Tony Blair ha sommerso il mondo di memorie, le sue memorie. Lo statista però si è dimenticato di quei viaggetti a Tripoli, da Gheddafi. Era furioso il leader libico, voleva che i britannici liberassero l’agente di Tripoli, al-Meghrahi, condannato per la strage di Lockerbie.
Tony, spesato di tutto, salì per due volte sul jet messogli a disposizione dall’amico Gheddafi, nel giugno del 2008 e nell’aprile del 2009. Non era più premier, ma era ancora influente. Tanto che nell’agosto del 2009 fu “fatta giustizia” proprio come invocava Gheddafi, l’agente libico venne liberato e tornò in patria perchè in fin di vita (è ancora lì, a Tripoli).
Il dettaglio è emerso dal bunker bombardato di Gheddafi ed è finito sulle prime pagine della stampa britannica.
Per fortuna della comunità internazionale Tony non ha appeso gli scarpini al chiodo, come suol dirsi; serve ancora il mondo guidando il Quartetto, la grande macchina diplomatica che proprio con la “serietà” mostrata da Blair nella vicenda libica cerca da anni di rimettere ordine in Medio Oriente.