Diritti umani: il nostro no alle mutilazioni genitali
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Diritti umani: il nostro no alle mutilazioni genitali

Oggi è la giornata mondiale contro l'infibulazione, che è subìta da 140 milioni di donne al mondo. L'Italia non ha ancora firmato la convenzione contro questa violenza.

Diritti umani: il nostro no alle mutilazioni genitali
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6 Febbraio 2012 - 15.13


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Sono circa 140 milioni le donne nel mondo che hanno subito mutilazioni genitali. Mentre in Europa, secondo stime del parlamento Ue, sono 500mila le donne e le bambine residenti che portano le conseguenze permanenti di queste pratiche e altre 180mila sono a rischio ogni anno. Oggi si celebra la Giornata mondiale per dire basta alle mutilazioni dei genitali femminili. E sono tante le associazioni, internazionali e nazionali mobilitate. Amnesty International e l’European Women’s Lobby hanno rivolto un appello all’Unione europea affinché si impegni a porre fine alle mutilazioni genitali femminili e ad altre forme di violenza contro le donne. Dal 2010, quando la Commissione europea aveva promesso di adottare una strategia sulla violenza contro le donne, comprese le mutilazioni genitali femminili – ricorda Amnesty – non vi è stato alcun tentativo coerente e strutturato di affrontare questa violazione dei diritti umani. Molto spesso – prosegue Amnesty – le bambine vengono portate all’estero durante le vacanze estive e costrette a subire la mutilazione dei genitali, garanzia del loro status sociale e della loro idoneità ad andare in spose. Pur se alcuni stati membri dell’Unione europea si sono dotati di leggi e politiche in materia, c’è ampia disparità tra Stato e Stato. In Francia, Regno Unito, Svezia e altri paesi dove è stata riconosciuta reato da oltre un decennio, la pratica delle mutilazioni dei genitali femminili prosegue.

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“E’ la prova che la legge non è la chiave che chiude tutte le porte a questa violazione dei diritti umani. L’Unione europea dovrebbe adottare un approccio complessivo che coinvolga le comunità interessate, per garantire che le bambine siano protette e le loro famiglie non siano colpite dallo stigma”, ha dichiarato Christine Loudes, direttrice della Campagna europea End Fgm, per porre fine alle mutilazioni dei genitali femminili, promossa da Amnesty International. La violenza contro le donne, di cui le mutilazioni dei genitali femminili sono uno dei più gravi esempi, è un fenomeno sistematico e molto diffuso. Quasi ogni donna nell’Unione europea subirà qualche forma di violenza durante la sua vita, una su cinque sara’ vittima di violenza domestica, una su 10 verrà stuprata o costretta a compiere atti sessuali. Amnesty International e l’European Women’s Lobby ritengono che un passo che ciascuno stato membro della Ue potrebbe già intraprendere per proteggere le donne e le bambine dalle mutilazioni dei genitali femminili e da altre forme di violenza sia quello di firmare e ratificare la Convenzione del Consiglio d’Europa per prevenire e combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica. L’Italia non ha finora firmato la Convenzione. L’auspicio è che il governo italiano si impegni a firmarla e ratificarla quanto prima in quanto si tratterebbe del primo strumento internazionale giuridicamente vincolante che crea un quadro giuridico completo per proteggere le donne contro qualsiasi forma di violenza.

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Sul tema della mutilazioni genitali femminili, si terrà oggi a Roma, a partire dalle 9.30, all’ospedale San Giovanni l’incontro dal titolo Conoscere per Prevenire. Come riuscire a debellare un uso atavico e così profondamente radicato in molte tradizioni, nel rispetto delle culture? La Giornata sarà l’occasione per cercare di rispondere a questo tipo di problematiche. Nel corso del dibattito saranno inoltre approfonditi i temi che riguardano la normativa di legge e i servizi territoriali a disposizione delle donne che in Italia, per effetto dell’immigrazione, sono sottoposte a questa pratica. La lettura magistrale è affidata a Aldo Morrone, direttore generale dell’azienda ospedaliera San Camillo Forlanini, che si è occupato a lungo di questo tema, attraverso studi e ricerche in Italia e in Africa.

L’Associazione italiana donne per lo sviluppo (Aidos) ha scritto una lettera aperta ai ministri del Welfare con delega alle Pari Opportunità Elsa Fornero, della Salute Renato Balduzzi, degli Esteri Giuliomaria Terzi di Sant’Agata e della Cooperazione Internazionale e Integrazione Andrea Riccardi per “richiamare l’Italia a promuovere l’abbandono delle mutilazioni dei genitali femminili. L’impegno del nostro Paese, che si era distinto negli anni passati sia con misure volte a prevenire la pratica nel nostro paese, sia con misure di cooperazione allo sviluppo, è venuto progressivamente affievolendosi – denuncia Aidos -. Poco o nulla si sa dei fondi che ogni anno la legge n. 7/2006 mette a disposizione le attività di prevenzione. I tagli di bilancio rischiano di porre fine anche a queste attività?”, chiede l’associazione. L’impegno italiano “non puo’ venire meno proprio nel momento in cui si registrano i primi progressi verso l’abbandono definitivo della pratica e dunque verso il pieno godimento dei diritti umani anche per le donne e bambine finora sottomesse a questa norma sociale”. Aidos confida nella sensibilità e attenzione dei ministri per ricevere presto una risposta ai propri quesiti, e nel sostegno ad Aidos e alle tante donne africane impegnate, in Italia e nei propri paesi d’origine, affinché nessuna bimba sia più costretta a subire questa pratica.

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