Durante la sua lunga gestione del potere Muhammar Gheddafi si è occupato non poco dell’Africa, fomentando guerre civili di Chad, Angola, Guinea-Bissau, Eritrea, Mozambico, Namibia, Zimbabwe, dove Robert Mugabe è sempre rimasto un suo devoto, tanto che si parlò di un possibile esilio del leader libico proprio nello Zimbabwe. Questa storia però non è finita con la sua morte.
Dopo aver combattuto per lui mentre cercava di resistere a Tripoli, un folto gruppo di tuareg del Mali è rientrato in patria armato fino ai denti di armi pesanti e sofisticate e ora minaccia l’unità dello stato centro-africano, un baluardo degli americani nella lotta alle “diramazioni africane di al-Qaeda”. Gli insorti si chiamano MNLA, Movimento Nazionale per la Liberazione dell’ Azawad, cioè del nord del Mali, il deserto settentrionale del paese che loro rivendicano come loro patria, sovrana e indipendente. E il loro portavoce, signor Acharatoumane, da Parigi può rivendicare, al termine di giornate d combattimenti violenti, di aver conquistato diversi centri nevralgici per il controllo militare dell’Azawad. E i vertici militare da Bamako non possono che confermare, con toni estremamente allarmati.
La storia malese non può che farci ricordare quanto ci ha detto alcuni giorni fa il vescovo nigeriano Onayekan. Arcivescovo della capitale, Abuja, monsignor Onayekan ritiene probabile che molti gruppi armati dell’Africa Occidentale siano entrati in possesso di ingenti quantitativi di armi un tempo nascosti negli arsenali di Gheddafi. “In molti casi si tratta di gruppi qaedisti, come quello nigeriano di Boko Haram, che sta lanciando una violenta offensiva contro l’unità nazionale della Nigeria”.
Abbarbicati per decenni alla difesa di stati inventati dal post-colonialismo e gestiti da elites corrotte fino all’inverosimile, oggi le potenze occidentali sembrano assistere alla destabilizzazione di questa parte di mondo per mano di una galassia di gruppi separatisti e in molti casi terroristi, ancora una volta armati da Gheddafi, sebbene sia morto. E ancora una volta il futuro può essere pure peggiore del presente; Mugabe docet.