Chi ha un giardino lo sa bene: l’erba va tagliata periodicamente, altrimenti ricresce e addio prato all’inglese. Anche Israele lo sa che le cose funzionano così, e quindi dietro la minacciata, ventilata opzione militare contro il nucleare iraniano o c’è il calcolo di poter tornare periodicamente a tagliare l’erba iraniana (cioè le installazioni sospettate di ospitare pezzi e parti del programma nucleare iraniano) oppure c’è un altro calcolo. Forse Netanyahu e Barak pensano di poter bombardare l’Iran su base annua? No? Allora dietro c’è un altro calcolo.
Tutti coloro che sono in buona fede e che temono il nucleare iraniano sanno che gli esempi indiano, pakistano, coreano e israeliano – tutti paesi che hanno costruito segretamente la bomba atomica- dimostrano che è difficile impedire con la forza a un paese di dotarsi dell’arma atomica. Meglio provarci diversamente.
Nella storia iraniana già altri governanti hanno coltivato il sogno nucleare, lo scià ad esempio. E non per colpire Israele, ma per il “ruolo imperiale” che Tehran si attribuisce nei confronti dell’estero vicino.
Convincere Tehran a non puntare sull’arma atomica significa riconoscere questa “dimensione” almeno in senso storico e contemporaneamente non indebolire ma rafforzare le forze anti khomeiniste iraniane, cioè i ceti medi di quel Paese.
Varare, come propongono i “falchi”, nuove sanzioni contro la Banca Centrale Iraniana avrebbe esattamente l’effetto di indebolire i ceti medi iraniani: un attacco militare poi li obbligherebbe a riavvicinarsi al regime. E’ questo l’obiettivo di chi progetta o sostiene l’attacco contro l’Iran. Un attacco che, detto per inciso, che porterebbe alle stelle il prezzo del barile di petrolio, avrebbe però il “merito” di uccidere le primavere arabe, di rafforzare il khomeinismo e di giustificare quindi un estremismo opposto. Cioè: si colpisce l’Iran per fermare la primavera araba che se riuscisse a cambiare il mondo arabo obbligherebbe Israele a riconoscere che non ha più giustificazioni per occupare i territori palestinesi.
La vecchia teoria delle “convergenze parallele” torna dunque utilissima per capire i calcoli dei dottor Stranamore che spingono verso la follia dell’attacco. I nemici, la destra israeliana di Netanyahu e la destra iraniana di Khamenei, hanno interessi opposti ma convergenti.
Chi non ha “convergenze parallele” con i mullah farebbe meglio a contenerli pregando la Cina di rispettare l’embargo esistente, evitando accuratamente di toccare la Banca Centrale Iraniana per non colpire ulteriormente la popolazione iraniana e facendo capire all’ “Iran profondo” che quando il suo governo riconoscerà il mondo, il mondo riconoscerà il ruolo storico dell’Iran nel suo contesto. I mullah sono pericolosi soprattutto per gli iraniani, poi per tutti gli altri cittadini del pianeta, ma solo Bibi e i suoi vogliono aiutarli.
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