È quasi la fine del suo discorso nella festosa udienza in Sala Nervi agli oltre seimila alunni e insegnanti della Rete nazionale delle Scuole di Pace, giunti da 94 città da tutta Italia. E il Papa, facendo una pausa, sembra per un momento raccogliersi in sé stesso.
«Vorrei parlarvi due minuti sulla guerra – dice Francesco `a braccio´ -. Pensate ai bambini che sono in guerra, pensate ai bambini ucraini che hanno dimenticato di sorridere. Pregate per questi bambini, metteteli nel cuore i bambini che sono in guerra. Pensate ai bambini di Gaza, mitragliati, che hanno fame. Pensate ai bambini. Adesso un piccolo silenzio, e ognuno di noi pensi ai bambini ucraini e ai bambini di Gaza».
Poi, proprio al termine del suo intervento, ribadisce: «vi siano a cuore i bambini ucraini, che dimenticano di sorridere; i bambini di Gaza, che soffrono sotto le mitraglie». È uno dei momenti più toccanti di un incontro che tale è anche per l’entusiasmo dei tanti ragazzi e ragazze sul tema della pace, in un momento in cui sempre nuove nubi oscure e venti di guerra attraversano il mondo, minacciando primariamente il loro futuro. E proprio «Trasformiamo il futuro. Per la pace, con la cura», è il tema dell’udienza, la terza del Papa alle Scuole di Pace.
Al suo ingresso in Sala Nervi il Pontefice, oltre che con un’ovazione e un corale «Grazie», viene accolto con uno sventolio di cartelli colorati con scritte come «Grazie Papa Francesco», «Fermiamo le guerre», «Facciamo pace». E il discorso che rivolge ai ragazzi è una sorta di manifesto programmatico sul loro impegno.
«Oggi più che mai, invece – avverte -, c’è bisogno di vivere con responsabilità, allargando gli orizzonti, guardando avanti e seminando giorno per giorno quei semi di pace che domani potranno germogliare e portare frutto. Grazie ragazzi e ragazze!». Il Papa sottolinea l’importanze del Summit per il Futuro che si terrà in settembre all’Onu «per affrontare le grandi sfide globali di questo momento storico e firmare un `Patto per il Futuro´ e una `Dichiarazione sulle generazioni future´».
«Siete chiamati ad essere protagonisti e non spettatori del futuro», afferma Francesco, coinvolgendo i ragazzi in gioiosi botta e risposta e sollecitando risposte corali. «Non possiamo solo delegare le preoccupazioni per il `mondo che verrà´ e per la risoluzione dei suoi problemi alle istituzioni deputate e a coloro che hanno particolari responsabilità sociali e politiche», osserva.
Secondo il Pontefice, «le sfide odierne, e soprattutto i rischi che, come nubi oscure, si addensano su di noi minacciando il nostro futuro», «ci riguardano tutti, interrogano l’intera comunità umana, richiedono il coraggio e la creatività di un sogno collettivo che animi un impegno costante». Ma «si tratta di un sogno che richiede di essere svegli e non addormentati! – richiama – Sì, perché lo si porta avanti lavorando, non dormendo; camminando per le strade, non sdraiati sul divano; usando bene i mezzi informatici, non perdendo tempo sui social».
Per Francesco, inoltre, la pace «non è soltanto silenzio delle armi e assenza di guerra», ma è «dal `prendersi cura´ reciproco» che nasce «una società inclusiva, fondata sulla pace e sul dialogo». «In questo tempo ancora segnato dalla guerra, vi chiedo di essere artigiani della pace – è quindi l’appello, prima dei saluti e dell’abbraccio finale -; in una società ancora prigioniera della cultura dello scarto, vi chiedo di essere protagonisti di inclusione; in un mondo attraversato da crisi globali, vi chiedo di essere costruttori di futuro, perché la nostra casa comune diventi luogo di fraternità, di solidarietà e di pace».
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