Vittoria a metà per i nigeriani
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Vittoria a metà per i nigeriani

Il prezzo della benzina non sarà più raddoppiato. I corrotti del presidente Goodluck Jonathan costretti a fare retromarcia. Ma la deregulation, assicurano, andrà avanti.

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16 Gennaio 2012 - 09.46


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Un primo passo. Cominciata nelle ultime ore del 2011, la mobilitazione del popolo nigeriano ha ottenuto un primo risultato: il presidente Goodluck Jonathan è stato costretto ad annunciare dopo giorni di paralisi del Paese che il prezzo della benzina non salirà più da 65 naira a 140, ma si fermerà a 97. E’ un primo passo avanti per i nigeriani, ma il presidente ha ribadito che il suo progetto di piena deregulation del settore petrolifero non si arresterà.

Terrorismo governativo. Se questa è la notizia il commento è obbligato: la Nigeria, un colosso mondiale nel campo della produzione di petrolio, guarda caso non ha mai investito una lira nella raffinazione e così deve paradossalmente importare la benzina. Allora diventa obbligatorio domandarsi se oltre al terrorismo del gruppo islamista Boko Haram (per altro sostenuto da un altro grande produttore di petrolio, l’Arabia Saudita) non bisognerebbe occuparsi anche del terrorismo del governo nigeriano? Non è terrorismo svegliarsi un bel giorno e aumentare in queste dimensioni il prezzo del petrolio? Non è terrorismo aver ridotto alla miseria un paese tra i più ricchi al mondo? Non è terrorismo insistere su questa devastante scellerata “deregulation”? Non è terrorismo non aver investito neanche la minima parte della rendita petrolifera in infrastrutture?

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