Iraq e Kuwait, ritrovarsi vent'anni dopo
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Iraq e Kuwait, ritrovarsi vent'anni dopo

Nuova stagione di rapporti diplomatici tra i due Paesi. Maliki impegnato nella risoluzione dei debiti pendenti dall'invasione del 1990. Baghdad vuole tornare a contare.

Iraq e Kuwait, ritrovarsi vent'anni dopo
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15 Marzo 2012 - 12.59


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di Chiara Cruciati

Baghdad palcoscenico di un evento che sa di storia. Dopo oltre vent’anni, l’emiro del Kuwait entrerà in Iraq per partecipare all’Assemblea della Lega Araba. Vent’anni dopo l’invasione del Kuwait da parte dell’esercito iracheno di Saddam, la storica visita giunge in un periodo di stabilizzazione dei rapporti tra i due Paesi, che stanno mettendo una pezza a screzi diplomatici e debiti economici.

Ieri il portavoce del governo iracheno, Ali al-Dabbagh, ha confermato la partecipazione dell’emiro Sheikh Sabah Al Ahmad Al Sabah al meeting della Lega Araba che si terrà nella capitale irachena dal 27 al 29 marzo, dopo un anno di rinvii dovuti alle difficoltà dell’Iraq a garantire la sicurezza interna. La conferma è giunta nell’incontro di ieri tra l’emiro del Kuwait e il premier iracheno Nouri al-Maliki, in visita ufficiale a Kuwait City per risolvere dispute economiche risalenti all’invasione del 1990.

Nell’incontro di ieri al Bayan Palace, Iraq e Kuwait hanno posto la parola fine ad una controversia vecchia di due decenni: l’emiro ha accettato di firmare un accordo da 500 milioni di dollari con Baghdad per risolvere la spinosa questione delle Iraqi Airways. All’epoca della Guerra del Golfo, la compagnia di bandiera irachena confiscò dieci apparecchi appartenenti alla compagnia Kuwait Airways e li distrusse per utilizzarne gli equipaggiamenti: un saccheggio da oltre un miliardo di dollari, che finì per pesare sulla compagnia irachena, punita a livello globale con l’embargo dei suoi voli verso l’Europa.

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A causa del mancato pagamento del debito con il Kuwait, alla Iraqi Airways è stato vietato per vent’anni di utilizzare rotte e aeroporti europei. Voli civili e commerciali solo verso i Paesi arabi, pena la confisca degli aeromobili, come accaduto nell’aprile del 2010 a Londra. “Parte del nostro debito sarà pagato in contanti – ha spiegato il portavoce del premier Maliki, Al Mussawi – e il resto sarà utilizzato per la creazione di una compagnia aerea congiunta tra i due Paesi”. “Iraq e Kuwait – ha aggiunto lo stesso Maliki – intendono trovare soluzioni definitive alle dispute e i problemi nelle relazioni bilaterali ereditati dal regime di Saddam Hussein”. A quanto è dato sapere, l’Iraq girerà al Kuwait 300 milioni di dollari in contanti, mentre i restanti 200 milioni saranno investiti nel comune progetto di compagnia aerea.

Per un totale di 500 milioni di dollari, la metà del debito originario che il Kuwait ha per anni rivendicato. E che consentirà alle Iraqi Airways di “ripulirsi la fedina penale”: in cambio della risoluzione del debito, il Kuwait si è impegnato a far cadere tutte le azioni legali mosse contro Baghdad e la sua compagnia di bandiera. In un’intervista all’agenzia AP, il ministro degli Esteri iracheno Hoshyar Zebari ha annunciato la cancellazione del miliardo di dollari di sanzioni contro l’Iraqi Airways, attraverso il pagamento assicurato a Baghdad.

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L’Iraqi Airways, al centro di una disputa ventennale tra Baghdad e Kuwait City
Non è chiara la ragione per cui Kuwait City abbia apposto la propria firma ad un accordo a metà. Secondo il portavoce iracheno Al-Dabbagh, la decisione trova la sua giustificazione nella volontà del Kuwait di aprire una nuova era di rapporti diplomatici stabili e amichevoli tra i due ex nemici e di porre fine a decenni di dispute economiche e territoriali.

Da parte sua, il governo iracheno si sarebbe impegnato anche ad assolvere all’obbligo che le Nazioni Unite hanno imposto da anni: il pagamento dei debiti di guerra al Paese invaso nel 1990. Come? Attraverso il versamento del 5% dei profitti ottenuti dal commercio di petrolio e gas naturale in uno speciale fondo istituito dall’Onu e da girare a Kuwait City come forma di compensazione per l’aggressione militare di vent’anni fa. Per un valore finale di 18 miliardi di dollari.

Il governo iracheno, pur impegnandosi nel pagamento, ha voluto sottolineare che come forma di riparazione il Kuwait ha già ottenuto dalla controparte irachena 16 pozzi di petrolio, al confine Sud, oltre a terre agricole irachene, così come stabilito nel 1993 dalle Nazioni Unite. Ma oggi l’obiettivo di Maliki appare quello di risolvere tutte le questioni pendenti, compreso lo spinoso problema dei confini tra i due Stati e dispute ataviche in merito ai porti concorrenti nel Golfo Persico e ai pozzi di petrolio alla frontiera.

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E proprio la questione della costruzione del porto di Mubarak Al-Kabeer in Kuwait, al confine con l’Iraq, pare aver trovato la sua soluzione. Dopo un’escalation di tensione crescente tra i due Paesi, l’Iraq avrebbe deciso di abbassare la bandiera e accettare la costruzione del porto che, secondo quanto annunciato ieri dalla Commissione per le Relazioni Internazionali irachena, non danneggerebbe in alcun modo il traffico navale in acque irachene.
Nell’incontro di ieri, la conferma: “Durante il colloquio (tra Maliki e Sheikh Sabah Al Ahmad Al Sabah, ndr) – ha detto alla stampa il ministro degli Esteri Zebari – tutte le questioni sono state affrontate, compresa quella della libertà di navigazione in Khor Abdullah”. Khor Abdullah è lo stretto canale che separa le acque nazionali irachene da quelle del Kuwait e dove è prevista la creazione del mega porto Mubarak Al-Kabeer.

Uno scambio di favori, quello tra Kuwait e Iraq, volto a creare una nuova inattesa alleanza territoriale che permetta a Baghdad di riguadagnare quella sovranità che otto anni di occupazione militare hanno annebbiato. E tornare a svolgere un ruolo chiave nell’equilibrio dei poteri mediorientale, con un occhio alla Siria e uno all’Iran.

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