Nuova missione degli attivisti pro-palestinesi che il prossimo 15 aprile, 1°anniversario della morte di Vittorio Arrigoni, voleranno a Tel Aviv e dichiareranno che la propria destinazione è la Palestina, con l’obiettivo di dimostrare al mondo il blocco a cui sono sottoposti i Territori Palestinesi. L’iniziativa, soprannominata “Benvenue en Palestine2012” (Benvenuti in Palestina), segue quella dello scorso luglio quando oltre 500 attivisti provenienti da tutto il mondo tentarono di raggiungere l’aeroporto di Ben Gurion per esprimere la propria solidarietà al popolo palestinese.
In quell’occasione la risposta israeliana non si fece attendere: avvalendosi della vaga legge di ingresso del 1952, una black list con i nominativi degli attivisti “indesiderati” fu inviata alle compagnie aree (tra cui Air France, Alitalia, Austrian Airlines, Lufthansa, Malev e EasyJet) che negarono l’imbarco negli aeroporti di Parigi, Bruxelles, Roma e Ginevra a decine di persone sospettate di sostenere la causa palestinese. Altre 200 le persone bloccate all’aeroporto di Tel Aviv e successivamente trasferite nelle prigioni di Ber Sheva e Ramle, per poi essere rimpatriate.
L’impatto dell’iniziativa ha avuto una risonanza mondiale causando anche diverse critiche all’interno dello Stato di Israele, accusato da diversi media, solitamente non teneri con gli attivisti pro-palestinesi, di assumere un atteggiamento isterico ed impreduttivo, “facendo così il gioco di chi intende infangare l’immagine del paese”, come ha scritto Eytan Haber sul maggiore quotidiano israeliano Yedioth Aharonot. “Difficilmente – dichiara un membro del comitato organizzativo italiano a Nena News – lo Stato di Israele quest’anno potrà contare sulla complicità delle compagnie aeree, costrette nel 2011 ad affrontare ingenti costi di rimborso per tutti i passeggeri a cui fu negato l’imbarco”. Fonti ufficiose parlano di oltre mille persone di tutte le età, provenienti da 20 Paesi, in arrivo a Tel Aviv, dove saranno attese da decine di attivisti israeliani contro l’occupazione, quest’anno molto attivi nell’organizzazione dell’evento.
Non si hanno ancora notizie di dichiarazioni ufficiali da parte delle autorità israeliane, fino a pochi giorni fa preoccupate di reprimere le proteste della Marcia verso Gerusalemme tenutasi lo scorso 30 marzo, ‘Giornata della Terra’ palestinese. Non è però difficile immaginare fin da subito le difficoltà che Israele incontrerà, sia logisticamente che mediaticamente, nel dover gestire un aeroporto bloccato sia all’interno che all’esterno da attivisti pro-palestinesi, e dal dover provvedere, anche economicamente, al rimpatrio di coloro a cui sarà negato il visto. L’intenzione degli attivisti è superare il blocco israeliano, per poi recarsi direttamente a Beit Jala (distretto di Betlemme) per contribuire attivamente alla costruzione del complesso scolastico Scuola Internazionale Palestina, i cui terreni sono già stati acquistati.
Se da una lato Israele può ancora contare su un ampio sostegno diplomatico tra le cancellerie occidentali, sembra sempre più evidente la crescente perdita di legittimità dello Stato israeliano agli occhi della società civile internazionale. Negli ultimi anni, infatti, si sono moltiplicate le iniziative internazionali in solidarietà al popolo palestinese (Boycott, Divestment and Sanctions -BDS-, Freedom Flotilla, Marcia su Gerusalemme, solo per citarne alcune) che, oltre a denunciare l’illegalità dell’occupazione e la continua confisca della terra e delle risorse naturali, cercano di dar sostegno ad una società civile palestinese ormai disillusa da qualsiasi soluzione “diplomatica” del conflitto, anche a causa di una classe dirigente sempre più autoreferenziale e lontana dalle necessità della popolazione.