Tassare gli ultraricchi: una battaglia di giustizia globale che unisce il "presidente operaio" e il mondo solidale
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Tassare gli ultraricchi: una battaglia di giustizia globale che unisce il "presidente operaio" e il mondo solidale

Un’alleanza globale per una battaglia di giustizia planetaria. Un’imposta agli ultraricchi. Una battaglia che può unire leadership politiche e mondo solidale. Una battaglia in cui Oxfam è da sempre in prima linea.

Tassare gli ultraricchi: una battaglia di giustizia globale che unisce il "presidente operaio" e il mondo solidale
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Umberto De Giovannangeli Modifica articolo

26 Giugno 2024 - 17.27


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Un’alleanza globale per una battaglia di giustizia planetaria. Un’imposta agli ultraricchi. Una battaglia che può unire leadership politiche e mondo solidale. Una battaglia in cui Oxfam è da sempre in prima linea.

Battaglia di giustizia

Tra 200 e 250 miliardi di dollari all’anno di gettito fiscale da un’imposta minima del 2% sui patrimoni dei circa 3.000 miliardari globali. Ulteriori entrate erariali per 100-140 miliardi di dollari all’anno, se il tributo fosse esteso anche ai titolari di ricchezza netta superiore a 100 milioni di dollari.

Sono le stime contenutene nel rapporto a cura dell’economista Gabriel Zucman, direttore dell’Osservatorio Fiscale Europeo, commissionatogli dalla Presidenza brasiliana del G20 in vista del G20 Finanze di fine luglio a Rio e pubblicato ieri. 

 Le ulteriori considerazioni presentate nel rapporto:

  • i recenti progressi nella cooperazione internazionale in materia fiscale rendono l’imposta minima sui patrimoni miliardari tecnicamente fattibile;
  • tale nuovo standard globale per la tassazione degli ultraricchi può essere attuato anche in mancanza di partecipazione da parte di tutti i Paesi, se si rafforzano le discipline domestiche di exit taxation e si prevede l’esistenza di un esattore di ultima istanza come accaduto per la global minimum tax per le grandi multinazionali;
  • la misura contribuirebbe a ridurre la regressività al vertice dei sistemi di imposizione che vede contribuenti più facoltosi in molti Paesi, tra cui l’Italia, versare, in proporzione al proprio reddito o patrimonio, minori imposte dirette, indirette e contributi rispetto a cittadini con redditi più bassi o patrimoni più esigui;
  • è necessario rafforzare lo scambio automatico di informazioni tra le amministrazioni fiscali per permettere di ricostruire i patrimoni assoggettati al prelievo e limitare il rischio di evasione;
  • negli ultimi quarant’anni, i miliardari hanno registrato, in media, un rendimento nominale annuo lordo del 7,5% e corrisposto ogni anno all’erario l’equivalente irrisorio dello 0,3% del valore dei propri patrimoni. La misura proposta da Zucman produrrebbe, in media, un calo del rendimento annuo netto per i miliardari dal 7,2% al 5,5% con limitati impatti avversi sulle scelte di risparmio ed investimento.

 Commentando il rapporto, Mikhail Maslennikov, policy advisor di Oxfam Italia sui dossier di giustizia fiscale, ha dichiarato:

“Il rapporto di Gabriel Zucman traccia nitidamente una possibile strada che consentirebbe di riconciliare la globalizzazione con una maggiore giustizia fiscale, impedendo agli ultraricchi di eludere i propri obblighi tributari e continuare a finanziare in maniera insufficiente le istituzioni pubbliche. É nell’interesse economico strategico di ogni governo sostenere ora lo sforzo della Presidenza brasiliana del G20, volto a definire un nuovo standard globale per la tassazione dei super-ricchi”.
“Se i governi del G20 si impegnassero ad attuare forme di tassazione personale più equa e progressiva, darebbero seguito alle richieste provenienti da milioni di cittadini di tutto il mondo, indignati per lo scarso contributo dei più abbienti al bene comune e persino ai richiami di molti ultramilionari stessi che, preoccupati per i rischi di tenuta dei sistemi democratici, ascrivibili ai crescenti divari sociali, chiedono di aumentare il prelievo sui più ricchi”.

 “Tassare maggiormente gli ultraricchi potrebbe generare significative risorse da investire nel contrasto alle disuguaglianze e nella lotta al cambiamento climatico. Per ridurre le opportunità di abuso serve rafforzare la cooperazione amministrativa in materia fiscale, come non dimentica di sottolineare Zucman. Il suo rapporto ci ricorda come sistemi fiscali più equi possano dare un valido contributo per sanare le divisioni che segnano le nostre società.”

Il “Presidente operaio”.

Da un lancio Ansa del 13 giugno scorso: “Il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva ha rilanciato oggi la proposta di introduzione di una tassa sui super-ricchi per contribuire alla soluzione di fame e povertà nel mondo, citando papa Francesco, elogiando il presidente Joe Biden e criticando Elon Musk, nella sede dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Ilo) a Ginevra.
 Il Brasile, ha dichiarato, “promuove la tassazione dei super-ricchi nel dibattito del G20.

Mai prima d’ora il mondo ha avuto così tanti miliardari. Parliamo di 3.000 persone che possiedono 15.000 miliardi di dollari, che rappresentano la somma dei Pil di Giappone, Germania, India e Regno Unito”. “Come ha detto papa Francesco – ha proseguito – non c’è democrazia con la fame, non c’è sviluppo con la povertà, non c’è giustizia con la disuguaglianza”.
Il capo dello stato brasiliano ha peraltro elogiato il presidente statunitense Joe Biden, criticando il magnate Elon Musk, proprietario del social network X. “Il presidente Biden – ha sostenuto – si è dimostrato un grande alleato nel costruire una nuova pietra miliare nel rapporto tra capitale e lavoro, questo è il senso della partnership per i diritti dei lavoratori che abbiamo lanciato all’Onu lo scorso anno”.
Alludendo infine alle attività di Musk, Lula ha dichiarato, suscitando gli applausi dei presenti, che “la concentrazione del reddito è così assurda che alcuni individui hanno i propri programmi spaziali (..). Non abbiamo bisogno di cercare soluzioni su Marte. È la terra che ha bisogno delle nostre cure”. 
Tassare la grande ricchezza è cosa buona e giusta. E fattibile. 

Aumentare l’equità del sistema fiscale italiano, garantire maggiore sostenibilità alle finanze pubbliche, reperire le risorse necessarie per stimolare una crescita sostenibile ed inclusiva, supportare politiche di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, finanziare investimenti nella transizione ecologica giusta, nei beni pubblici essenziali come sanità ed istruzione e nel contrasto all’ampliamento dell’area della vulnerabilità ed esclusione sociale.

Sono questi gli obiettivi principali del Manifesto a supporto di un’agenda Tax The Rich per l’Italia, sottoscritto da 134 economisti italiani provenienti da 50 università italiane e straniere, presentato e discusso recentemente al Senato in una tavola rotonda coordinata da Oxfam e Patriotic Millionaires, con la partecipazione dei rappresentanti di tutti gli schieramenti politici.

“L’adesione di un numero così significativo di economisti italiani all’agenda Tax The Rich dà autorevolezza e ulteriore vigore alle nostre istanze di una maggiore giustizia fiscale – rimarca  Mikhail Maslennikov, policy advisor su giustizia economica di Oxfam – Con questo Manifesto ci auguriamo di avere l’ascolto della classe politica che non può più ignorare la necessità di rafforzare l’equità del nostro sistema fiscale, né rinunciare a recuperare risorse cruciali per abbattere le liste d’attesa nelle strutture sanitarie pubbliche, stabilizzare il personale precario nelle scuole, finanziare misure di supporto a cittadini in condizioni di fragilità e contrastare efficacemente i cambiamenti climatici”.

Le proposte del Manifesto

Tra i tasselli dell’agenda – su cui gli economisti chiedono ai decisori politici di impegnarsi nel breve periodo – figurano:

  • l’introduzione di un’imposta progressiva sui grandi patrimoni da applicarsi allo 0,1% più ricco dei cittadini italiani, titolari di patrimoni netti superiori a 5,4 milioni di euro, in linea con l’Iniziativa dei Cittadini Europei su cui è in corso la raccolta di firme coordinata da Oxfam Italia attraverso la campagna LaGrandeRicchezza;
  • l’aumento del prelievo sulle grandi successioni e donazioni per ridurre il regime di sostanziale favore sulle risorse ereditate o ricevute in dono, che hanno scarse giustificazioni di merito contribuiscono a divaricare le opportunità e riducono il dinamismo dell’economia;
  • l’introduzione di ulteriori scaglioni ed aliquote marginali IRPEF per redditi più elevati.

 Nel medio periodo si chiede invece di prevedere:

  • l’ampliamento della base imponibile dell’imposta sui redditi delle persone fisiche a tutti i redditi da lavoro e ai redditi da capitale finanziario, con la conseguente abolizione dei regimi sostitutivi. L’intervento prefigurerebbe il passaggio a una tassazione personale onnicomprensiva, e assicurerebbe, visto l’elevato grado di concentrazione dei redditi finanziari, una maggiore equità distributiva;
  • la revisione del prelievo sui redditi e sui patrimoni immobiliari per aumentarne l’equità verticale e orizzontale. Precondizione necessaria per una simile revisione è l’aggiornamento del catasto. Oggi il valore di mercato degli immobili è, nella media nazionale, di circa 3 volte superiore al valore catastale, con un rapporto più alto in aree ricche del paese e per immobili dal valore di mercato più elevato.

 “Recenti studi empirici, tra cui il nostro sull’Italia, hanno mostrato come in molti Paesi il sistema fiscale sia nel suo complesso regressivo, con i contribuenti più ricchi che beneficiano di aliquote effettive del prelievo, minori rispetto al resto della popolazione con redditi meno elevati. – hanno dichiarato Demetrio Guzzardi, Elisa Palagi ed Andrea Roventini, economisti della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e principali estensori del Manifesto – Le misure proposte nel Manifesto ambiscono a porre rimedio a questa palese ingiustizia, assicurando un maggiore prelievo a carico dei membri più facoltosi della nostra società, come lo 0,1% più ricco della popolazione e favorendo una distribuzione più equa degli oneri fiscali in linea con il principio di progressività esplicitamente richiamato nella nostra Costituzione”.

L’Agenda Tax The Rich: dimensione internazionale

 Prosegue la raccolta di firme europea, prossima alle 200.000 sottoscrizioni, per chiedere alla Commissione UE l’istituzione di un’imposta europea sui grandi patrimoni. 
Promettente è anche l’iniziativa della Presidenza brasiliana del G20 che, supportata da Paesi come la Francia, la Spagna e il Sudafrica, intende promuovere un’agenda internazionale per la tassazione degli ultraricchi.

Dopo gli sforzi negoziali pluriennali che hanno portato all’accordo, sottoscritto nel 2021 da oltre 140 Paesi, sulla revisione delle regole di tassazione delle multinazionali, una nuova agenda internazionale sulla tassazione dei più ricchi costituirebbe un risvolto altamente desiderabile per riconciliare la globalizzazione con una maggiore giustizia fiscale. Se prevedesse misure potenziate di trasparenza fiscale e il rafforzamento dello scambio di informazioni tra autorità fiscali nazionali, l’agenda aiuterebbe a colmare gli attuali gap informativi sui patrimoni individuali e sui redditi personali di fonte estera. Si impedirebbe in tal modo di eludere i propri obblighi tributari, a chi ha ampie opportunità di occultare i propri asset offshore o di condurre l’attività economica in modo opaco. L’agenda dovrebbe chiaramente andare oltre, favorendo l’eliminazione dei regimi fiscali preferenziali per le persone fisiche e l’assoggettamento a un livello minimo di tassazione effettiva dei super ricchi, che oggi versano imposte irrisorie in rapporto al proprio patrimonio.

Il supporto dei milionari all’Agenda Tax the Rich 
In un sondaggio commissionato nel 2023 dai Patriotic Millionaires – cui hanno preso parte 2.385 milionari dei Paesi del G20 – oltre il 74% degli intervistati si è dichiarato favorevole ad una tassazione più elevata della ricchezza.

Tale riscontro esprime una visione più lungimirante della politica e riconosce la minaccia per la tenuta dei sistemi democratici derivante dai crescenti divari economici e sociali.
In Italia, in particolare, il 79% dei 200 milionari intervistati ha espresso supporto per un aumento del prelievo a carico degli individui più facoltosi, per finanziare servizi pubblici e misure di contrasto al caro vita. 

 Il 77% degli intervistati italiani ha inoltre accolto favorevolmente la proposta di istituire un’imposta del 2% sui patrimoni dei miliardari globali, avanzata dall’economista e direttore dell’Osservatorio Fiscale Europeo Gabriel Zucman.

 “Il livello di civiltà di una società non si misura solo nel modo in cui tratta i suoi membri più vulnerabili, ma in quello che chiede ai suoi membri più abbienti – afferma Rebecca Gowland, direttrice esecutiva dei Patriotic Millionaires International – L’estrema concentrazione della ricchezza sta portando a una pericolosa accumulazione di potere economico e di influenza nelle mani di pochi che mette a repentaglio la tenuta dei sistemi economici e delle democrazie. Se i decisori politici non mostreranno responsabilità e non chiederanno un contributo maggiore a chi occupa posizioni apicali nelle nostre società, concorreranno a cristallizzare le attuali ingiustizie e a indebolire la mobilità e la coesione sociale con conseguenze catastrofiche per il nostro patto di cittadinanza”. 

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