Ostaggi, l'azzardo inglese, l'italiano ucciso. E la Urru?
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Ostaggi, l'azzardo inglese, l'italiano ucciso. E la Urru?

Blitz delle forze speciali britanniche, i rapitori sparano. Uccisi Lamolinara e un altro ostaggio. L'Italia, informata «solo a fatti conclusi», chiede spiegazioni.

Ostaggi, l'azzardo inglese, l'italiano ucciso. E la Urru?
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9 Marzo 2012 - 08.46


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L’ostaggio italiano Franco Lamolinara è morto durante un blitz delle teste di cuoio britanniche. Con lui è rimasto ucciso anche un altro ostaggio britannico, Cristopher McManus. È successo a Sokoto, nel nord-ovest della Nigeria, non lontano dal luogo in cui l’ingegnere italiano era stato sequestrato il 12 maggio 2011. Lamolinara e il collega britannico sono stati trovati già privi di vita quando le forze speciali inglesi e nigeriane sono riuscite a entrare nell’abitazione dove erano tenuti in ostaggio, secondo quando riferiscono servizi segreti del paese africano.
I killer degli ostaggi sono stati arrestati e sarebbero membri, secondo quanto annunciato dal presidente nigeriano Goodluck Jonathan, del gruppo terroristico islamista Boko Haram. E, secondo una prima ricostruzione del blitz a Sokoto resa nota dalla stampa inglese, i rapitori che sorvegliavano Chris McManus e Franco Lamolinara erano tre e due di loro sarebbero stati uccisi nello scontro a fuoco. Palazzo Chigi non era stato informato del blitz e qui si innestano, nel lutto per la morte dell’italiano e ancora nell’incertezza sui fatti, le prime polemiche.
Una nota della presidenza del Consiglio italiana ci precisa che l’operazione «è stata avviata autonomamente dalle autorità nigeriane con il sostegno britannico, informandone le autorità italiane solo ad operazione avviata». Mario Monti è stato informato da una telefonata del Primo Ministro britannico David Cameron sull’aereo che lo riportava a Roma da Belgrado. Sempre dalle dichiarazioni ufficiali sappiamo che i due ostaggi sarebbero stati uccisi dagli stessi sequestratori prima di essere a loro volta colpiti e uccisi dalle teste di cuoio.
La versione inglese. «Avevamo ragione di credere che i due ostaggi uccisi oggi in Nigeria erano in imminente pericolo di vita», ha dichiarato David Cameron. «Dal momento del loro rapimento abbiamo lavorato strettamente con le autorità nigeriane per cercare Chris e Franco e per ottenere il loro rilascio», ha detto Cameron. «Dopo mesi in cui non sapevamo dove potevano trovarsi, abbiamo ricevuto una informazione credibile sul luogo dove erano tenuti. Si è aperta una finestra di opportunità per riuscire a liberarli», ha proseguito. Finita tragicamente.
Lamolinara, tecnico italiano di 47 anni, lavorava in Nigeria da circa undici anni. Era uno degli ingegneri di maggiore esperienza della società di costruzioni Stabilini Visinoni Limited ed era impegnato nella costruzione di un edificio della Banca centrale a Birnin Kebbi, capitale dello Stato di Kebbi, nell’estremo nord-ovest della Nigeria, vicino al confine con il Niger. Era stato rapito insieme a McManus, ingegnere britannico che lavorava per la stessa società. I rapitori avevano fatto irruzione nell’appartamento dove vivevano Lamolinara e il suo collega.
Per memoria collettiva e per superare alcune sterili polemiche che si stanno affacciando su vicende di ostaggi recenti e lontane. In qualche modo la stessa questione Marò in India. Nel 2007 c’era stato un altro triste precedente con un italiano ucciso, mentre erano state coinvolte truppe di Londra. In Afghanistan, il 24 settembre di quell’anno, l’agente del Sismi Lorenzo D’Auria venne gravemente ferito durante un altro blitz che quella volta fu però effettuato congiuntamente dalle forze speciali britanniche e italiane. Morì il 4 ottobre all’ospedale militare del Celio.
Ora il pensiero, la preoccupazione e la memoria vanno alla vicenda ancora aperta di Francesca Urru, la cooperante italiana sequestra lo scorso anno nel Sahrawi e data per liberata la settimana scorsa ma da allora non ricomparsa. Un silenzio stampa deciso unilateralmente dalle fonti a cui il mondo dell’informazione si è attenuto per sua scelta deontologica e di prudenza. Nella speranza che quel silenzio sia oggi la condizione per le trattative finali di una liberazione sofferta ma imminente. Che bastava fosse semplicemente e in modo trasparente richiesta.

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