Gaza si prepara a una nuova notte al buio
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Gaza si prepara a una nuova notte al buio

Ferma la centrale elettrica per mancanza di gasolio, solo 5-6 ore di energia al giorno per 1,7 milioni di palestinesi della Striscia. Critiche al governo di Hamas.

Gaza si prepara a una nuova notte al buio
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15 Febbraio 2012 - 16.39


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Resta spenta l’unica centrale elettrica della Striscia di Gaza, chiusa due giorni fa per mancanza di carburante. Con appena il 35% del fabbisogno assicurato (grazie all’elettricità proveniente da Israele ed Egitto), 1,7 milioni di palestinesi possono contare su 5-6 ore di energia al giorno. Lo ha confermato Ahmed Abu Al Amrin dell’ente responsabile per l’energia che appena qualche giorno fa, in via informale, aveva fatto intendere che la crisi sarebbe stata evitata. Invece non è andata così e Gaza è tornata ai tempi bui (appunto) di qualche anno fa, quando non arrivavano le forniture di carburante da parte di Israele.

Stavolta però la responsabilità non è, almeno direttamente, dell’assedio di Gaza. Le critiche sono rivolte al governo di Hamas che l’anno scorso, proprio per superare l’embargo israeliano, aveva autorizzato la centrale elettrica a servirsi del gasolio di contrabbando che entra a Gaza attraverso i tunnel sotterranei collegati all’Egitto. Poi però non ha saputo garantire un rifornimento costante e riserve consistenti per la centrale che ha bisogno ogni giorno di 600mila litri di gasolio industriale per poter funzionare. Peraltro il carburante è scarso anche in Egitto e in particolare nel Sinai settentrionale, penuria che ha fatto aumentare subito il prezzo. Il governo di Hamas, da parte sua, ha imposto di recente nuove imposte sul combustibile che transita per i tunnel sotterranei, provocando le proteste dei trafficanti palestinesi che ritengono di pagare “imposte troppo alte”.

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A pagare invece sono gli abitanti di Gaza. La mancanza di energia sta avendo effetti gravi anche sulla sanità e le scuole, oltre che ripercussioni sugli impianti di purificazione dell’acqua e sul sistema fognario. Meno danneggiati dalla situazione sono i palestinesi che vivono nella estremità meridionale o in quella settentrionale di Gaza, che sono collegati alle reti di Israele o dell’Egitto. Nei campi profughi, l’Unrwa (Onu) cerca da parte sua con generatori autonomi di fare il possibile per assistere i civili. La polizia intanto è in stato di allerta attorno ad alcune stazioni di benzina dove in apparenza è ancora possibile acquistare carburante.

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