Siria: boicottaggi interni all'Onu
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Siria: boicottaggi interni all'Onu

Damasco e Nazioni Unite raggiungono l'accordo sulla missione degli osservatori. Ma il segretario Ban Ki-moon pare impegnato non ad aiutare ma il suo prodecessore Annan.

Siria: boicottaggi interni all'Onu
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20 Aprile 2012 - 13.23


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Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite «deve autorizzare da subito un numero maggiore di osservatori in Siria, nonostante i rischi e le violenze in corso»: lo ha dichiarato ai Quindici il vice dell’inviato speciale Kofi Annan, Jean Marie Guehenno. Ma, ancora una volta, proprio dalla formalmente massima autorità dell’Onu, il segretario Ban Ki-moon che accusa solo Assad di «non rispetto della tregua», dal segretario di stato Usa Hillary Clinton, dalla Nato – Rasmussen da Bruxelles ha lasciato intendere che per un ruolo militare dell’Alleanza nella crisi siriana ci vuole almeno la richiesta formale della Turchia – così come dagli insorti in armi sembrano arrivare, all’unisono, colpi mortale alla funzione di mediazione assunta e accettata da Kofi Annan per la martoriata Siria.

«Il governo siriano non ha rispettato pienamente l’impegno del cessate il fuoco e del ritiro delle truppe»: così l’ambasciatrice americana Susan Rice, presidente di turno del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. «Negli ultimi giorni abbiamo assistito ad un aumento della violenza e ricevuto notizia della presenza di armi pesanti nella città di Homs, oltre all’uso di armi leggere in numerose località del Paese», ha detto ancora la Rice, sottolineando che i membri dell’organo Onu esprimono unanimemente la loro preoccupazione per la situazione in Siria e stanno già discutendo i prossimi passi. «Il team preparatorio deve avere la possibilità di muoversi liberamente nel Paese – ha ribadito l’ambasciatrice Usa – deve potersi recare in città martoriate come Homs, e la violenza deve cessare ovunque, oggi. La scelta ora spetta al governo siriano: deve decidere se mettere fine al massacro e permettere alla missione di osservatori di adempiere il proprio mandato, oppure se continuare il bagno di sangue».

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Per essere ancora più chiari, gli Stati Uniti vogliono «misure più dure» contro il regime di Assad per ottenere il rispetto del piano di Kofi Annan, con una risoluzione del Consiglio di sicurezza che preveda sanzioni ed un embargo sulle armi. Lo ha chiesto ieri il segretario di stato Hillary Clinton, nella riunione ministeriale di Parigi. «Dobbiamo orientarci in modo deciso verso il Consiglio di sicurezza in vista di una risoluzione che preveda sanzioni, un divieto dei viaggi, sanzioni finanziari e un embargo sulle armi». E, ultimo, il generale Mustafà Ahmed al Shaykh, capo del Consiglio militare dell’esercito siriano libero, ha chiesto l’intervento in Siria di una «alleanza militare», senza l’avallo Onu in un video su web. Accusando Damasco di non rispettare il cessate il fuoco, ha chiesto la «formazione di un’alleanza militare dei Paesi amici dei siriani senza l’avallo del Consiglio di sicurezza Onu per colpire chirurgicamente le installazioni chiavi del regime e solo così proteggendo i civili». Insomma, il copione della Libia.

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