I ribelli annunciano la caduta di Bani Walid: ma è un falso
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I ribelli annunciano la caduta di Bani Walid: ma è un falso

Ennesimo annuncio falso da parte dei ribelli. La partita è ancora aperta. Continua la caccia al raìs. Gli insorti rilanciano: "Sappiamo dov'è".

Bani Walid era una roccaforte di Gheddafi
Bani Walid era una roccaforte di Gheddafi
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redazione Modifica articolo

4 Settembre 2011 - 16.54


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Bani Walid si è arresa? No. L’annuncio era un falso. L’ennesimo falso nella guerra bugiarda di Libia. Secondo quanto aveva la stazione radio dei ribelli Libya Hurra (Libia libera), la roccaforte dei lealisti ha permesso agli insorti di entrare in città senza spargimento di sangue. In città, però, non c’è traccia di Gheddafi, secondo l’emittente ascoltata dall’inviato dell’Ansa, mentre nei giorni scorsi si era parlato della presenza nell’area del raìs e di alcuni suoi figli. Il colonnello avrebbe lasciato Bani Walid tre giorni fa, secondo quanto ha riferito la trasmissione della radio. Uno dei capi militari degli insorti, Abdul Hakim Belhaj, ha perà detto ad Al Jazira: “Sappiamo dov’è, l’abbiamo individuato”.

A proposito della possibile presenza a Bani Walid di Gheddafi e di alcuni suoi familiari, il britannico Guardian, nella sua edizione online, ha scritto che tre dei figli del raìs – Mutassim, Saadi e Saif al Islam – avrebbero lasciato la città sabato pomeriggio. Sono stati notati movimenti anomali, con alcuni convogli lealisti che lasciavano la zona. Di questi pare facessero parte anche diversi elementi delle Brigate Khamis, il corpo d’élite che era guidato da un altro dei figli di Gheddafi, Khamis, probabilmente ucciso giorni fa in un attacco Nato. I ribelli continuano ad assediare Sirte – la città natale di Gheddafi – ma qui l’ultimatum scadrà solo sabato, come annunciato dal presidente del consiglio nazionale di transizione, Mustafa Abdel Jalil.

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Dal consiglio nazionale
di transizione libico arriva un nuovo stop al tribunale penale internazionale. “Gheddafi dovrebbe essere processato in patria”, ha detto Guma al-Gamaty, coordinatore del Cnt a Londra. “La Corte dell’Aja – ha aggiunto – può giudicare Gheddafi solo per i crimini commessi negli ultimi sei mesi”, ossia, da quando è iniziata la rivoluzione. “Il rais però – ha ricordato il coordinatore – è responsabile di un orrendo elenco di crimini commessi durante i 42 anni in cui è stato al potere, dei quali dovrà rispondere davanti ai giudici del suo Paese”. Il tribunale penale internazionale, lo ricordiamo, ha emesso un mandato d’arresto a fine giugno per il colonnello, per suo figlio Saif al-Islam Gheddafi e per il capo dei servizi segreti Abdallah al Sanussi.

Intanto continuano a emergere notizie imbarazzanti dai documenti abbandonati negli uffici del regime: una di queste riguarda Tony Blair. L’ex premier britannico aiutò il figlio di Muammar Gheddafi, Saif al Islam, nella sua tesi di dottorato suggerendogli spunti al testo. La lettera, intestata e firmata a mano da Blair, è datata 5 marzo 2007. Saif concluse il dottorato alla prestigiosa London School of Economics nel 2008.

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