Siria della guerra invisibile. Arrivano osservatori arabi
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Siria della guerra invisibile. Arrivano osservatori arabi

Le opposizioni continuano a riferire di stragi, con centinaia di morti e feriti, compiute dalle forze governative. Ma è impossibile verificare l'attendibilità delle notizie.

Siria della guerra invisibile. Arrivano osservatori arabi
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22 Dicembre 2011 - 09.00


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di Michele Giorgio

A poche ore dall’arrivo in Siria dei primi osservatori inviati dalla Lega araba, nel quadro del piano arabo firmato tre giorni fa da Damasco, la Casa Bianca ieri ha di nuovo “invitato” il presidente Bashar Assad a farsi da parte. “Gli Stati Uniti continuano a credere che l’unica maniera per portare il cambiamento che i siriani meritano è che Bashar Assad lasci il potere”, ha comunicato l’ufficio del portavoce di Barack Obama.

“Bashar al-Assad non deve avere dubbi che il mondo lo sta guardando e né la comunità internazionale né i siriani considerano il suo potere legittimo”, ha scritto la Casa Bianca, lasciando intendere che si è fatta più vicina l’ora dell’intervento militare, che sta invocando da mesi quella parte di opposizione siriana legata all’Occidente.

Dietro le quinte continua ad agire anche l’ex premier libanese sunnita, Saad Hariri, molto stimato dalla maggioranza sunnita siriana esclusa dal potere controllato in gran parte dalla minoranza alawita (sciita). Hariri è giunto ieri in Turchia per colloqui sulla situazione in Siria con il premier (sunnita) Recep Tayyip Erdogan e il ministro degli Esteri Ahmet Davutoglu, schierati contro Assad.

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Le pressioni sulla Siria aumentano con il passare delle ore, di pari passo con il diffondersi di notizie drammatiche che però non riescono ad avere conferme indipendenti, a causa anche della decisione presa dal regime siriano di non lasciar entrare nel paese la stampa estera. Così dall’opposizione ogni giorno giungono resoconti non verificabili di ciò che accade sul terreno.

Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani (con sede a Londra), sarebbe di almeno 111 civili il bilancio degli scontri negli ultimi due giorni tra le forze di sicurezza e manifestanti nella regione di Idlib, nel nord-ovest della Siria. La stessa organizzazione martedì aveva riferito di 37 vittime civili a Kafrueid e di un possibile “massacro” in questo villaggio della Siria. Secondo altre fonti il bilancio sarebbe più alto, con decine se non centinaia di militari disertori massacrati dalle truppe regolari ad Idlib.

Sono numeri che non trovano alcuna conferma indipendente, ma continuano a essere la base delle informazioni riferite ogni giorno in tutto il mondo dagli organi d’informazione. Non meglio precisate fonti di intelligence occidentali, citate ieri dal quotidiano israeliano Haaretz, danno l’esercito siriano sul punto di crollare. Sarebbero circa 10.000 i soldati che hanno abbandonato le file dell’esercito regolare per unirsi ai gruppi armati anti-Assad e circa la metà dei coscritti non ha risposto alle ultime tre chiamate.

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Nonostante gli alti gradi dell’esercito siriano restino fedeli al regime, ha aggiunto Haaretz, i gradi inferiori starebbero disertando in massa e in alcuni casi intere unità avrebbero lasciato le caserme. Un non meglio precisato “gruppo per la difesa dei diritti umani”, citato da alcune agenzie di stampa italiane, sostiene intanto che le autorità siriane starebbero trasferendo dagli ospedali alle basi militari centinaia di oppositori per evitare che possano testimoniare davanti agli osservatori della Lega Araba, attesi oggi in Siria.

Non si può escludere che questi fatti drammatici siano realmente accaduti, allo stesso tempo nessuno è in grado di affermare l’autenticità di queste informazioni. Lo stesso vale per la notizia data da fonti governative del sequestro ad Homs di otto ingegneri, cinque dei quali iraniani. Tra le notizie certe c’è l’arresto di Mohammad Dahnoun, corrispondente a Damasco del quotidiano libanese as-Safir, che pure è considerato vicino alla Siria e al suo presidente.

Dahnoun è stato fermato durante una protesta nella zona di Midan (Damasco). Il suo arresto potrebbe essere una risposta al recente editoriale del direttore del quotidiano, Talal Salman, in cui si sollecitava presidente Assad a presentare le dimissioni per evitare alla Siria una catastrofe. Già a luglio Damasco aveva bandito as-Safir per la sua copertura delle proteste contro Assad.

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