Papa Francesco alla Biennale di Venezia, papa Francesco al G7. La prima novità, una visita senza precedenti, si verificherà domenica 28 aprile. L’intervento al G7, probabilmente in collegamento audio-video, durante la riunione prevista dal 13 al 15 giugno e parlerà nello spazio dedicato all’intelligenza artificiale.
Apparentemente sono due fatti che non hanno un collegamento, ma il sottosegretario vaticano alla Cultura, padre Antonio Spadaro e tra gli organizzatori e ideatori della visita papale alla Biennale, ha spiegato che non è così: “La Chiesa sente il bisogno di essere chiamata non solamente a costruire i propri forum nei propri spazi, ma ad essere presente lì dove avviene in effetti il dibattito reale”. E’ una accessibile estensione del concetto di “Chiesa in uscita” tanto caro a Bergoglio e che indica un modo di essere nel rapportarsi con il mondo, nel mondo. Una scelta dunque di Chiesa che vive nella Storia. Interessante poi la decisione del papa di intervenire nella discussione sull’intelligenza artificiale: un tema decisivo per il nostro futuro, sul quale possiamo dire per certo che bisogna riflettere sapendo che indietro non si torna, ma anche che bisogna pensare a come andare avanti evitando di andare a sbattere. E le applicazioni dell’intelligenza artificiale alla guerra se potrebbero aiutarci a procedere in sicurezza possono farci andare contro un muro di cemento armato. Qui tutto dipende da noi, dall’intelligenza non artificiale, altrove il discorso è molto più complesso. Ma intanto va affrontato collegialmente, e responsabilmente. Ecco perché si parla di un intervento teso a soffermarsi sul necessario quadro “regolatorio, etico e culturale”.
A Venezia invece Francesco visiterà il padiglione della Santa Sede, che ospita una mostra intitolata “Con i miei occhi”, all’interno di un’edizione dedicata al tema “Stranieri ovunque”, un tema che sembra scritto o scelto da lui. Lungo le Fondamenta delle Convertite, nell’isola della Giudecca a Venezia, la pianta sporca e martoriata di due enormi piedi conquista l’intera parete della chiesa sconsacrata di questo ex convento, dal 1855 sede del penitenziario femminile dove è stato allestito il padiglione vaticano.
Il murale è di Maurizio Cattelan, si intitola “Father”, introduce al Padiglione allestito con opere di otto artisti. Un padiglione particolare, dedicato ai diritti umani e agli ultimi in sintonia con i principi invocati da Papa Francesco verso chi gli emarginati, gli scartati.
Comunque una scelta forte, visto che questo padiglione si trova dentro il carcere femminile della Giudecca, nel cui cortile atterrerà l’elicottero del papa. E allora è normale che le prime persone che il papa incontrerà saranno loro, le detenute, quelle che accompagneranno i visitatori. Forse incontrandole Bergoglio si ricorderà di quando, da arcivescovo di Buenos Aires, diceva che “la maggior esclusione consiste nel nemmeno vedere l’escluso”.
Qui si comprende l’interesse del papa per l’arte e l’artista, i cui occhi vanno più in profondità, vedono quello che noi spesso non riusciamo a vedere, a cogliere. Ma non si tratta soltanto di vedere l’escluso, ma anche il mondo come lui lo vede: è il rapporto tra arte e lotta allo scarto e più in generale la capacità di cogliere le inquietudini e i sogni dell’oggi. Osserva al riguardo padre Spadaro: «l’arte è nel cammino dell’uomo sulla terra, oggi aperto su un baratro. E su di esso dall’interno del cortile centrale del carcere della Giudecca si leva un messaggio sintetico, una scritta al neon del duo Claire Fontaine che brilla nel buio: Siamo con voi nella notte”.» Interessante quanto ha detto al riguardo del padiglione vaticano il sindaco di Venezia: “ Un messaggio fortificante e di grande lungimiranza. Non dobbiamo dimenticare che Venezia è diventata grande attraverso l’umiltà e il rispetto. E, soprattutto, l’integrazione. Partire dal carcere, dalle persone in difficoltà – e tutti, nella vita, prima o poi lo siamo – e dagli ultimi è un modo per dire: tutti possiamo partecipare alla grandiosità della vita.”
Per Vaticannews, il sito on line della Santa Sede, “È un dialogo a cuore aperto tra le detenute della Giudecca e gli artisti, scelti dai curatori del Padiglione della Santa Sede, Bruno Racine e Chiara Parisi. Un dialogo tra quello che si vive “dentro”, segnato dal dolore, dall’esclusione e dalla colpa; e quello che si porta da “fuori”, soprattutto il disagio e il pregiudizio. Colpisce però che la mescolanza di sensazioni tanto diverse si sciolgano nella bellezza dell’arte che è veicolo di comprensione, di confronto, del donarsi a vicenda. L’esperienza fatta tra le detenute e gli artisti si esprime nelle opere allestite nei vari locali della Giudecca. Installazioni, quadri, foto che rendono il Padiglione della Santa Sede un’esperienza capace di generare “parole nuove”, ha sottolineato il cardinale Josè Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione”.
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