Due giorni fa Barbara Surk, giornalista dell’agenzia Ap inviata in Iraq, ha raccontato bene la frustrazione della gente di Haditha per come si è concluso negli Stati Uniti il processo per la strage di 24 civili iracheni – tra i quali donne, bambini, anziani e anche un ragazzo disabile – compiuta il 19 novembre del 2005 dal sergente dei marine Frank Wuterich, 31 anni, e alcuni suoi commilitoni in servizio nella provincia di Anbar. La procura militare aveva chiesto il carcere a vita per Wuterich che invece, dopo essersi dichiarato colpevole ed aver patteggiato la pena, non sconterà alcun giorno di carcere su raccomandazione del giudice militare di Camp Pendleton, David Jones.
Anche questo militare americano, come Mario Lozano che nel 2005 uccise il funzionario del Sismi Nicola Calipari e ferì la giornalista del Manifesto Giuliana Sgrena, e tanti altri impegnati nell’invasione ed occupazione dell’Iraq, non pagherà per aver commesso un crimine orrendo contro civili indifesi. Gli Usa, che hanno imposto a molti paesi di accettare l’immunità per i suoi soldati impegnati in missioni di guerra all’estero, si dimostrano estremamente «comprensivi» nei confronti dei loro militari accusati di omicidi e stragi una volta tornati in patria per subire il processo.
«Siamo delusi per l’accordo raggiunto da Wuterich con i giudici militari americani, la punizione (tre mesi di carcere a piede libero, degradato e riduzione dello stipendio, ndr) che questo soldato riceverà per ciò che ha commesso nella nostra città equivale ad una multa per violazione del codice della strada», ha commentato Khalid Salman Rasif, un membro del consiglio provinciale di Anbar (85mila abitanti, a 200 km a nord-ovest di Baghdad). Awis Fahmi Hussein, scampato alla strage e ferito alla schiena, si è detto allibito: «Mi aspettavo una condanna all’ergastolo (per Wuterich) e invece l’America ha dimostrato di non essere democratica ed equa».
Wuterich era l’ultimo degli otto marine finiti sotto processo per il massacro di Haditha: per sei militari le accuse erano già cadute, un altro è stato assolto. Il sergente era noto tra i suoi uomini per la linea di condotta mantenuta durante le operazioni in Iraq: «Spara prima, poi fai domande». Il 19 novembre del 2005 nella provincia di Anbar, i marine americani erano stati colpiti da un ordigno che aveva provocato delle vittime. La rappresaglia scattò nella vicina Haditha nei confronti di persone disarmate. Veri e proprio assassinii a freddo.
Ma i giudici militari americani non hanno ritenuto questo crimine punibile con il carcere. Nelle scorse settimane se la sono cavata anche i vertici della “Blackwater” – l’agenzia dei contractors per la sicurezza responsabili di una strage di civili a Baghdad – che hanno accettato di risarcire economicamente le famiglie delle vittime e si sono rimessi a realizzare buoni affari in giro per il mondo.
Gli iracheni di Haditha sono allibiti anche per il comportamento del loro governo che non ha fatto nulla per ottenere giustizia dagli Stati Uniti. «Quei criminali andavano processati in Iraq ma le nostre autorità sono rimaste a guardare», si è lamentato Naji Fahmi, un impiegato statale di 45 anni ferito allo stomaco da Wuterich e i suoi compagni.