreto ad altre decine di migliaia di siriani a Deir Ez Zor, Idleb, Aleppo e Latakia.
“Grazie ai fondi raccolti con la Campagna – oltre ad intervenire al fianco della popolazione di Gaza, in Etiopia e in Siria – potremo soccorrere oltre 400 mila persone nelle più gravi emergenze in corso, con particolare attenzione alle donne, perché ogni essere umano ha il diritto di vivere in sicurezza, ovunque si trovi. Vogliamo garantire l’accesso all’acqua pulita e servizi igienico-sanitari adeguati alle comunità più povere e vulnerabili in Yemen, messe in ginocchio da 13 anni di guerra, il cui anniversario ricorre il prossimo 26 marzo. In un Paese dove oltre 18 milioni di abitanti, di cui più della metà bambini, dipendono dagli aiuti umanitari per sopravvivere. – spiega Emilia Romano, Presidente di Oxfam Italia – Allo stesso tempo potremo offrire opportunità di lavoro e formazione ai rifugiati siriani nel campo di Za’atari in Giordania o ai giovani nelle aree più depresse del Libano, che ancora oggi ospita centinaia di migliaia di siriani. Rafforzeremo inoltre la capacità di adattamento alla crisi climatica degli abitanti di alcune delle città più colpite in Malawi, Mozambico, Isole Comore e Madagascar”.
Come fare la differenza al fianco di Oxfam
Fino al 9 aprile sarà quindi possibile donare 2 euro con sms al 45593, 5 e 10 euro con una chiamata dal telefono fisso, sempre allo stesso numero.
Con un contributo di:
- 2 euro si donerà bustine potabilizzanti per purificare 200 litri di acqua, sufficienti al fabbisogno settimanale di una famiglia “in emergenza”, per bere, lavarsi e cucinare;
- 5 euro si donerà il recipiente per trasportare e conservare in modo pratico e sicuro l’acqua purificata, a riparo da germi e batteri;
- 10 euro si donerà un kit di emergenza completo ad una famiglia, che oltre alle bustine e al recipiente, contiene sapone disinfettante e detergenti, asciugamani e oggetti per la pulizia personale.
Come donare
Fino al 9 aprile sarà possibile donare tramite il numero 45593:
· 2 euro per ciascun SMS inviato da cellulari WindTre, TIM, Vodafone, Iliad, PosteMobile, CoopVoce, Tiscali.
· 5 o 10 euro per ciascuna chiamata fatta sempre al 45593 da rete fissa TIM, Vodafone, WindTre, Fastweb,Tiscali e Jeny.
· 5 euro anche per ciascuna chiamata fatta allo stesso numero da rete fissa TWT, Convergenze e PosteMobile.
È inoltre possibile, specificando la causale “Acqua sicura”, donare tramite carta di credito su www.oxfam.it
Una campagna da sostenere. L’acqua è il bene più prezioso. Negarla, è un crimine contro l’umanità.