La satira sfida il regime siriano
Top

La satira sfida il regime siriano

La sanguinosa repressione ha scatenato artisti dissidenti che stanno inondando il web con video, musica e arte contro il potere dispotico di Assad.

La satira sfida il regime siriano
Preroll

Desk Modifica articolo

2 Gennaio 2012 - 18.13


ATF
di Roberta Papaleo

La forte repressione dei dissidenti in Siria ha innescato un’esplosione di satira prodotta da artisti, anonimi e non, che stanno inondando il web con video, musica ed arte prendendo in giro il regime di Damasco, armati di una mentalità rinnovata che gioca un ruolo attivo nella lotta contro l’autoritarismo del governo.

La creatività prodotta dagli utenti è stata un segno distintivo della rivoluzione siriana. Gli artisti hanno osato sfidare la dialettica del regime con format innovativi che si sono diffusi su internet, proprio come la gente ha avuto il coraggio di scendere in strada a dispetto della violenza quotidiana. “La rivolta ha distrutto le barriere del silenzio e della paura”, dichiara lo sceneggiatore siriano Walid Kowatly, affermando che lo sfogo delle opere satiriche sono il risultato di “più di 40 anni di repressione e pressione” da parte di un regime che ha sostanzialmente dimostrato un profondo “disprezzo nei confronti degli artisti e del loro talento”. Gli attivisti per la democrazia hanno creato una pagina su Facebook, Free Syria’s First Film Festival, dove gli utenti possono votare il loro video preferito sulla rivolta.

Ana wa bess (Io e basta) è l’ultima novità online di Abou Naddara, un collettivo di registi attivo in Siria dal novembre del 2010. “Non documentiamo la rivoluzione, ma la sua reazione” afferma Charif Kiwan, portavoce del gruppo e distributore dei film all’estero. Attraverso l’uso di immagini e canzoni evocative, dai titoli contrastanti, come The Infiltrators e Corrective Movement che ricordano la dialettica del regime, Abou Naddara crea film che risultano sofisticati ma mai pretenziosi. Ogni venerdì il gruppo rilascia un cortometraggio sul canale Vimeo come tributo e contributo alla protesta.

Leggi anche:  Cosa è l'Oreshnik, il missile balistico russo che può portare testate nucleare e colpire in tutta Europa

Top Goon: Diaries of a little dicatator, una serie di 15 episodi che esce ogni venerdì su Youtube con sottotitoli in inglese. E’ uno spettacolo di marionette che ironizza con un amaro senso dell’umorismo ed una satira senza precedenti sulle forze del regime e sul presidente al-Assad. La serie ha come protagonista una marionetta di nome Beeshou, personaggio chiaramente riferito a Bashar al-Assad. L’abilità di rielaborare eventi e personaggi reali attraverso la parodia è ciò che rende Top Goon così innovativo e provocatore.

Un video pubblicato su Youtube rievoca due personaggi del programma per bambini americano Sesame Street, dove Burt ed Ernie si mettono nei panni di Bashar e del fratello Maher. In una scena, Burt mostra ad Ernie un pezzo di carta bianco e gli chiede: “Cos’è successo qui?”. Ernie non vede nulla e risponde: “Shabiha (la milizia pro-regime) sta uccidendo la gente di Dar’a”. “Dove sono le persone di Dar’a?” chiede Ernie. “Nelle fosse comuni” risponde Burt.

“La disobbedienza civile può essere molto creativa e quindi destabilizzante per le autorità al potere” afferma un membro di NoPhotoZone, un collettivo creativo di artisti ed attivisti operante dalla Siria. Anche le tradizionali forme di arte sono state riaccese dalla rivoluzione creativa in atto in Siria. Alcuni anni fa, i gemelli di 18 anni Ahmad e Mohamed Malas, nipoti del famoso regista siriano Mohamed Malas, hanno creato degli spettacoli di “teatro in una stanza”. “Durante la rivoluzione abbiamo fatto molti spettacoli in Siria. Invitavamo le persone a casa nostra e mettevamo in scena gli spettacoli. Ci siamo esibiti anche in Francia e Russia con la nostra opera The Revolution of Today is Postponed Till Tomorrow, finché non è diventato troppo pericoloso lavorare dall’interno del paese”.

Leggi anche:  Amori Rubati: teatro, dialogo e riflessione contro la violenza sulle donne

Come i due fratelli dal Cairo, anche altri artisti siriani, come Dani Abo Louh e Mohamed Omran dalla Francia, hanno contribuito alla resistenza creativa siriana: “Quando abbiamo visto cosa stava accadendo nel nostro Paese, abbiamo deciso di mettere in scena uno spettacolo nel centro di Lione per sensibilizzare il pubblico francese” afferma Dani. “Ha funzionato alla grande ed abbiamo quindi deciso di farne un film, Conte de Printemps. Era il minimo che potessimo fare per il nostro popolo ed il suo coraggio”. Dani e Mohamed, di origini cristiana l’uno ed alawita l’altro – due minoranze religiose ritenute leali sostenitrici del regime di al-Assad – stanno preparando un nuovo film sulle torture ed i prigionieri politici della Siria.

Ogni venerdì, giorno che vede il maggior numero di proteste, gli amministratori delle principali pagine web della ribellione propongono una lista di nomi basata sugli eventi della settimana. “Il nome viene infine scelto dagli attivisti tramite un voto online” dichiara Azher al-Asfer, il fondatore di uno dei gruppi che supervisiona queste pagine. Lo scorso 23 dicembre, gli attivisti hanno scelto come slogan delle manifestazioni l’espressione Protocollo di Morte come risposta al documento firmato a Damasco dalla Lega Araba per definire i termini di una missione di supervisione che ponga fine al massacro, ma che l’opposizione considera solo come terreno fertile per ulteriori violenze da parte del regime.

Leggi anche:  Russia-Ucraina, per la Polonia esiste un reale rischio di un conflitto globale

“Questa è resistenza satirica”, dichiara Ali Ferzat, vincitore del Premio Europeo Sakharov per la libertà di pensiero per una serie di fumetti che criticavano il regime di al-Assad. “Quando ti prendi gioco dell’assassino e del carnefice vuol dire che hai superato ogni paura”, afferma Ferzat, che si è trasferito in Kuwait l’estate scorsa dopo essere stato picchiato dai sostenitori del regime. Per Ferzat, l’arte e le ribellioni popolari sono inseparabili: “Dove c’è una vera rivolta, ogni cosa si muove parallelamente ad essa, incluse l’arte e la cultura: si tratta di un processo complementare”.

Native

Articoli correlati