Il Primo Ministro del Kearala Oommen Chandy ha detto «no» a qualunque tentativo di soluzione diplomatica nella vicenda della Erica Lexie, la nave su cui prestavano servizio i marò italiani in stato di fermo a Kochi, in India, con l’accusa dell’omicidio di due pescatori dei villaggi di Kanyakumari and Kollam, rimasti uccisi in uno scontro a fuoco al largo delle coste indiane il 15 febbraio scorso.
La giornata «convulsa», segnata da «alti e bassi», di cui ha parlato oggi il sottosegretario agli Esteri italiano Staffan de Mistura, in missione sul posto, dove ha incontrato i militari italiani, non ha dato i «buoni risultati» che egli stesso si augurava di ottenere. «Continueremo a batterci perchè i marò siano trattati come persone che facevano il loro dovere», ha detto De Mistura.
Il problema è che l’opinione pubblica indiana è contro l’Italia, compatta. Lo si capisce dai commenti al vetriolo in risposta ad un articolo pubblicato sul sito web del quotidiano indiano The Hindu a un articolo a firma di Giulio Terzi all’insegna del “volemose bene”.
Nella missiva, in cui si ricorda che quello italico è popolo di navigatori, come l’indiano, il ministro degli Esteri di Roma ricorda che nel nostro paese vivono «benvenuti membri della comunità italiana», centoventimila indiani. «Un ponte che unisce i nostri popoli» dice Terzi. Parole forse fraintese come si è rivelato un boomerang l’intervento nella vicenda del Cardinale indiano di fresca nomina George Alencherry, che ha detto che l’agenzia Fides ha travisato le sue parole e che lui non si è messo di mezzo. Sarà ma in India la stampa ne parla ampiamente, come di un pasticcio. Il classico pasticcio all’italiana.