Le mosse del regime basharita oscillano tra la più feroce brutalità e la più ridicola farsa. Ma l’imminente addio di altri osservatori arabi, sulla scia del loro collega algerino, l’ammissione del Segretario Generale della Lega Araba che la loro missione è fallita e che Assad seguita a perpetrare crimini contro l’umanità, l’intervista dello sceicco del Qatar che alla CBS ha detto che bisognerebbe inviare truppe per fermarlo, tutto indica che ormai l’internazionalizzazione del conflitto è prossima. Come abbiamo scritto ieri il regime di Bashar ha subito cercato di coinvolgere il Libano, aprendo una sparatoria trans frontaliera che è costata la vita a un libanese che si trovava nel suo Paese. Ma la mossa dei militari non ha mutato il corso degli eventi. I russi, spalleggiati dai loro amici greco ciprioti, fanno arrivare armi al regime siriano, bloccano il varo di una risoluzione Onu sulla situazione siriana, ma più di questo non possono fare.
E così fonti russe ammettono che lo scenario che si sta determinando prevede la nascita di un corridoio umanitario in territorio siriano, che probabilmente sarebbe affiancato dalla proclamazione di quell’area come no fly zone, per impedire al regime di Assad di bombardare dall’aria i fuggiaschi. Tutto questo ovviamente passerebbe per le mani di Ankara. IL corridoio sarebbe sul fianco occidentale della Siria e porterebbe i profughi proprio in territorio turco. A quel punto la no fly zone che lo coprirebbe sarebbe garantita dalla Nato, paese di cui i turchi sono membri. Gli impresentabili sauditi (i curiosi alleati di tutte le amministrazioni americane, anche di quelle che parlavano di esportazione della democrazia) sarebbero marginalizzati da questo progetto, che ha in Erdogan il vero dominus.
Argomenti: nato