Se i ribelli torturano e uccidono come Assad
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Se i ribelli torturano e uccidono come Assad

Human Rights Watch accusa anche l'opposizione anti-Assad: torture, sequestri, esecuzioni. Intanto anche Russia e Cina appoggiano il piano dell'inviato Onu Kofi Annan.

Se i ribelli torturano e uccidono come Assad
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22 Marzo 2012 - 09.40


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di Maurizio Matteuzzi

Il detto popolare che anche il più pulito ha la rogna è greve ma rende l’idea. «Elementi armati dell’opposizione» siriana hanno compiuto violazioni dei diritti umani – rapimenti, arresti, torture a morte, esecuzioni sommarie – contro membri dei servizi dell’esercito e delle sicurezza, delle milizie Shabiha filo-Assad, di semplici sostenitori del regime siriano. È quanto scriveva ieri Human Rights Watch (Hrw) in una lettera aperta inviata oggi al Consiglio nazionale siriano (Cns), la principale piattaforma dell’opposizione, quella basata all’estero (in Turchia) ma quella privilegiata dalla «comunità internazionale».

«Le tattiche brutali del governo siriano» – che sono assolutamente certe – «non possono giustificare abusi da parte dei gruppi dell’opposizione», ha affermato Sarah Leah Whitson, responsabile di Hrw per il Medio Oriente. Molti dei gruppi anti-regime accusati di aver commesso abusi non sembrano appartenere ad una struttura di comando organizzata o seguire ordini del Cns, ma la leadership dell’opposizione ha comunque «la responsabilità di condannare tali abusi», afferma Hrw, ricordando che il primo marzo scorso il Cns ha creato un ufficio militare per unificare l’operato di tutti i gruppi armati dell’opposizione, compreso l’”Esercito libero siriano” (Els).

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Hrw scrive di aver sentito da un attivista dell’opposizione chiamato «Mazen» che un gruppo denominato “Abu Issa” nel villaggio di Taftanaz, provincia di Idlib, ha rapito e torturato a morte tre persone che avevano lavorato per il governo. Hrw riferisce inoltre che a Saraqeb, sempre nella provincia di Idlib, alcuni residenti hanno denunciato rapimenti a scopo di estorsione da parte del battaglione “Al Nur”, un gruppo dell’opposizione salafita (salafita?). Hrw sottolinea poi di avere esaminato 25 video postati su Youtube in cui appaiono membri dei servizi di sicurezza catturati dai rivoltosi che confessano crimini compiuti e afferma che in almeno 18 di questi video i prigionieri presentano chiari segni di violenza fisica. Infine, Hrw riferisce di almeno due casi di «esecuzioni» di membri di forze governative fatti prigionieri. Tra questi, un presunto appartenente alle milizie Shabiha che appare impiccato ad un albero in un video su Youtube del 4 febbraio. Nel commento si afferma che l’uomo è stato «giustiziato» dal battaglione “Kafr Takharim”, appartenente all’Els.

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E adesso? Adesso niente. Perché la guerra civile porta sempre orrori e nequizie. Ma almeno Hrw non ha aspettato per svegliarsi la fine della guerra, come accadde per la Libia (dove i killer erano soltanto dalla parte di Gheddafi), forse proprio perché una volta finita la guerra civile libica è emersa la sequela di orrori e nefandezze sui vinti.

Il problema è che bisogna che la guerra in Siria finisca. Ma come? Che chances ha l’impervia missione affidata a Kofi Annan per una «soluzione politica»?
Due giorni fa il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov ha ribadito il concetto: la Russia è pronta a sostenere una risoluzione del Consiglio di sicurezza (a cui pare sia stia lavorando al Palazzo di vetro) che appoggi la missione di Kofi ma «non approverà» nessun testo che «contenga ultimatum» per porre fine alla crisi siriana e tantomeno «qualsiasi forma di pressione militare su Damasco e quindi a un intervento militare in Siria». Lavrov ha poi accusato sia l’opposizione siriana che il presidente Assad per le violenze in corso nel paese (un «bagno di sangue» che il pallido segretario Onu Ban Ki-moon definisce «inaccettabile» e che fa «inorridire» la fantasmatica responsabile esteri della Ue, lady Ashton) e ha invitato entrambe le parti a porre fine ai combattimenti e a decidere del futuro della Siria, attraverso il dialogo.

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Nessuno è così pirla da pensare che la posizione della Russia, scottata dai «trucchi» di Occidente, Onu e Nato al tempo della vicenda libica (sulla risoluzione che aprì la strada alla guerra «umanitaria» si astenne), sia dettata da posizioni umanitarie o da amore per la democrazia. Ma, in questa fase, appare la più seria e la più ferma.

Intanto la guerra e i morti in Siria continuano. Martedi’ il presidente Assad ha fatto un’apparizione inattesa nella Grande moschea degli Omayyadi nella città vecchia di Damasco forse per dimostrare che, nonostante gli attentati e gli scontri siani arrivati anche nella capitale, la situazione è sotto il suo pieno controllo.

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