La voce girava da tempo, ora è ufficiale: il governo israeliano ha deciso di costruire un nuovo muro, questa volta lungo il confine con il Libano. Si tratta di “una barriera difensiva” lunga due chilometri ed alta dieci metri. L’intenzione è quella di proteggere l’insediamento di Metulla, il più a nord nel famoso “dito”, quella propagine settentrionale più esposta, in particolare ai razzi di Hezbollah. Ovviamente costruire un muro su un confine “quasi” riconosciuto è un’altra cosa rispetto al ben noto vallo cisgiordano.
Israele e Libano sono ufficialmente in guerra, il loro confine è una “linea blu”, con punti ancora in discussione, ma non nella zona interessata dal nuovo progetto. Però tutti questi muri dicono qualcosa, o no? Anni fa si era pensato di garantire la sicurezza dei cittadini, di tutti i cittadini, in altri modi. Poi il processo di pace è stato sostituito da altri processi, compreso quello di costruzione di muri. Torna alla mente quel qualcuno che invocò la costruzione di ponti invece che quella di muri. Per ora resta un auspicio non molto ascoltato.
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