Caccia dei pacifisti all'F-35
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Caccia dei pacifisti all'F-35

“Taglia le ali alle armi”. Un mese di mobilitazione per dire No ai caccia F-35 e la spesa folle di 15 miliardi di euro, un armamento da guerra fredda in un momento di crisi e sacrifici

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24 Gennaio 2012 - 19.05


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Tagliare le ali alle armi. Un bel titolo e tanti promotori: “Taglia le ali alle armi”, tra cui Sbilanciamoci!, Tavola della Pace e Rete Italiana per il Disarmo con il sostegno di Unimondo, GrilloNews e Science for Peace per chiedere al nostro Governo di non procedere all’acquisto di 131 caccia bombardieri Joint Strike Fighter F-35.Già raccolte oltre 45.000 adesioni, ed una verità scomoda rispetto a bugie anche recenti da parte del ministro della difesa.

Nessuna penale da pagare. Il progetto parte nel 2007. A firmare l’accordo per la partecipazione alla seconda fase del programma dei Joint Strike Fighter F-35 , l’allora sottosegretario Forcieri. Ma Francesco Vignarca coordinatore di Rete Disarmo, allora si mettevano solo le basi per il successivo acquisto. “Ma senza prevedere, come recentemente è stato dimostrato, alcuna penale prima della firma di un nuovo contratto: qualcosa che non è mai avvenuto e che ci permetterebbe ancora un dietro-front”.

Molti ripensamenti. “In un momento di grave crisi per tutto il Paese troviamo fuori luogo che il Ministro-Ammiraglio Di Paola nei suoi monologhi televisivi continui imperterrito a difendere l’F-35, promettendo al massimo qualche sforbiciata – precisa Massimo Paolicelli della Rete per il Disarmo – Parlare di un programma di elevato valore operativo, tecnologico e industriale vuol dire non tenere in considerazione i rilievi negativi dello stesso Pentagono ed i ripensamenti di molti paesi partner nel progetto”.

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Costi folli. Sono diverse le denunce per il continuo lievitare dei costi a causa dei tempi di sviluppo e produzione che si allungano per mettere mano ai forti deficit qualitativi dell’aereo. Chi oggi dovesse firmare il contratto per l’acquisto dell’F-35 si assume la responsabilità di gettare al vento ingenti somme di denaro pubblico. “Che motivo abbiamo per farlo? Per la velleità di alcuni Generali di spacciare l’Italia per media potenza militare industriale, violando palesemente il dettato della nostra Costituzione”, conclude Paolicelli.

45 mila asili nido. Gli stessi soldi stanziati per i caccia -ricordano altri- potrebbero essere impiegati in mille altri modi più utili sia economicamente che socialmente. “Con i 15 miliardi da spendere per gli F-35 potremmo costruire 45mila asili nido pubblici, creando oltre 200mila posti di lavoro – sottolinea Giulio Marcon, portavoce di Sbilanciamoci! – oppure mettere in sicurezza le oltre 13mila scuole italiane che non rispettano le norme antisismiche e quelle antincendio”.

100 piazze. Le giornate di sostegno alla campagna culmineranno il 25 febbraio, scelta come giornata delle “100 piazze d’Italia contro i caccia F-35”. “Il primo obiettivo di questa nuova mobilitazione è spingere il Parlamento e ogni singolo parlamentare a discutere in modo aperto e trasparente sugli F-35. L’appello lanciato dalla Marcia Perugia-Assisi non deve cadere nel vuoto”,  ricorda Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della Pace.

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Il Parlamento deve impedire innanzitutto che si crei il fatto compiuto. L’Italia non può permettersi oggi di impegnare ulteriori 15 miliardi di euro, oltre ai quasi 3 già spesi, per l’acquisto e il mantenimento di questi bombardieri, senza che ci sia un chiaro e onesto dibattito pubblico sulle esigenze e le priorità a cui dobbiamo rispondere”. Molti momenti di informazione e raccolta firme, cercando anche di coinvolgere gli Enti Locali in una mozione di sostegno alla mobilitazione.

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