Saharawi: appello per i tre cooperanti rapiti
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Saharawi: appello per i tre cooperanti rapiti

L’ Associazione nazionale di solidarietà con il popolo Sahrawi chiede l'immediata liberazione dei tre cooperanti europei, rapiti in Algeria.

Rosella Orru, la cooperante italiana rapita in Ageria
Rosella Orru, la cooperante italiana rapita in Ageria
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25 Ottobre 2011 - 12.09


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Dopo il rapimento dei tre cooperanti europei, accaduto nei pressi di Tindouf, in Algeria, nella notte tra il 22 e il 23 Ottobre, l’Associazione nazionale di solidarietà con il popolo sahrawi, condanna il fatto e chiede l’immediata liberazione degli ostaggi.

Si tratta dell’italiana Rossella Urru del Cisp e dei due spagnoli, Ainoa Fernandeez de Rincón, dell’Associazione degli amici del popolo sahrawi di Estremadura, e Enric Gonyalons, dell’Associazione Munupat, l’unico dei tre ferito, insieme ad un guardiano sahrawi.

L’Ansps esprime la propria solidarietà all’amica Rossella e ai suoi due compagni di sventura, ed è vicina alle loro famiglie, così come alle associazioni dei cooperanti, in modo particolare al Cisp, da sempre in prima linea per il popolo saharawi. “Conosciamo l’intelligenza, la competenza e la determinazione di Rossella” –dicono- “speriamo che queste qualità possano renderle meno duri i momenti che sta vivendo”.

Si tratta senza ombra di dubbio di un atto terroristico. E’ necessario rafforzare le misure per garantire la sicurezza di cooperanti e volontari che sono rimasti nei campi profughi.
L’Ansps chiede al governo italiano e a quello spagnolo di concorrere al felice esito di questa vicenda, collaborando con le autorità sahrawi ed algerine, per individuare gli autori del sequestro e porvi fine al più presto.

Ritiene prioritaria l’immediata liberazione di Rossella e degli altri due cooperanti, senza però dimenticare le ragioni della propria presenza nella regione, che sono anche le ragioni d’essere dell’associazione stessa. Invita pertanto tutta la rete italiana ed europea di solidarietà con il popolo sahrawi a non cedere, proprio ora, al ricatto di un’organizzazione terroristica che ha tra i suoi scopi quello di impedire la solidarietà tra popoli di culture e fedi diverse.

L’atto terroristico suscita alcune riflessioni: in trentasei anni di esilio in Algeria, è il primo attacco alla cooperazione internazionale in favore dei rifugiati sahrawi. La modalità del sequestro riconduce gli autori ad Al Qiada nel Maghreb Islamico (Aqmi), e ciò smentisce la propaganda del Marocco che ha più volte tentato di fare l’amalgama tra Aqmi e il Fronte polisario.

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