Una telefonata di Putin ad Assad può fermare i massacri
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Una telefonata di Putin ad Assad può fermare i massacri

L'opposizione siriana chiede alla comunità internazionale di fare pressione sulla Russia, l'unica che può fermare il regime. No a interventi militari dall'esterno.

Una telefonata di Putin ad Assad può fermare i massacri
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1 Marzo 2012 - 10.40


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Basterebbe una telefonata di Mosca ad Assad e finirebbero immediatamente i massacri e l’assedio alla città di Homs. E’ quanto ha detto Haytham Manna, esponente del Comitato nazionale di coordinamento per il cambiamento democratico in Siria, il principale organismo dell’opposizione al regime di Assad in Siria.

Manna è intervenuto ieri durante i lavori del convengo promosso dalla Comunità di Sant’Egidio sulla Primavera araba. Di ritorno dalla riunione dalla sessione speciale dedicata alla Siria al Consiglio dei diritti umani all’Onu di Ginevra, Manna ha sottolineato come “basterebbe una telefonata di Mosca ad Assad per fermare il massacro di Homs”. “Ieri il rappresentante di Mosca – ha proseguito l’esponente dell’opposizione siriana – ha detto di aver fatto ogni passo per fermare il massacro, ma questo non corrisponde alla verità”. Ancora Manna ha sottolineato che l’impegno delle Nazioni Unite è insufficiente anche se il fatto che il Consiglio per i diritti umani di Ginevra si sia convocato per parlare della crisi siriana è un passo avanti.

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Complessa è poi la questione dell’istituzione di corridoi umanitari per aiutare la popolazione. “Questo significa – ha detto – il dispiegamento di forze militari straniere in territorio siriano, il che costituisce un problema e un motivo di divisione dell’opposizione”. E’ necessario invece, per affrontare la crisi umanitaria, “che intervengano Cina e Russia, poi ci vuole un ruolo più attivo delle Nazioni Unite”. Quindi bisogna “fare pressione sulla Russia”.

L’esponente dell’opposizione ha sottolineato inoltre come in questo momento il regime “utilizzi lo stop agli aiuti umanitari come mezzo di pressione sulla popolazione sotto assedio”. In tale contesto anche la Croce rossa e la Mezzaluna rossa incontrano ogni sorta di difficoltà sul terreno e spesso la loro azione viene fermata dalle autorità di Damasco. Il quadro è quanto mai complicato e ogni soluzione, per Manna, non può passare da interventi esterni.

“C’è chi – ha spiegato – anche all’esterno della Siria, sostiene la militarizzazione dell’opposizione ma questo farebbe il gioco della repressione e del regime”. Quindi Manna ha rilevato che l’opposizione siriana “crede nella Lega araba che ha fatto un buon piano d’azione”, ma sarebbe importante che si svolgesse un congresso di tutte le opposizioni siriane al quale glialtri paesi arabi partecipino con osservatori – “che siano solo osservatori, però” – ha sottolineato. Infine sul possibile ruolo della Turchia nella soluzione della crisi, ha precisato: “Diciamo grazie alla Turchia ma la soluzione deve essere siriana”. Secondo Manna, infatti, un intervento della Turchia provocherebbe la presa di distanza dall’opposizione al regime di varie minoranze, come quelle curda e cristiana, in particolare armena.

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