Una delegazione italiana é sbarcata al porto di La Goulette giovedi 22 settembre. Lo stesso giorno il tribunale militare di prima istanza di Tunisi rilasciava provvisoriamente il capitano Samir Feriaty, il cui caso giudiziario aveva appassionato l’opinione pubblica tunisina. L’alto funzionario del ministero degli Interni aveva incominciato a fare una serie di dichiarazioni pubbliche in cui accusava per nome e cognome i responsabili degli eccidi delle manoifestazioni durante la rivoluzione e lanciava un grido di allarme contro i tentativi di affossare i processi. Prelevato in mezzo alla strada da un gruppo di persone non identificate é stato poi arrestato con l’accusa di svelare notizie e documenti coperti dal segreto di stato.
La delegazione di attivisti arriva al porto dopo un estenuante viaggio pieno di imprevisti partito da Livorno domenica 18 e mirato a sensibilizzare l’opinione pubblica sul dramma delle rotte dei clandestini. L’associazione “Adelante”, coordinata da Carlo Moscardini e l’associazione di immigrati africani “Wuana Africa” di Firenze, con una partecipazione ben qualificata di SEL (erano presenti tra gli altri Pasqualina Napoliano, Silvana Pisa, Marisa Nicchi, ed il resp giovanile Marco Furfaro), intrapende un viaggio seguendo alla rovescia la rotta degli immigrati clandestini tunisini “per provare anche fisicamente l’esperienza di sofferenza che comporta l’imbarcarsi su una barca in cerca di un futuro migliore” come dira’ Moscardini durante la conferenza stampa a Tunisi.
La tappa di Tunisi si é basata sull’incontro con i blogger, tra cui i famosissimi Leena benmhenni, Azyz Amami e Sofiane Chourabi. L’indomani la delegazione é stata ospitata dall’associazione per i diritti economici e sociali che aveva organizzato una campagna di sensibilizzazione sulla vicenda dei ragazzi scomparsi durante la traversata.
L’indomani il gruppo si é avviato verso Sidi Bouzid per incontrare i ragazzi di “Hay Ennour”, il quartiere dove é nato il ragazzo simbolo della primavera araba, Mohamed Bouaziz, che immolandosi ha scosso la dignità offesa di una intera generazione.
Viaggiare verso il centro del paese, verso quelle regioni dell’entroterra, dove la contraddizione di un sistema economico e politico ha dato luogo all’esplosione rivoluzionaria, é il modo migliore per ritornare sulla storia degli eventi e cercare di recuperare il filo della narrazione.
Gli italiani, come in “pellegrinaggio”, si recheranno davanti la casa del “martire”, visiteranno il luogo simbolico dove quel giorno il giovane venditore ambulante venne cacciato dalla poliziotta, e davanti a quel maledetto cancello del governatorato simbolo di un potere a porte chiuse, davanti al quale scoppiòla rabbia popolare.
A margine di questa giornata di solidarietà ed emozione incontro “Zorba”, facebookista in “tono minore” come mi piace chiamarlo, o anche il “capsien” un altro suo pseudonimo in riferimento all’origine mitica degli abitanti delle steppe centrali, figli di una unica civilta’ antica misto di elementi berberi e negroidi subsahariani. Zorba é pero’ soprattutto un caricaturista, arte e strumento di provocazione politica che nasce nelle universita’ tunisine nell’ultimo decennio.
“Gli studenti militanti avevano inventato questa pratica per diffondere clandestinamente messaggi politici. Brevi scritte, slogan o interi articoli di opinione che venivano scritti sui muri di notte per non farsi scoprire e che duravano il tempo che i guardiani se ne accorgessero e li cancellavano. Da questa pratica mi sono ispirato ed ho incominciato a scrivere dappertutto. Sugli autobus, sui muri della citta’ ed ovviamente all’universita’.”
Sidi Bouzid é una citta’ di circa 40.000 ab, nata all’inizio del secolo sotto il protettorato francese. Circondata dal “jbel el kbar” , famoso per la resistenza dei fellagh durante la resistenza alla colonizzazione, si distende lungo una piana sotto la quale si trova la più importante nappa freatica del paese, la qual cosa favorisce uno sviluppo agricolo importante. Ciononostante rimane emarginata durante le politiche di sviluppo della Tunisia moderna e soprattutto soffre di una carenza cronica di infrastrutture.
“Hay ennour” é un quartiere popolare, secondo gli abitanti il secondo più densamente popolato dopo Ettadhamen (famoso quartiere popolare di Tunisi). Cresciuto sulla spinta dell’immigrazione interna fatta di abitanti delle comunita’ rurali che convergevano verso il nuovo centro amministrativo creato nel 1973. Bourghiba divise amministrativamente la regione in maniera tale da spezzare i legami clanici-familistici che regolavano i rapporti sociali.
Zorba é figlio di “Hay Ennour” ed é stato lui per primo a contattare i ragazzi del quartiere e parlargli dell’iniziativa degli italiani. E cosi il gruppo rap e di break dance locali hanno organizzato uno spettacolo alla casa della cultura in nostro onore, mentre una parte della delegazione incontrava le famiglie dei dispersi raccogliendo frammenti di vita.
Il gruppo é stato seguito per tutta la durata del viaggio in suolo tunisino da una giovane troupe cinematografica che sta documentando alcuni personaggi della “rivoluzione” per tracciare delle narrazioni. Questa settimana era toccato ad Azyz Amami, il nostro blogger angelo custode della delegazione italiana. Azyz fa parte di un gruppo di 10 ragazzi che furono intercettati dal Ministero degli Interni ed arrestati il 9 Gennaio, per azione sovversiva.
Zorba ci tiene invece a sottolineare che anche nella famiglia dei blogger e dei facebookist ci sono le “elite” che godono della fama ed “i proletari”, che, “sconosciuti hanno fatto il vero lavoro di strada, immischiandosi tra le folle nei momenti caldi delle rivolte e trasmettendo immagini, veicolando slogan e facendo circolare i momento salienti degli scontri”.
Zorba non lo dice per pudore, ma lui fa parte di questa seconda categoria. “Il giorno dell’immolazione di Bouazizi ero a Soussa. Mio fratello mi chiama la sera e mi descrive gli incredibili avvenimenti che stanno sconvolgendo la citta’. Mi racconta che di giorno c’é stata una grande manifestazione e di notte migliaia di giovani sono scesi per le strade a scontrarsi con la polizia. Lui mi racconta la cronaca ed io riporto tutto sulla mia pagina fb. Finché dopo due giorni torno a casa per testimoniare direttamente….”
“…Quello che trovo é una citta’ intera in subbuglio. Incredibile a credersi ma tutta la gente parlava di quello che succedeva. Di giorno nascono dei cortei spontanei, poi la gente si riunisce, gente di tutti i tipi, ed i giovani piu’ arditi si danno appuntamento la notte, per cercare lo scontro con la polizia. Di notte é piu’ difficile farsi identificare!”
Venire a Sidi Bouzid non é soltanto tornare sui momenti salienti della rivoluzione, ma significa anche lanciare uno sguardo sull’attualità e cercare di capire se dai moti rivoluzionari é nato un movimento giovanile.
Zorba é un franco tiratore: “ho partecipato a tutte le manifestazioni lì dove scoppiavano gli eventi, nelle regioni interne, accorrevo.” Ma é anche un militante del Pcot, il partito comunista tunisino, che ha saputo sfruttare la sua rete di militanti clandestini per “penetrare” le manifestazioni. Ma nessun partito ha mai potuto rivendicare una paternità e Zorba lo ammette senza difficolta’: “i militanti comunisti erano la minoranza nei cortei, che erano composti soprattutto di gente normale, é stata una vera esplosione di popolo”.
Cerco di farmi aiutare dal mio amico per capire chi siano veramente questi giovani, se siano capaci di esprimere una nuova soggettività politica. Secondo Zorba “non esiste una categoria omogenea di giovani. Certo i moti di ribellione ci aveva uniti tutti. C’era chi ha fame, chi é disperato, chi si sente emarginato e soffre l’esclusione sociale dovuta alla disoccupazione permanente. Ci sono quelli che odiavano l’Hakem (la polizia), ci sono quelli che volevano la libertà’ e si erano stancati dell’oppressione…”
“…Non tutti hanno conquistato una partecipazioone politica. Ci sono ancora quelli che cercano la soddisfazione materiale e per loro non c’é rivoluzione senza la soluzione pratica dei propri problemi esistenziali. C’é chi é ribelle per definizione e stenta a riconoscersi in uno schema di partiti che gli sembra troppo legato alla vita della capitale. E c’é chi fa il lavoro politico vero, in mezzo alla strada cercando di costruire una coscienza di cittadinanza…”
“…Ma una cosa é certa. Tutti hanno la coscienza di aver conquistato la libertà e difficilmente le lancette della storia potranno mai essere messe all’indietro…
Nei caffé, per le strade, si parla di politica e nonostante la difficolta’ ad identificarsi nel nuovo panorama partitico la gente ha voglia di dire la sua.”
Zorba ha un sogno, vedere un giorno pubblicate le sue caricature. Mentre dal basso si impegna con il partito a costruire una coscienza politica, in cui la gente impari a riconoscere i suoi interessi se non di classe di corpo sociale, coltiva la sua passione e continua a lanciare messaggi per le strade del paese.
La delegazione italiana si defila verso il centro sportivo di Sidi Bouzid, dove pernotteranno. Un ragazzo esagitato ha incominciato ad inveire davanti al teatro, mentre si svolgeva il concerto.
Non é facile arrivare fino a Sidi Bouzid. Tutti avevano sconsigliato, ma questi ragazzi nonostante tutto hanno ancora voglia di comunicare. A volte l’arte, meglio della politica, riesce ad esprimere questo concetto.
La delegazione italiana partita da Livorno ed imbarcatasi per Tunisi ci ha provato. Speriamo che si riesca da cio’ a costruire anche un percorso politico.