Pinocchio greci. Il neo ministro delle Finanze greco si è confessato. La Grecia in crisi economica internazionale, scopriamo oggi, era già povera prima. Almeno per il fisco visto che erano praticamente scomparsi gli straricchi. Modello Onassis, per intenderci. Solo 49 contribuenti su 5,7 milioni di nuclei familiari, più o meno lo 0,001% del totale, hanno dichiarato per il 2010 un reddito di oltre 900mila euro, un numero irrisorio per di più in calo dai 73 super ricchi che erano stati rintracciati dal fisco greco nel 2009.
Onassis dimenticato. Che fine hanno fatto i benestanti armatori o le potenti famiglie che controllavano i gangli del potere economico del Paese mediterraneo? Che anche i super ricchi armatori greci battano bandiera panamense? Probabile vista l’efficienza del fisco di Atene che certo non brilla per efficienza e solerzia nei controlli. Ma sono davvero così pochi i super-ricchi di Atene? La partita è aperta e non sarà né facile né senza contraccolpi a livello governativo, greco, ovviamente.
Bugie caserecce. Esattamente come accadrebbe (o accadrà) in Italia quando si arrivasse a parlare di “Patrimoniale”. In Italia i super-ricchi sono solo 796. Come osserva acutamente Vittorio Da Rold sul Sole24ore, non riempirebbero nemmeno metà della Scala che dispone di appena 2mila posti. I contribuenti italiani, secondo quando rivelato dall’ex ministro delle Finanze Tremonti, con un reddito da oltre 1 milione di euro, sono appena 796 su 41,5 milioni (lo 0,05%). Oltre 500 mila euro, invece, 3.641 persone.
Poi c’è Obama. Facciamo un salto oltre Atlantico. Negli Usa ci sono stati 236.883 contribuenti che guadagnano più di 1 milione di dollari all’anno. Facendo le debite proporzioni, se la percentuale dei greci che guadagnano più di 1 milione di dollari all’anno fosse la stessa di quella degli americani, in Grecia ci dovrebbero essere circa 8.700 contribuenti, e non appena i 49 super-ricchi scovati. Atene ha solo il 5% del totale che dovrebbe avere, stando agli standard degli Stati Uniti. E in Italia? Fate voi i conti e mandateli a Monti.
Niente frodi, siamo inglesi. Anche con i britannici il confronto con Atene non regge. Per potenza, per ricchezza complessiva, certamente, ma anche per quell’odiato fisco che dovrebbe imporre la democrazia dei sacrifici. Nel Regno Unito sono 14.000 le persone che guadagnano più di 1 milione di sterline all’anno, pari circa 1,17 milioni di euro. Stando alle statistiche del Regno Unito, la Grecia dovrebbe avere 2.365 persone che guadagnano circa 900mila euro all’anno. Quindi anche con i britannici il fisco di Atene piange.
Partenone gruviera. La riscossione delle tasse in Grecia è minacciata dall’alto grado di evasione fiscale e il primo rapporto della Task force della Commissione Ue, uscito il 17 novembre, stima in «60 miliardi di euro le imposte non pagate», di cui «30 pendenti davanti alle commissioni tributarie». Le probabilità di incassare questa massa enorme di denaro, pari a metà dei finanziamenti concessi in ottobre da Bruxelles, sono definite «molto basse» a causa dell’inefficienza complessiva «dell’amministrazione finanziaria».
Da noi il fisco Colosseo. Luigi Giampaolini – presidente della Corte dei Conti – è severo e preciso. L’evasione fiscale in Italia è al 18% del Pil, un dato che pone il nostro Paese al secondo posto della graduatoria internazionale dell’evasione, alle spalle della sola Grecia. Particolarmente indigesta – o forse troppo facile da evadere – è risultata l’imposta sul valore aggiunto, la famigerata Iva. In base ai calcoli della Corte dei Conti, il tasso di evasione dell’Iva arriva al 36%, inferiore esclusivamente a quello della Spagna.