Obama chiede scusa in Afghanistan. Nel villaggio vicino a Kandahar dove ancora si piangono i nove bambini e le loro madri uccisi in un attacco notturno di un militare Isaf, un americano ha bussato di nuovo alla porta delle famiglie sterminate. Ma stavolta senza armi, con un assegno e una lettera. Un assegno di 50 mila dollari per ogni civile ucciso, e di 11 mila per ogni ferito. E una lettera di scuse e solidarietà firmata dal presidente Barack Obama. Il tentativo è di ricucire una ferita che potrebbe compromettere ogni futura relazione fra gli americani e il governo di Kabul. mentre l’indagine militare continua, anche con nuovi colpi di scena.
Il sergente Robert Bales, che è stato ufficialmente incriminato per l’omicidio premeditato di 17 persone, avrebbe agito in due diversi momenti. Nel cuore della notte sarebbe andato nel villaggio, e avrebbe attaccato una prima casa, e una prima famiglia. Poi sarebbe tornato nella sua base, per poi ritornare, sempre nella stessa notte, nuovamente al villaggio per uccidere ancora. Sarebbe il segnale per gli investigatori che l’azione di Bales era premeditata. Il sergente rischia la pena di morte, e la moglie, che ha perso la casa ed è rimasta con due figli senza niente, ha lanciato una sottoscrizione per riuscire a pagare le spese legali del marito.
Obama si esibisce sul 38° parallelo. Giacca di pelle nera da pilota di caccia, binocolo puntato verso le postazioni nemiche. 38esimo parallelo, siamo nella terra di nessuno che dal 1953 separa le due Coree, e il presidente americano Barack Obama arriva ad un passo dal segretissimo regno dei Kim. Pyong Yang celebra l’ultimo dei 100 giorni di lutto per la morte del caro leader Kim Jong Il, a cui è succeduto il figlio Kim Jong Un. C’è tensione nella zona smilitarizzata e tra i 28 mila militari americani di stanza in Corea del sud, per l’annunciato lancio di un razzo satellitare fra meno di due settimane.
Una provocazione, mette in guardia Obama, che però strappa una risata ai soldati parlando di basket e della sua giacca troppo larga. Poi l’elicottero lo recupera, per riportarlo a Seul, dove si svolge il secondo summit sulla sicurezza nucleare. Dopo la tragedia di Fukushima, l’opposizione al nucleare è fortissima in tutto il sud est asiatico. Nella blindatissima capitale sud coreana, centinaia di manifestanti hanno chiesto la fine degli esperimenti e la chiusura delle centrali nucleari. Ma i 53 capi di stato che partecipano al summit sembrano per ora esser disposti a discutere soltanto della chiusura delle centrali iraniane.