Migliaia di lavoratori sono scesi nelle strade di capitali e città del Nord Africa e del Medio Oriente in occasione del Giorno dei Lavoratori. Molte altre migliaia si preparano a farlo nelle prossime ore per reclamare diritti, l’aumento del salario e migliori condizioni sul posto di lavoro. In Cisgiordania, il Primo Maggio è conciso con le lotte contro l’occupazione israeliana e oggi centinaia di palestinesi hanno tenuto una manifestazione in sostegno anche della protesta dei detenuti politici che attuano lo sciopero della fame in carcere in Israele. I militari hanno aperto il fuoco, pare anche con proiettili di gomma, ferendo almeno quattro giovani vicino alla prigione militare di Ofer, nei pressi di Ramallah. Una ragazza è salita su uno dei blindati israeliani tenendo in mano una bandiera palestinese in segno di vittoria.
Metà dei circa cinquemila detenuti politici palestinesi fanno lo sciopero della fame contro l’uso da parte di Israele della “detenzione amministrativa” (in cella per mesi o anni senza processo) e per ottenere migliori condizioni di vita. Al momento sono circa 300 i palestinesi in “detenzione amministrativa”. E’ ancora in ospedale Ahmed Saadat, il leader del Fronte popolare, che qualche giorno fa ha avuto un collasso dopo aver digiunato assieme ai suoi compagni di cella per oltre due settimane. Due detenuti Bilal Diab e Thaer Halahleh, che fanno lo sciopero della fame da 63 giorni, sono in condizioni critiche.
Un corteo per il Giorno dei lavoratori è previsto questa sera a Tel Aviv, in Israele. Al termine sono previsti interventi dei deputati Dov Khenin (Hadash) e Ilan Gilon (Meretz) e di rappresentanti degli indignados israeliani protagonisti la scorsa estate di una dura protesta sociale contro il carovita e il costo elevato delle abitazioni.
Il movimento degli indignados ha annunciato che riprenderà la sua lotta con manifestazioni previste il 12 maggio e il 14 luglio, anniversario delle proteste dello scorso anno. In Egitto i cortei di lavoratori, previsti al Cairo e in altre città, sono stati organizzati, spiegano i sindacati locali, per «raggiungere gli obiettivi della rivoluzione del 25 gennaio». «Il lavoro viene prima del profitto», hanno scandito i dimostranti in marcia al Cairo. Milioni di operai e manovali egiziani attendono ancora di vedere salire il salario minimo alla soglia accettabile di 1.500 pound (circa 200 euro) e l’estensione del sistema pensionistico e sanitario a tutta la popolazione. «Abbiamo ottenuto qualche cambiamento dalla rivoluzione del 25 gennaio ma non posso affermare che i lavoratori hanno avuto ciò che chiedono da anni», ha detto Ali Fatouh del sindacato indipendente dei trasporti.
Il governo turco ha schierato oggi 14mila agenti di polizia in varie città del paese per prevenire le proteste dei lavoratori che chiedono aumenti salariali. In Piazza Sihhiye ad Ankara le forze di sicurezza in assetto anti-sommossa hanno lanciato gas lacrimogeni contro alcune centinaia di manifestanti.
In Libano protestano anche i migranti contro le discriminazioni che devono affrontare nei luoghi di lavoro. Già ieri sera centinaia di uomini e donne provenienti in maggioranza dall’Asia hanno tenuto un raduno a Beirut.
In Bahrain centinaia di sciiti hanno manifestano per chiedere di poter tornare al loro impiego dopo essere stati licenziati nei mesi scorsi dai datori di lavoro sunniti per aver preso parte alle proteste contro la monarchia assoluta di re Hamad Bin Isa Al Khalifa. La polizia è intervenuta per disperdere il corteo, al quale hanno partecipato anche giovani della Rivoluzione del 14 Febbraio.
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