Natale tra clichè, solidarietà rumorosa e conflitti globali: riflessioni su modernità e tradizioni perdute
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Natale tra clichè, solidarietà rumorosa e conflitti globali: riflessioni su modernità e tradizioni perdute

 Unica vera novità di questo Natale 2024 è stata l’apertura dell’Anno Santo, apertura che giunge nel momento più delicato del nostro pianeta, sconvolto da disastri climatici e da un incredibile numero di conflitti.

Natale tra clichè, solidarietà rumorosa e conflitti globali: riflessioni su modernità e tradizioni perdute
San Pietro
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Michele Cecere Modifica articolo

27 Dicembre 2024 - 22.14


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“La libertà non è star sopra un albero
Non è neanche un gesto o un’invenzione
La libertà non è uno spazio libero
Libertà è partecipazione”. 

Da qualche giorno, queste parole della nota canzone di Gaber accompagnano lo spot di “Autostrade per l’Italia”, uno spot che si conclude con lo slogan “La libertà è movimento”, cosa che fa ritenere che l’unica analogia col brano di Gaber sia la parola “libertà”. E pensare che proprio la magnifica coppia “Gaber-Luporini” aveva scritto nel 1981 un’altra bellissima ma poco conosciuta canzone, “L’illogica allegria”, un magico affresco di situazione minimale vissuta proprio viaggiando “da solo in autostrada alle prime luci del mattino” e scoprendosi sorprendentemente e quasi illogicamente allegro, forse solo perché capace di “essersi preso il diritto di vivere il presente”. A parte la bellezza immortale di “La libertà” non si vede il nesso con la mobilità odierna sulle autostrade italiane, ormai perennemente ingolfate da lavori e restrizioni al traffico, pertanto lo spot rischia di essere un piccolo autogol, soprattutto perché la diffusione del messaggio pubblicitario avviene proprio nei giorni che precedono il grande traffico di Natale.

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Ma tant’è, anche questo Natale non è sfuggito ai soliti riti, ormai triti e ritriti. Come sempre i media non sanno cosa scrivere e, in mancanza di delitti eccellenti e di fatti di cronaca particolarmente terrificanti, eccoli esibirsi puntualmente coi soliti clichè: come spendono gli italiani la tredicesima, quali sono i regali preferiti sotto l’albero, il cenone di Natale (e poi quello di fine anno), il meteo (che almeno quest’anno ha offerto un po’ di neve),  dove vanno in vacanza gli italiani, i film e le canzoni di Natale (sono sempre le stesse anche queste da una ventina di anni!), gli auguri dei VIP (ma chi se ne frega!?) e le promesse dei politici, tanto l’anno prossimo sarà anche peggio. Immancabili poi, per fortuna, i servizi sulle mense per i poveri, peccato che i riflettori su queste iniziative si accendano solo a Natale, mentre c’è un gran numero di volontari che ogni giorno in tutta la penisola cucina e dispensa cibo ai più bisognosi, ma in silenzio, senza fare rumore. A differenza delle centinaia di Babbo Natale che, in sella a moto di grossa cilindrata, rombavano assurdamente inquinando di gas e rumore le vie della mia città (ma sono certo che la scena si è ripetuta in molte città italiane nei giorni scorsi) per portare regali ai bimbi negli ospedali.  Sembra che la solidarietà, per essere notata e finire in Tv, debba fare per forza  rumore. Quasi come quello dei soliti fuochi pirotecnici che incendiano i cieli della notte del 24, come se il bambinello fosse nato in mezzo a razzi e rulli di tamburo in quella grotta lontana anni luce dalla nostra fragorosa modernità. 

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 Unica vera novità di questo Natale 2024 è stata l’apertura dell’Anno Santo, apertura che giunge nel momento più delicato del nostro pianeta, sconvolto da disastri climatici e da un incredibile numero di conflitti. Perché anche a Natale le guerre non si fermano.  Israele continua il suo reiterato genocidio del popolo palestinese, ma questa parola non si può dire, perché ti danno subito dell’antisemita! Anche Putin non perde tempo e bombarda il Natale cristiano di Kiev, che ormai non lo festeggia più il 7 gennaio ma si uniforma all’Occidente.

E l’Italia che fa mentre altri popoli continuano a farsi la guerra e tanti poveri continuano a dormire al freddo in strada? In Italia discettiamo sui testi, non proprio memorabili, del cantante Toni F, testi che probabilmente (però non si sa mai!) non saranno mai adottati da uno spot pubblicitario. 

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