Il petrolio di Moratti nelle mani di Gheddafi
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Il petrolio di Moratti nelle mani di Gheddafi

Un lavoro di due giornalisti del The Bureau of Investigative Journalism di Londra sul petrolio della Saras diretto alla Libia di Gheddafi e intercettato dalla Nato.

Il petrolio di Moratti nelle mani di Gheddafi
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27 Agosto 2011 - 12.25


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di Caelainn Barr e Federico Gatti (The Bureau of Investigative Journalism – Londra)

Lo scorso 20 Maggio le truppe Nato stanziate lungo le coste libiche negarono l’accesso ad una nave cargo battente bandiera Maltese, la YM Jupiter, contenente 15mila tonnellate di petrolio Saras, compagnia di proprietà di Massimo Moratti. Secondo un report del Bureau of Investigative Journalism di Londra, il cargo, salpato dalle sponde siciliane in direzione Malta per poi convergere sulle coste libiche, fu fermato dalle truppe dell’organizzazione internazionale per i forti sospetti che tale carburante potesse essere usato per scopi bellici dalle truppe di Gheddafi. Fonti interne della Nato hanno confermato al Bureau (www.thebureauinvestigates.com) che la petroliera fu ingaggiata da una società esterna al Gruppo che acquistò il petrolio dalla Saras per poi trasportarlo in Libia.

Dato il fitto velo di segretezza che circonda il business dei trasporti marittimi, non è dato sapere il nome della compagnia in questione, né la Nato ha acconsentito, per “ragioni di sicurezza operativa”, di nominare le società fornitrici delle navi-cargo che hanno cercato di rompere l’embargo e rifornire di petrolio il regime. Le truppe Nato hanno controllato migliaia di navi durante i sei mesi del conflitto, ma solo nove sono state respinte dai porti Libici, tre delle quali petroliere, con l’accusa di fornire aiuti diretti a Gheddafi.Un portavoce della Nato ha dichiarato che “alla nave fu vietato l’accesso alle coste libiche poiché vi erano forti sospetti che il carico potesse essere usato in modo diretto o indiretto per minacciare la sicurezza della popolazione Libica.

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”Sebbene non vi sia prova che la Saras abbia trattato direttamente con il regime o che fosse al corrente dell’utilizzo del carico, le informazioni ottenute dal Bureau of Investigative Journalism hanno sollevato seri dubbi tra gli investitori e le ONG internazionali sull’operato della terza compagnia petrolifera Italiana.Lo scorso 1° Agosto l’organizzazione non governativa internazionale “Conflict Resolution Network” in una lettera indirizzata a Massimo Moratti, già al corrente dell’accaduto, ha chiesto al Gruppo Saras una maggiore trasparenza e una maggiore responsabilità etica nel monitorare l’utilizzo del proprio prodotto.Un portavoce del Gruppo ha dichiarato che quest’ultima non è responsabile del cargo, in quanto il petrolio venne venduto ad una società esterna al gruppo; risposta che stride con i valori dichiarati pubblicamente dalla società che fa capo al patron dell’F.C. Internazionale: “Il gruppo Saras compie scelte, sempre, nell’assoluta consapevolezza delle conseguenze sia immediate che future delle proprie azioni.”“La Saras è responsabile del rispetto e della tutela dei diritti umani,” ha dichiarato Shin Furuya, vicepresidente del Responsible Investment Research al Domini Social Investments. “Questo significa prendere tutte le precauzioni per evitare azioni di favoreggiamento verso coloro che minacciano questi stessi diritti. Sembra che in questo caso la Saras abbia tralasciato le proprie responsabilità, intaccando la propria reputazione,” ha concluso.Qualche mese fa Reuters dichiarò che in Aprile un altro cargo di carburante Saras venne spedito sulle coste occidentali della Libia, al tempo dei fatti ancora sotto il controllo delle truppe lealiste.Il cargo, appartenente alla Navigazione Montanari, partì dalla raffineria lungo le coste sarde in provincia di Sarroch e attraccò al porto Tunisino di La Skhira.

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La nave quindi trasferì le 40mila tonnellate di petrolio su una nave della compagnia di bandiera Libica GNMTC (General National Maritima Transport Company).Sulla vicenda Saras ha dichiarato di “non di aver venduto o consegnato carburate alla GNMTC.” E che “Saras S.p.A. agisce e ha sempre agito nella totale applicazione delle misure restrittive previste per la Libia.”Se nel mese di Aprile al cargo non fu negato l’accesso, altro risultato si ebbe un mese dopo, quando era ormai di pubblico dominio il disperato bisogno di benzina da parte di Gheddafi e delle sue truppe per mantenere alto in controllo sulla costa occidentale. La compagnia di Moratti è stata gravemente colpita dal conflitto. Nell’ultimo anno le azioni del gruppo hanno perso il 21 percento. Fino a qualche mese fa quasi un terzo delle riserve petrolifere della Saras proveniva dalla Libia. La Saras portò avanti strette relazioni commerciali con la compagnia petrolifera di bandiera Libica, la NOC (National Oil Company) prima che le sanzioni delle Nazioni Unite vietarono qualsiasi transazione con quest’ultima società.

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