Sul tavolo della Loya Jirga di Kabul è il futuro dei rapporti con gli Stati Uniti, e il processo di riconciliazione con gli insorti. I Taliban le hanno dichiarato guerra e diffuso un presunto piano per la sicurezza dell’assemblea. Kabul ha annunciato di aver ucciso un aspirante kamikaze che trasportava esplosivo a pochi metri dal Politecnico, dove si terrà la jirga, e di aver catturato dieci insorti che pianificavano attacchi contro il Parlamento. Poi hanno iniziato a circolare notizie sulla cattura di Zabihullah Mujahid, il “portavoce” dei Talebani, la firma delle rivendicazioni, che ha subito smentito ogni indiscrezione.
Antica istituzione nata per risolvere dispute tribali, la Loya Jirga è stata voluta dal presidente Hamid Karzai dopo mesi di tensioni politiche. L’assemblea servirà per discutere di quello che ufficialmente si chiama “patto di cooperazione strategica” con gli Stati Uniti, oltre che del processo di riconciliazione. I negoziati per l’accordo si trascinano da mesi. In gioco c’è la natura dell’impegno americano in Afghanistan per il dopo 2014. Il nodo delle richieste di Kabul sta nel quadro legale di riferimento della presenza militare statunitense nel Paese. Gli afghani chiedono la fine dei raid notturni, ulteriori misure per evitare vittime civili e non vorrebbero che gli americani avessero alcuna sorta di controllo in merito ad arresti e gestione delle carceri. Kabul vuole garanzie riguardo gli aiuti destinati alle forze di sicurezza.
Ma gli Usa non intendono esporsi: su quest’ultimo fronte, mettono avanti il susseguirsi delle Amministrazioni e su quello dell’impegno militare, gli esiti della battaglia contro i Taliban. A Washington preme ottenere la luce verde per un accesso sul lungo periodo alle basi in Afghanistan per operazioni antiterrorismo e per far fronte a eventuali “emergenze” nella regione. Gli afghani, la gente comune, sono divisi tra chi vorrebbe che i militari stranieri lasciassero subito il Paese e chi teme scosse destabilizzanti dai vicini (Pakistan e Iran) con un completo ritiro americano. Anche oggi la Nato ha ribadito che «l’Afghanistan avrà bisogno di supporto dopo il 2014» e che l’Alleanza «rimarrà impegnata» per il processo di transizione e «oltre».
Per gli oppositori di Karzai, eletto alla presidenza per la prima volta nel 2004 ma di fatto al potere dal 2001, la Loya Jirga è un meccanismo obsoleto e illegittimo, che compromette il consolidamento delle “istituzioni democratiche”. Gli oppositori denunciano uno stratagemma del presidente per conquistare consensi. Forse anche per rimanere al potere dopo la scadenza del secondo mandato presidenziale nel 2014, lo stesso anno in cui dovrebbe concludersi il processo di transizione. Decine di parlamentari pensano al boicottaggio dell’assemblea a cui dovrebbero partecipare circa duemila afghani, tra deputati, rappresentanti dei rifugiati all’estero, funzionari governativi, leader tribali e delegazioni della società civile. Tra timori e polemiche, Kabul ha fatto sapere che la Loya Jirga ha solo funzioni consultive e che un eventuale “patto di cooperazione strategica” con gli Usa verrà sottoposto al Parlamento per l’approvazione.
I seguaci del mullah Omar hanno invitato gli afghani a non prendere parte ai lavori della Loya Jirga e minacciato chi si presenterà al Politecnico di Kabul per dare legittimità all’«occupazione dell’Afghanistan» da parte delle «forze occidentali di occupazione», che sognano di «stabilire una presenza permanente» nel Paese. I Taliban – che chiedono il ritiro delle forze della coalizione per avviare negoziati e «risolvere i problemi interni» – considereranno come «traditori», si legge sul sito del cosiddetto “Emirato Islamico dell’Afghanistan”, coloro che autorizzeranno basi permanenti americane in Afghanistan.
L’estate dello scorso anno la jirga convocata a Kabul per il processo di riconciliazione non è rimasta immune da attacchi degli insorti. I Taliban hanno anche pubblicato sul loro portale un documento che sostengono essere parte del piano di sicurezza messo a punto per la Loya Jirga. Dicono di aver avuto il materiale da «infiltrati tra le fila del nemico». «Se Allah lo vorrà – si legge sul sito – i nostri attacchi saranno ancora più letali e precisi grazie all’acquisizione di questo materiale d’intelligence». Per Kabul si tratta di propaganda. «Non è il nostro piano – hanno fatto sapere dai servizi (Nds) – o se lo è, è quello della precedente Loya Jirga».
Né il comunicato sulla Loya Jirga né quello con il presunto piano per la sicurezza dell’assemblea risultano legati sul sito web dell’Emirato islamico dell’Afghanistan al noto quanto misterioso “portavoce” dei Taliban, Zabihullah Mujahid (l’altro è Qari Yusuf Ahmadi). C’è il nome di Zabihullah Mujahid, invece, su alcune notizie di combattimenti inserite nel giorno in cui hanno iniziato a circolare voci sulla sua cattura. E dall’indirizzo mail di Zabihullah Mujahid sarebbero stati inviati messaggi per diffondere la notizia del presunto piano della sicurezza per la Loya Jirga. Responsabili afghani citati dal New York Times hanno annunciato la cattura di Zabihullah Mujahid nella provincia di Paktika, nell’Afghanistan sudorientale, lungo il poroso confine con la polveriera pakistana. Il ministero degli Interni di Kabul ha fatto sapere che «indagini sono in corso». Ma in molti sostengono che Zabihullah Mujahid sia uno pseudonimo usato da persone diverse che si avvalgono dello stesso numero di telefono per parlare con i reporter.
Intanto Zabihullah Mujahid è tornato a parlare e a un giornalista afghano – che ha sostenuto di aver riconosciuto la stessa voce sentita nell’ultimo anno – ha detto di essere «sano e salvo, in un posto sicuro». Non solo, nella guerra della propaganda, ha accusato «le forze del governo fantoccio di aver costretto» uno dei «civili innocenti» arrestati nell’operazione di Paktika a «confessare e dire di essere Zabihullah Mujahid».