Di fronte alla minaccia sempre più concreta di un conflitto mondiale, il Papa ha proposto una “diplomazia della speranza, di cui tutti siamo chiamati a farci araldi, affinché le dense nubi della guerra possano essere spazzate via da un rinnovato vento di pace”. Per il Giubileo, ha sottolineato l’importanza di “superare la logica dello scontro e abbracciare invece la logica dell’incontro”.
Questo è quanto scritto da Francesco nel suo discorso al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. A causa di un raffreddore, il Papa non ha potuto leggere il testo, che è stato presentato da monsignor Filippo Ciampanelli dopo il saluto di Georges Poulides, ambasciatore di Cipro e decano del Corpo Diplomatico.
Papa Francesco ha evidenziato come “iniziamo questo anno mentre il mondo si trova lacerato da numerosi conflitti, piccoli e grandi, più o meno noti e anche dalla ripresa di esecrabili atti di terrore, come quelli recentemente avvenuti a Magdeburgo in Germania e a New Orleans negli Stati Uniti. Vediamo pure che in tanti Paesi ci sono sempre più contesti sociali e politici esacerbati da crescenti contrasti”. Ha inoltre richiamato l’attenzione sulle fake news, sottolineando che “non solo distorcono la realtà dei fatti, ma finiscono per distorcere le coscienze, suscitando false percezioni della realtà e generando un clima di sospetto che fomenta l’odio”.
Nel discorso, il Pontefice ha elencato i mali che affliggono il nostro tempo: “Numerose – ha detto – sono le miserie del nostro tempo. Mai come in quest’epoca l’umanità ha sperimentato progresso, sviluppo e ricchezza e forse mai come oggi si è trovata sola e smarrita, non di rado a preferire gli animali domestici ai figli. C’è un urgente bisogno di ricevere un lieto annuncio”. Ha poi aggiunto: “Un annuncio che, nella prospettiva cristiana, Dio ci offre nella notte di Natale! Tuttavia, ciascuno – anche chi non è credente – può farsi portatore di un annuncio di speranza e di verità”.
Francesco ha toccato anche il tema dell’aborto, definendolo “inaccettabile”. Ha ribadito che “contraddice i diritti umani, in particolare il diritto alla vita. Tutta la vita va protetta, in ogni suo momento, dal concepimento alla morte naturale, perché nessun bambino è un errore o è colpevole di esistere, così come nessun anziano o malato può essere privato di speranza e scartato”. Ha espresso preoccupazione per “il tentativo di strumentalizzare i documenti multilaterali – cambiando il significato dei termini o reinterpretando unilateralmente il contenuto dei trattati sui diritti umani – per portare avanti ideologie che dividono, che calpestano i valori e la fede dei popoli”. Il Papa ha denunciato una “vera colonizzazione ideologica”, che cerca di “sradicare le tradizioni, la storia e i legami religiosi dei popoli”. Ha poi criticato la cancel culture, affermando che “non tollera differenze e si concentra sui diritti degli individui, trascurando i doveri nei riguardi degli altri, in particolare dei più deboli e fragili”.
Passando alle crisi internazionali, il Pontefice ha dichiarato: “Rinnovo l’appello a un cessate-il-fuoco e alla liberazione degli ostaggi israeliani a Gaza, dove c’è una situazione umanitaria gravissima e ignobile, e chiedo che la popolazione palestinese riceva tutti gli aiuti necessari. Il mio auspicio è che Israeliani e Palestinesi possano ricostruire i ponti del dialogo e della fiducia reciproca, a partire dai più piccoli, affinché le generazioni a venire possano vivere fianco a fianco nei due Stati, in pace e sicurezza, e Gerusalemme sia la ‘città dell’incontro’, dove convivono in armonia e rispetto i cristiani, gli ebrei e i musulmani”. Ha aggiunto: “Non possiamo minimamente accettare che si bombardi la popolazione civile o si attacchino infrastrutture necessarie alla sua sopravvivenza. Non possiamo accettare di vedere bambini morire di freddo perché sono stati distrutti ospedali o è stata colpita la rete energetica di un Paese”.
Il Papa ha condannato con fermezza l’antisemitismo, osservando: “Effettivamente non c’è vera pace se non viene garantita anche la libertà religiosa, che implica il rispetto della coscienza dei singoli e la possibilità di manifestare pubblicamente la propria fede e l’appartenenza ad una comunità. In tal senso preoccupano molto le crescenti espressioni di antisemitismo, che condanno fortemente e che interessano un sempre maggior numero di comunità ebraiche nel mondo”.
Sul conflitto in Ucraina, Francesco ha espresso la speranza che “tutta la Comunità internazionale si adoperi anzitutto per porre fine alla guerra che da quasi tre anni insanguina la martoriata Ucraina e che ha causato un enorme numero di vittime, inclusi tanti civili. Qualche segno incoraggiante è apparso all’orizzonte, ma molto lavoro è ancora necessario per costruire le condizioni di una pace giusta e duratura e per sanare le ferite inflitte dall’aggressione”.
Il Pontefice ha rivolto un pensiero anche ai conflitti in corso nel continente africano, evidenziando situazioni critiche in Sudan, Sahel, Corno d’Africa, Mozambico e nelle regioni orientali della Repubblica Democratica del Congo. Ha sottolineato come queste crisi siano aggravate da problemi sanitari, umanitari e dal terrorismo, che causano ingenti perdite di vite umane e lo sfollamento di milioni di persone.
Attualmente, la Santa Sede intrattiene relazioni diplomatiche con 184 Stati, oltre all’Unione Europea e al Sovrano Militare Ordine di Malta.
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