Progetto Erdogan: i curdi contro il Pkk
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Progetto Erdogan: i curdi contro il Pkk

Una nuova offensiva in Turchia. Pochi dubitano che i guerriglieri siano stati “spinti” a colpire Ankara dal governo di Tehran.

Progetto Erdogan: i curdi contro il Pkk
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21 Ottobre 2011 - 15.29


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Dopo gli attentati più sanguinosi ad opera dei guerriglieri curdi del Pkk Erdogan ha alzato il telefono per parlare con un leader curdo, Massoud Barzani, presidente del Kurdistan iracheno. ”Con lui sono stato molto chiaro, gli ho detto che il Pkk intende distruggere la fratellanza turco-curda. Questo è il disegno e noi dobbiamo impedirlo. C’è molto da fare per procedere in questa direzione e i peshmerga (i guerriglieri curdi) hanno un ruolo fondamentale da svolgere.” Mentre Erdogan parlava con i giornalisti, il suo ministro degli esteri, Davutoglu, riceveva il figlio di Barzani e numero due del Partito Democratico del Kurdistan, che in precedenza aveva già offerto le sue condoglianze al governo turco.

Contemporaneamente il governo di Ankara ha fatto sapere che gran parte delle operazioni anti-Pkk hanno luogo in territorio turco. Dunque c’è un po’ di “bastone e carota” nell’approccio curdo nei confronti del curdi iracheni: dopo aver fatto qualche operazione in territorio curdo-iracheno, Erdogan dice ai suoi di trattenersi, invita Barzani a muovere i suoi peshmerga contro il Pkk, fa sapere che lui rimane convinto di un’amicizia turco-curda, basta che non lo si lasci solo.

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Ha bisogno di sostegni, di alleati, come Barzani, già sottoposto a numerose operazioni “ostili” sul suo territorio da parte iraniana. E’ questo forse il collante su cui Erdogan può insistere di più con Barzani: “l’Iran ci minaccia entrambi, agiamo insieme”. Pochi dubitano infatti che i guerriglieri del Pkk siano stati “spinti” a colpire Ankara proprio da Tehran (e Damasco).

Importante è anche il quadro interno ai curdi iracheni. Il Pkk, a differenza della maggioranza della popolazione curda, avversa le apertura autonomiste di cui Erdogan è stato l’indubbio sostenitore. Lui non le ritira, non le rinnega, torna a parlare di “fratellanza” turco-curda. Lui non è un militare della scuola di Ataturk, un militare nazionalista cioè che deve negare l’identità curda per affermare che i turchi sono un popolo con una lingua una religione, un governo, una lingua, un’appartenenza etnica e quindi che i curdi non esistono. Erdogan rimane agli antipodi di questa “cultura politica” e lo dice, “i curdi sono fratelli”. Ma evidentemente chiede ai partiti curdi nel suo paese di prendere le distanze da Ocalan.

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