E’ la svolta attesa dalla Siria? E’ la soluzione che impedirà la caduta del paese nella guerra civile, in uno scontro tra sunniti e sciiti, tra maggioranza e minoranze religiose? Tanti in Siria se lo augurano. Il documento approvato dai 22 ministri degli esteri della Lega, accettato dalle autorità di Damasco, prevede la fine delle violenze e della repressione, la liberazione dei detenuti politici, l’evacuazione dei centri abitati dai carri armati e l’apertura del paese agli osservatori della Lega araba e ai media arabi e internazionali. Nelle prossime due settimane la Lega araba procederà a contatti col governo di Damasco e le forze dell’opposizione siriana per preparare un congresso di dialogo nazionale. Il testo dell’intesa non indica dove si terrà questo dialogo. Il regime vuole che sia a Damasco mentre le forze di opposizione chiedono che avvenga fuori dal paese.
Le ultime ore sono state segnate da un vortice di dichiarazioni e prese di posizione di dissidenti e rappresentanti delle forze di opposizione. Accanto a chi parla di «vittoria» sul regime costretto a «capitolare», ci sono tanti altri che si dicono scettici sulla praticabilità del piano. Sul terreno intanto il clima resta infuocato e lo spargimento di sangue continua. Almeno 36 siriani sono rimasti uccisi nelle ultime ore in scontri ed agguati, tra i quali sette soldati morti in un attacco sferrato da un gruppo di disertori che ha fatto esplodere un ordigno al passaggio di un mezzo militare a Hama, nella Siria centrale. Altri otto agenti delle forze di sicurezza sono morti in un attacco simile, sempre a Hama. Dieci civili, stando alla stessa fonte, sono stati uccisi dalle forze di sicurezza in diversi quartieri di Homs.
Sono almeno tremila i siriani rimasti uccisi da quando sette mesi fa sono cominciate le proteste contro il regime di Bashar al Assad. Non solo civili ma anche numerosi militari e poliziotti.